Se c’è un argomento da prendere con le pinze è quello dell’età, sia ben chiaro: è facile essere odiosi a parlar di «giovani», e peggio ancor di «vecchi».
Ma il problema è che il mondo della televisione e dei mass-media è anche un circo commerciale impietoso: «Questo non è un paese per vecchi», sia detto scomodando il celebre incipit del poeta irlandese Yeats. E notare come Adriano Celentano, più che un insuccesso, abbia fatto lo spettacolo-evento di Nonna Rai, è una notizia che vale molto. Non per fare del facile sprezzo gerontofobico, ma il punto è che soprattutto ha incantato un telespettatore su due della sterminata platea degli italiani «over 65». È il quarto Stato celentanesco che ha marciato sulla prima rete compattando 9 milioni e passa di spettatori per un’ora e mezzo. Se fossimo negli Stati Uniti, per esempio, dove le classifiche televisive sono ormai strette alla cosiddetta «audience commerciale», che riunisce solo il pubblico dai 15 anni a 64 anni, si direbbe un gran bel flop.
Ma non ci ha provato nemmeno lui a fare ancora una volta il Molleggiato, a quasi 70 anni compiuti: si è limitato a riunire un po’ di vecchi amici, come se fosse nel suo studio di Galbiate. Certo, c’era pure un contorno con la sfolgorante nuova stella Laura Chiatti, Fabio Fazio che gli ha reso la visita, il pianista Lodovico Einaudi che l’ha nobilitato. Il paradosso è che tutto questo, e soprattutto le nuove sparate delle sue celeberrime prediche, subito ridotte in miniclip su Internet, apre ancora un po’ la strada a Celentano verso il pubblico dei giovani e dell’età di mezzo. Molti si sono scaricati magari solo il tormentone di Tricarico «La situazione di mia sorella non è buona», e non hanno visto un secondo della celentanata tv.
E poi non si vuol discutere del genio televisivo di Celentano, che si vede ancora, eccome, ma del risultato così terribilmente in linea con l’assetto della prima rete del servizio pubblico nazionale, che in fondo è uno specchio del Paese del Palazzo, se non lo specchio per eccellenza. Tanto per dire, al glorioso varietà popolare del sabato sera, su Raiuno si ritrovano a mala pena 15 italiani sui 100 «under 35» che guardano la tv, e appena 9 su 100 per il nuovo show dei Fuoriclasse. Persino Miss Italia – che la Rai ha affidato all’ottantenne Mike Bongiorno come coraggiosamente consegna il festival di Sanremo all’esordiente Pippo Baudo – raccoglie una platea molto in là con gli anni, e dire che un concorso di bellezza per ragazzine dovrebbe mantenere una certa attrattiva almeno per i maschietti.
La prossima mossa acchiappa-pubblico è la tanto attesa lettura dantesca giovedì sera, ma per quanto il solito Benignaccio la condisca e prepari con le sue strepitose lepidezze di sessual’attualità è pur sempre la stessa Divina Commedia che una gran bella fetta degli studenti nati dagli Anni Sessanta in poi ha cercato di evitare. Ci mancherebbe solo, dopo Celentano, un altro Nonno Rai da Oscar! Chissà se saranno due show a farci mettere a tema una buona volta, invece del solo declino della Rai, il problema culturale del rinnovamento in Italia.
PAOLO MARTINI
28/11/2007 – La Stampa