Caro Beppe,
la scorsa settimana è andato in onda lo show di Celentano e, immancabili, sono arrivati il successo e le polemiche. Nel piattume della tv generalista, nella fattispecie quella statale, la serata del Molleggiato ha rappresentato sicuramente l’evento della stagione; la domanda è: fu vera gloria? Celentano già per tempo aveva annunciato che il suo spettacolo altro non era che un’occasione per promuovere la sua ultima fatica discografica; quanti artisti hanno avuto un simile privilegio, tra l’altro garantito dalla tv pubblica? La musica, sempre ottima, è stata accompagnata dai soliti sermoni para-politici a cui l’Adriano nazionale, vero tele-predicatore del terzo millennio, ha abituato gli italiani da tempo.
Il Nostro ha fatto un tanto discutibile quanto prevedibile spot per Prodi («che manterrà le promesse»: ma quali?), ha attaccato il nucleare con argomentazioni di basso livello, e, infine, ha avuto anche una parola per ultrà violenti, che, se hanno ascoltato, si saranno fatti beffe del cantante-predicatore. Naturalmente, le polemiche sulle caratteristiche delle sue trasmissioni sono roba vecchia, ma con «La situazione di mia sorella non è buona» si è, forse, raggiunto il punto di non ritorno. Prima, infatti, Celentano realizzava show simili ma di più puntate, che cercavano di integrarsi con un minimo di logica nel palinsesto di Rai Uno. Questa volta, invece, Celentano si è presentato con un programma auto-referenziale, del tutto privo di quei momenti di genialità che pure negli show del passato non erano mancati, come qualche contradditorio sui grandi temi. E’ andato in onda un «one man show» in cui il Nostro ha parlato senza costrutto; al di là dell’espressione delle sue ben note preferenze politiche, che certo sono legittime e non fanno scandalo, è apparso davvero deprimente il suo spot anti-nucleare: è riuscito perfino a tirare in mezzo la fusione fredda, di cui probabilmente non sa nulla, altrimenti avrebbe taciuto a riguardo.
Mandando in onda le varie letture dantesche di Benigni la Rai sposa un progetto editoriale; con Celentano, invece, la tv pubblica ha solo cercato l’audience e i soldi delle pubblicità, fidandosi, a ragione, del grande credito di cui il Celentano-pensiero gode. La sensazione, però, è che il Molleggiato dovrebbe limitarsi a fare il cantante, e che la Rai dovrebbe spendere meglio i proventi del famigerato canone.
Alberto E. Maraolo
04/12/2007 – Corriere della Sera