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Celentano torna ed elogia solo Prodi

La situazione? Grave ma non seria

Ah, se solo cantasse! Invece parla, predica, incensa Prodi. Inizia a cantare ma subito si ferma (cantus interruptus), se la prende con Casini, per via del nucleare che porta alla tomba ma poi regala uno spottone al premier.

Adriano Celentano è un genio. La situazione di sua sorella (terra) non è buona ma la sua sì. Per questo ride e scherza. Flaiano avrebbe detto, la situazione è grave, ma non è seria. Nessuno come lui, infatti, sa trasformare una promozione in un evento. Gli altri, per farsi pubblicità, sono costretti a fare il giro delle sette chiese, a fare la questua per essere invitati da Fazio o da Ferrara, a umiliarsi nelle peggiori trasmissioni come fa il povero Bruno Vespa. Lui no: non solo ottiene un programma tutto per sé ma anche una sfilza di preziosi spot, pieni di fulmini e saette, che tirano la volata al cd. Lo sforzo misurato che compie nel credere che le sue canzoni racchiudano un fondo di verità viene sempre premiato.

A Celentano si perdona tutto, la sua missione è «sorprendere» anche se le sorprese, alla lunga, finiscono un po’ per ripetersi. Adriano ha uno straordinario fiuto per intercettare gli umori della gente, quel sentire medio che spesso è solo mediocre. Ebbene a lui basta poco, un minimo sforzo per trasformare il luogo comune in provocazione, come a Sanremo nel 1961 con «24mila baci». È difficile dire, a tambur battente, se abbiamo assistito a un grande show, forse sì, probabilmente no, ma la situazione della tv italiana è così grama che basta un niente, basta un vecchio carismatico per fare qualcosa di interessante e regalare la sensazione del diverso. Nel chiuso della sua villa, esercita l’antica arte del rabdomante: il suo bastone vibra e lo aiuta a localizzare le sorgenti d’ispirazione.

Cosa interessa quest’anno? Qual è il personaggio che fa tendenza? La stagione invita a indossare Fabio Fazio perché fa tv intelligente (e poi c’era una grossa cortesia da restituire), a chiamare al telefono Milena Gabanelli perché fa tv coraggiosa, a invitare Ludovico Einaudi perché suona trendy, a ospitare Laura Chiatti perché fa alzare l’audience. Del resto Raiuno ha bisogno come il pane di ascolti — la stagione non va benissimo — e Celentano è una specie di assicurazione sull’audience. Ai tempi di «Rockpolitik» il direttore Del Noce voleva autosospendersi e togliere il marchio della rete, reclamava il suo controllo editoriale. Per molto meno ci sono persone che non si sono più parlate per tutta la vita. Tutto dimenticato. Non dimentica invece di ricordare i guai combinati, a suo dire, dagli architetti, specie nel costruire la nuova Bocconi («una ditta importante»), nel costruire grattacieli. Non dimentica di predicare agli ultrà come Francesco predicava al lupo, tirando in ballo Mastella, Berlusconi e la Moratti. Ecco una domanda che mi piacerebbe fare a Celentano: ci sforziamo di conservarci in salute per cosa, per poi morire di noia e di prediche?

Aldo Grasso

27/11/2007 – Corriere della sera

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