La singolare trasmissione del Molleggiato su Rai 1 di lunedì scorso ha – come dicono gli esperti – confermato il carattere sorprendente di ogni sua sortita. Sorprendente per scenografia, andamento, materia tematica, strumenti espressivi (c’è stata perfino una lunga telefonata, il che contraddice la costante televisiva dell’immagine di ogni interlocutore). Il che può averla resa di difficile godimento per una parte dell’enorme platea di affezionati. Tanti, forse troppi, i messaggi impliciti in quella mistura di ambienti scabri, di conversazioni intese solo dai dialoganti, di interpretazioni musicali che sembravano prove di studio piuttosto che esibizioni per un pubblico reso virtuale dall’assenza.
Eppure alla fine a nessuno dovrebbe essere sfuggito il senso, il messaggio, questo sì tradizionale per Adriano: la gran voglia di un mondo diverso fatto di umanità semplice e pulita, di verità non più soffocata dall’abbaglio dell’apparenza, un mondo che aborrisca gli applausi a comando. Proprio questo ha irritato oltre misura i giornali berlusconiani che vi hanno letto solo un inammissibile attacco politico. No, non si è trattato di questo. Nessun attacco ma un appello, forse utopistico: siate sinceri, fate la rivoluzione di verità dentro di voi, andate “ultra”, mettetevi al lavoro per risanare la non buona situazione della Terra, delle città e dei paesaggi cementificati, dell’amore che c’è ma resta muto. E apprezzate il “clamoroso sospetto” secondo cui Prodi è sulla giusta strada quando fa solo promesse che si possono realizzare, anche se il Paese non gradisce. Dimostrate al Paese che è utile non il sogno dell’impossibile ma il possibile realizzabile. Date alle intenzioni la nobiltà delle realizzazioni. Non sono pericolosi i sogni sinceri, lo sono quelli indotti dalla pressione della furbizia. E comprendete, voi degli stadi, che non c’è idealità nella violenza. Il disarmo degli animi, questa è la premessa di tutto.
Così la sorella di noi tutti potrebbe placare la sua inconsapevole angoscia per la catastrofe che non si vuol vedere ma che c’è. E abbiate il coraggio di gettare a mare l’opportunismo per sposare l’orgoglio del coraggio, così come dimostra di saper fare Milena Gabanelli su Rai Tre, per la quale il dossier delle querele costituisce la sonante conferma delle sue documentate denunce sullo sporco di questa realtà sfuggita di mano a chi la vive. Fate venire fuori, e godetene, quel “qualcosa che ci unisce” o ci può unire: il bisogno di una rivoluzione degna non solo dell'”Homo sapiens” ma dell'”Homo ethicus”. L’ha detto con semplicità: “Prima è la gente che deve cambiare, la politica e tutto il resto seguirà”. Sottoscriviamo!
30/11/2007 – Pontediferro.org