Celentano, la tv che L’Italia voleva è tornata. C’è ancora chi ha il coraggio di criticare?
di Massimiliano Beneggi
Questa volta Adriano Celentano ha accontentato proprio tutti, insoddisfatti cronici a parte naturalmente. E qualcuno ovviamente c’è, omettendo che il Re degli ignoranti sia il vero Re della tv degli ultimi 40 anni. Tanto da rimanere il più innovativo anche con una trasmissione dallo stesso sapore di tutte le sue precedenti.
La sua nuova versione di Adrian (alla fine la trasmissione continua a chiamarsi così, come giusto che fosse, perché chi crede in un progetto deve farlo fino in fondo) è un mix di tutto quello che desidera il pubblico televisivo. Un’ora e venti di show, monologhi, conversazioni con ospiti importanti, riflessioni e canzoni. Dopo un esordio incerto su La pubblica ottusità (uno dei brani più difficili da interpretare, e nemmeno tra i più belli sebbene significativo), gli sguardi e i sorrisi di Adriano hanno dato vita a un indimenticabile gioco musicale con Giletti, Chiambretti, Scotti, Bonolis e Conti che si consegna direttamente alla storia della televisione.
I cinque conduttori sembrano pendere dalle labbra di Adriano cercando la sua approvazione come si può fare con la donna dei desideri, e lui li bacchetta uno per uno, e contemporaneamente li accarezza. È vero, loro raccontano la vita sui nostri teleschermi. Settimana prossima ci sarà Maria De Filippi, sarebbe bello vedere un faccia a faccia tra Celentano e la D’Urso, ma la regina del trash in uno studio così privo di luci forse non si troverebbe a suo agio. Vuoi mettere i suoi titoloni pacchiani e i riflettori stile San Siro con l’atmosfera poetica e romantica dei Navigli sullo sfondo? Magari nemmeno lo stesso Adriano tiene particolarmente ad averla ospite, da lui vanno i numeri uno. Il duetto con Ligabue lo conferma: cantano dopo vent’anni da Francamente me ne infischio la bellissima Questo vecchio pazzo mondo, e le emozioni sono raddoppiate per chi si ricorda quella puntata del 1999. Tanti anni sono passati, tante storie. Loro invecchiano come tutti, ma se non fossero i capelli bianchi a ricordarcelo ci sembrerebbe di essere ancora nello scorso millennio.
Un’ora e venti senza spot. Alle 22.50 tutto finisce, come era un tempo per le prime serate, quando tutti, anche chi ha il vizio di andare a lavorare il giorno dopo, potevano vedere le trasmissioni per intero.
Chi vuole può arrivare fino a mezzanotte inoltrata con il cartone Adrian, geniale e creativo, forse troppo in ritardo come già dicemmo mesi fa, sia per le tecniche di cartoni ormai evolutesi negli ultimi dieci anni, sia per l’orario. Troppo complicato a quell’ora stare dietro a una storia animata da interpretare e capire. Ma Adriano è così, un artista completo e a volte enigmatico, e lo amiamo profondamente per questo.
Così questa nuova versione del programma fa felice chi voleva una trasmissione in stile anni ’90, breve, intensa, musicale e divertente. E chissenefrega dello share: la tv anni ’90 non necessitava nemmeno dei like sui social ed era talmente bella da essere amata ancora oggi. Viva Adrian!
09/11/2019 – Teatro e Musica News (www.teatroemusicanews.com)