MILANO – «Ué, Amaro, mi scrivi una canzone?». Così, con la consueta sintesi, la telefonata di Adriano Celentano a Giuliano Sangiorgi. E i Negramaro hanno obbedito, regalando al molleggiato «Non ti accorgevi di me», un brano abbastanza complesso e di forte impatto che anticipa il nuovo album di Celentano in uscita il 29 novembre. «Ho cercato di valorizzare l’ irruenza dell’ Adriano delle origini, quello del twist e quello di 24 mila baci», spiega Sangiorgi. Il brano fa un effetto strano perché mostra un Celentano molto tradizionale nella voce (il brano comincia con due versi a cappella) via via trascinato dai Negramaro in un contesto sonoro di straordinaria modernità, con chitarre elettriche brillanti e una base twist-punk-funk fra rullanti ed elettronica. Una contorta storia d’ amore e gelosia («Non ti accorgevi di me se poi ti venivo a cercare / Non mi accorgevo di te che mai eri pronta ad amare / Non ti curavi di me perché già sapevi che io / Se mi curavo di te a farmi male eri ancora tu») che secondo Sangiorgi «è una sorta di istantanea che ben si adatta alla personalità nebulosa e variegata di Adriano». Che, in questo brano, sembra davvero aver trovato una formula di eterna giovinezza: una pennellata di modernità pur senza rinunciare al manierismo celentanesco. Inutile dire che l’ impasto vocale Sangiorgi-Celentano è emozionante. 73 anni ha il molleggiato, 32 Sangiorgi. Eppure la sinergia fra l’ icona nazionale e la star di nuova generazione sembra perfetta. Sangiorgi non ha dubbi: «Celentano è l’ arte fatta persona». Affermazione che dimostra come Adriano riesca ad affabulare, prima ancora del pubblico, chi lavora con lui. In sala, ricorda ancora Sangiorgi, aveva idee chiarissime: «Ué, Amaro, mi serve questo, questo e quest’ altro!».
Mario Luzzatto Fegiz
21/10/2011 – Corriere della Sera