Celentano l’incursore ha bisogno della tv
«Dormi amore, la situazione non è buona», recita a tutta pagina un Celentano dipinto da Rocky per il lancio del nuovo cd. Il pessimismo vale, eccome, anche dal punto di vista televisivo: ora che vuole promuovere il cd, non gli resta che bussare proprio alla porta del nemico giurato di Rockpolitik Fabrizio Del Noce. Del resto, se non si accontenta degli zero virgola qualcosa di Auditel che gli potrebbero offrire il suo ex pr Andrea Scrosati, ora vicepresidente di Sky Italia, o il suo ex autore Carlo Freccero con Raisat, a Celentano non resta tanta scelta. Sulla scena delle grandi reti generaliste ci sarebbe il gruppo vicino e lontanissimo di Mediaset: in effetti dal quartier generale di Rocky-Adriano in quel di Galbiate ad Arcore ci vuole un attimo, e pure alle periferie milanesi verso Cologno, ma è impensabile il riavvicinamento con Berlusconi in questo momento. La carta Fabio Fazio Celentano se l’è già spesa l’altr’anno, con tanto di spettinamento della Pierina Littizzetto e uscita finale molto cinematografica, dallo studio di Che tempo che fa verso le case di ringhiera genere «là dove c’era l’erba ora c’è…»
Dal ritorno ideale nella via Gluck delle origini non è che ora un mito come Celentano può riapparire tale e quale, con Fazio o peggio ancora con chiunque altro (l’unico altro possibile, Fiorello, è fermo a fare il papà fino al 2008 avanzato). Ed ecco dunque maturare in gran segreto l’idea di limitare la riapparizione tv a un’incursione: non un nuovo show, non un evento speciale, non una comparsata da guest-star, ma una semplice «incursione» in punta di piedi. Come una sorta d’interferenza rispetto alla normale programmazione. Anche il luogo deve essere dunque proporzionato, e se non sarà possibile effettuare l’incursione in diretta dallo studio di registrazione che tiene in casa a Galbiate, Celentano vorrebbe utilizzare l’Auditorium storico di Radio Rai in corso Sempione a Milano: uno studio piccolo, molto, rispetto agli standard hollywoodiani degli ultimi show, ma perfetto per dare l’idea subito dell’assetto nuovo da «incursore tv». E’ anche un segnale molto chiaro che la tv italiana, per ritrovare dei grandi protagonisti, deve accettare che presentino dichiaratamente la propria alterità. Sono un altro, non c’entro con questa tv, dirà di nuovo il Benigni dantesco. Faccio giusto la mia incursione radio-ripresa per la tv, alla Fiorello, dichiarerà Celentano. Si corre persino il rischio di perdere sui grandi numeri dell’Auditel, vedi il caso della nobilitazione agli Arcimboldi di Zelig, pur di tirarsi fuori dalla scena abituale della tv. Se non è il finimondo delle profezie antitelevisive di Rockpolitik, questo, poco ci manca.
Paolo Martini
25/10/2007 – La Stampa