Celentano mattatore
Quando ormai si pensava di aver visto tutto sulla guerra in Iraq e sul sangue versato nei campi di battaglia, alla Mostra del Cinema è arrivato un film che ha fatto battere il cuore a pubblico e critica, “The Hurt Locker” della bellissima Kathryn Bigelow impegnata in un’epopea di élite militare e disillusioni patriottiche che hanno marciato in sintonia con l’altro tema della giornata: la morte sul lavoro.
Detto che la Bigelow ne ha approfittato per l’ennesimo spot in favore, non è la sola in questi giorni, del candidato democratico Barak Obama, l’attenzione si è subito spostata su Adriano Celentano e sul restauro del suo film “Yuppi Du” del 1975, che dopo l’anteprima al Lido verrà trasmesso il 12 settembre su Sky Cinema Mania e Sky HD, quindi in alta definizione. L’apporto tecnologico, per una volta, va nella direzione di un arricchimento del nostro cinema. Ieri, poi, ha pesato anche il messaggio di congratulazioni del capo dello Stato al presidente della Biennale, Paolo Baratta, per aver dedicato spazio a film sulle morti al lavoro. In questo line-up si trovano sia “Yuppi Du” che “La fabbrica dei tedeschi” di Mimmo Calopresti e “ThyssenKrupp Blues” di Pietro Balla e Domenico Repetto sulla strage torinese. Ma, com’era prevedibile, più della commozione per questi film ha prevalso lo show di Celentano, arrivato all’incontro con la stampa insieme alla moglie Claudia Mori, socia storica in tutte le sue imprese. E Celentano, occhiali scuri, camicia aperta sul petto, ha subito preso in mano il cuore del problema, ricordando un tecnico morto durante la lavorazione del suo film: «Gaetano, che adesso starà sorridendo guardando da lassù. “Yuppi Du” è un grido di gioia e di dolore, il dolore della violenza sulle donne, della morte di un operaio dovuta alla negligenza di un padrone, ma anche alla malcuranza di un collega che mette a rischio le vite dei compagni. Forse perché qualche imprenditore pensa che la vita umana non ha valore». Sarebbero bastate queste parole per avvertire un brivido su quello che sarebbe venuto dopo.
Infatti Celentano prosegue: «Ho sempre intenzione di fare qualcosa, poi magari non trovo il tempo ma a me piacerebbe fare ancora film, quando giro mi diverto proprio come se stessi in sala come spettatore. Penso a un film sulla resurrezione di Gesù, ma è solo un’idea». Non è la sola perché, in rapida successione, trova il tempo per esternare sul caso Alitalia: «Non l’avrei mai immaginata ridotta così. Se risorge non posso che gioire, ma ho il sospetto che la nuova cordata non sia abbastanza pura. E qui sento avvicinarsi un grido come quello del protagonista di “Yuppi Du”: non vorrei che fosse un scambio imprenditori-politica, ossia salviamo l’Alitalia in cambio di migliori condizioni economiche per noi e di un piano di lavoro ad esempio sull’Expò a Milano».
E qui è venuta l’altra bordata: «Sarà una gara a chi riesce a piazzare più cemento. Me la prendo anche con la gente che non protesta contro architetti e Comune che sono i veri mandanti di questi scempi». Inviperita la replica del sindaco di Milano, Letizia Moratti: «Ma perché non pensa a cantare, Celentano? Sapete come si dice a Milano? Ofelè fa el to mesté».
Celentano vorrebbe anche i filosofi al governo: «Sarebbe bello se non dico la nazione intera, ma almeno una regione fosse data in mano a loro e ai saggi». Poi scarta sul lato sentimentale del suo lavoro: «Ho amato molto Clark Gable, Fred Astaire e Gene Kelly, mi sono ispirato a loro: c’è sempre qualcuno che arriva prima, basta superarlo». E spiega che fu Claudia Mori a suggerirgli di inserire un’attrice come Charlotte Rampling nel cast di “Yuppi Du”. Naturalmente, la curiosità extra Mostra sullo showman, che oggi consegnerà il Leone d’oro a Ermanno Olmi, riguarda il suo futuro in tv. Al restauro di “Yuppi Du” ha partecipato Sky Italia: ci sarà una collaborazione in futuro? «Intanto abbiamo costruito un buon rapporto con il suo Clan – spiega il vicepresidente Andrea Scrosati – e lo stesso Celentano ha ammesso che qualcosa insieme faremo sicuramente. Noi siamo sempre interessati a belle idee e a progetti creativi, non ha caso questo è il nostro quattordicesimo restauro di un film. Certo che se l’artista coinvolto è uno come Celentano, che ha rimixato personalmente “Yuppi Du”, il valore di questi progetti è decisamente ancora più alto».
Renato Tortarolo
05/09/2008 – Il Secolo XIX