Eppure è calato. È stata una terza puntata da record in termini assoluti, ma vista nel quadro delle prime due serate una diminuzione negli ascolti, indubbia, c’è stata. Riassumendo: giovedì sera su Raiuno Rockpolitik puntata numero 3 ha calamitato 10 milioni 201mila telespettatori, pari al 43,04 per cento di share. Due milioni in meno rispetto al record della scorsa settimana, quando lo show aveva superato i 12 milioni e mezzo di spettatori sfiorando il 50 per cento di share, soprattutto grazie all’esibizione di Roberto Benigni, che aveva fatto segnare la punta massima di ascolto, con quasi il 70 per cento di telespettatori sintonizzati su Raiuno.
Questa terza puntata di Rockpolitik tuttavia ha fatto registrare il record storico per una terza puntata non solo dei precedenti programmi di Celentano ma anche per tutti gli one man show di Raiuno (Fiorello, Morandi, Zero). Francamente me ne infischio (1999) alla terza puntata aveva raggiunto il 37 per cento di share mentre 125 milioni di cazzate (2001) fece il 35 per cento.
In maniera paradossale ma non tanto, a registrare uno dei picchi di ascolto maggiori, giovedì sera, è stato proprio uno dei momenti più deludenti dello show: 14 milioni 751mila spettatori alle 21:58 (share del 51,95 per cento) quando Celentano e Teo Teocoli hanno cantato assieme. In termini di share il picco è stato alle 23:31 col 58,54 per cento, durante la parte finale del monologo di Maurizio Crozza e subito prima delle immagini di Pasolini, ouverture all’ingresso di Patti Smith. Nonostante i risultati inferiori,
in termini di valori assoluti, alle precedenti due puntate, anche il monologo del Molleggiato (o del Molle-Agiato, come perfidamente ribattezzato da Dagospia) sulla democrazia e la demogogia (parole lette sul dizionario «Zingaretti», allusione al compagno di Luisa Ranieri) non è mai sceso sotto i 10 milioni 800mila spettatori.
Come dire che il pubblico ha dato fiducia alla coppia Celentano-Teocoli, nonostante i risultati artistici siano risultati inferiori alle attese: peraltro due «numeri» annunciati, l’imitazione del sindaco di Milano Gabriele Albertini e del segretario dei Ds Piero Fassino sono stati cancellati in sede di prova perché risultavano deboli. Sempre a proposito di Milano e del suo prossimo primo cittadino, Celentano, nel suo elenco-tormentone «è rock/è lento», ha tirato la volata a Dario Fo («Fo è rock, una volta che sarai eletto sindaco di Milano chiamami»). Se Albertini ieri ha liquidato la questione con una battuta: «Sono Fo e Celentano, assieme, i miei candidati preferiti per il centrosinistra», il premio Nobel ha ringraziato Celentano per l’appoggio: «Adriano è stato simpaticissimo, gentile e generoso. Mi ha fatto molto piacere. Lo ringrazio. Il fatto che lui abbia sostenuto la mia candidatura in una trasmissione di questa forza lo trovo un gesto veramente straordinario». Ora la domanda sarà: Ferrante, il candidato annunciato – sul serio – ieri, è rock o è lento?
di Carlo Faricciotti
05/11/2005 – Il Giornale