Celentano, la tv e il potere incattiviscono
ROMA – Celentano entra sulle note di ‘Prisencolinensinainciusol’, poi arriva la Littizzetto che balla intorno a lui , nella puntata cult di stasera di ‘Che tempo che fa’ su Raitre. Quaranta le domande preparate da Fabio Fazio per questa serata speciale ma il Molleggiato prende subito la scena, si siede al posto del conduttore e tutto si trasforma in una chiaccherata imprevedibile in pieno stile Celentano, anche se assai meno avvincente dei monologhi di ‘Rockpolitik’.
Il Moleggiato, che non tornava in tv dal 10 novembre scorso, dall’ultima puntata del suo show campione d’ascolti su Raiuno, parla di tv, potere, dei suoi silenzi e riserva poche parole alla manifestazione della Cdl di oggi. “Perché sei voluto venire in onda contro la manifestazione?” gli chiede Fazio. “Quando ho deciso non ne sapevo nulla e se lo avessi saputo sarei venuto lo stesso per andare contro la manifestazione” risponde Celentano e aggiunge: “non so neanche perché hanno manifestato”. “Contro la finanziaria” gli spiega Fazio e lui risponde tra il serio e l’ironico: “Hanno fatto bene allora”. Nell’anteprima Cornacchione si era presentato con il megafono e uno striscione con scritto: “E adesso tassateci tuttì come se stesse tornando dalla manifestazione di Roma della Cdl.
Il discorso di Celentano sulla tv, tutto giocato su giochi di parole ed equivoci comincia dalla conclusione: “Questa è la parte finale di un discorso sulla tv. Viene dopo anche perché se no la gente capisce ma la gente non deve capire” e ancora “la banalità ha invaso il mondo. Ha superato il livello di guardia. Per esempio nella vita di coppia” e poi dice a Fazio: “Perché tu stasera vuoi rischiare che la tua trasmissione finisca in cassa integrazione?”.
Dopo i suoi proverbiali silenzi Celentano sottolinea: “il fatto è che chi fa televisione purtroppo è destinato a una forma di nevrosi che a lungo andare si trasforma in una pericolosa e sottile cattiveria. Tu hai un dovere verso la gente. C’é il rischio di incattivirsi, chi fa tv corre questo rischio. Questo non vale solo per chi la fa ma anche per chi la guarda”. Solo un’eccezione: “c’é uno solo che non riesce a incattivire il potere, è Morandi. Lui ha fatto cinque puntate per acquisire un po’ di cattiveria ed è più buono di prima. Ha fatto un prestito a Pupo. La bontà di Morandi è talmente forte che diventa violenza a volte. Ma di Morandi ce ne è uno solo. A lui il potere gli ha fatto un baffo, a me no”.
Parte poi una lunga riflessione sul potere: “é pericoloso – dice Celentano – perché se non lo controlli ti spinge a fare cose che non si devono fare come la guerra o gli inceneritori che spargono nell’aria polveri sottili che ci fanno venire in poco tempo il cancro”. Il Molleggiato insiste: “Andreotti diceva che il potere logora chi non ce l’ha. E invece non è vero, logora chi ce l’ha. Io quando facevo Rockpolitik, in quelle 4 settimane lì, avevo un potere che spaventava anche me. Sembravo il padrone della Rai tanto è vero che Fabrizio Del Noce (il direttore di Raiuno ndr) si è autosospeso”.
Fazio lo provoca: “secondo me a te il potere piace molto” ma pronto il Molleggiato replica: “No, io non vedevo l’ora che finisse ‘Rockpolitik’. Come ha potuto la Rai, mi domando, cadere in una trappola così?. Io volevo essere libero di fare una trasmissione senza interferenze, avere carta bianca su tutto. E questo la Rai non lo aveva previsto. Spero che la Rai la prossima volta che torno in tv non commetta l’errore di darmi carta bianca. Io certo gliela chiedo e se non me la danno, io non la faccio la trasmissione”.
Parlando degli intellettuali Celentano ammette: “una volta, quando facevo ‘Fantastico’, Giorgio Bocca che stimo, disse che ero un “cretino di talento”. Mi è dispiaciuto. La cosa che più mi saltava all’occhio era che cretino venisse prima di talento. Credo di essere uno che ha talento ma ora ho anche il dubbio di essere cretino” dice ridendo. Verso la fine del programma, prodotto da Endemol Italia, Fazio riesce a fare la domanda più bella: “Ma nei tuoi silenzi proverbiali, pensi?”. Pronta, dopo una pausa, la risposta: “In tv tutti non lasciano spazio tra una parola e l’altra perché hanno il terrore che l’audience crolli. Io credo di essere un po’ ritardato a captare le cose. Perché ci deve essere lo spauracchio di non fare un discorso con calma?”. E sulla satira e la religione Celentano è convinto che: “Il Vaticano sbagli perché ironizzare anche su un fatto religioso è un messaggio grandissimo in questo periodo, se non è irriverente. Non protestare sarebbe come dare un alezione di tolleranza anche alle altre religioni, non arrabbiatevi.
Anche su Gesù ci sono barzellette bellissime. Gesù è un comico, Dio non è quel barbuto che ci immaginiamo sempre nei quadri”. Il Molleggiato regala anche due tra le sue più belle canzoni: ‘L’emozione non ha vocé e ‘Storie d’amore”. In chiusura arriva la Littizzetto che chiede un autografo sulle mutande di un’amica e poi Fazio e Celentano si mettono il cappotto e si allontanano di spalle sulle note di una rivisitazione di ‘Diana’ di Paul Anka.
02/12/2006 – ANSA