Che tempo fa, piove Celentano
Doppio colpo sabato su Raitre.
Il cantante regalerà ascolti a Fazio
e ruberà la scena alla manifestazione nazionale antigovernativa nei tg
MILANO – Amici e nemici, sono tutti pronti per il grande ritorno di «Rockpolitik»: Adriano Celentano riconquisterà gli schermi della Rai il 2 dicembre, a Che tempo che fa, e stavolta il direttore della rete che lo ospita è al settimo cielo. Paolo Ruffini non si sognerà certo di «autosospendersi», come fece Fabrizio Del Noce. E non solo perché, con questo speciale costato mesi di corteggiamento, Fabio Fazio può finalmente festeggiare con una puntata record. Ma anche (o soprattutto) perché non ci può essere modo migliore per rubare la scena alla manifestazione nazionale antigovernativa. Alle 20 e 10 di sabato prossimo, c’è da star sicuri, i due principali telegiornali trasmetteranno i servizi sul comizio anti-Prodi del centrodestra a Roma, o li avranno appena mandati. E già milioni d’italiani schiacceranno sui telecomandi il pulsante unico nazionale ulivista, il 3. Oltre ai quattro milioni di fedeli spettatori fazieschi, chissà quanti altri si aggiungeranno per non perdere quel festoso paciugo di rock e politik, di pause e sparate, di nostalgia e religione che ogni volta Celentano sa condire come nessun altro.
Certo, non sarà solo uno show antiberlusconiano, magari ci scappa pure la battuta contro il nuovo governo e le odiate tasse. Poi, in concreto ci sono i soliti nuovi Cd e libri da promuovere. E c’è da scommetterci che Celentano non ha nemmeno fatto caso al giorno della messa in onda, ma la coincidenza è sospetta. E dire che alla primissima ora della discesa in campo, Celentano si schierò in favore di Berlusconi, proprio con una telefonata a Raitre. E’ facile immaginare come sia rimasto rapidamente deluso, ma raccontano che la vera rottura sia arrivata al secondo giro, e anche a causa della Rai «bulgarizzata»: sua moglie Claudia Mori si ritrovò tra mille difficoltà a produrre un film su Alcide De Gasperi, e poi venne Rockpolitik.
Guardando Celentano e Fazio, che non difettano certo di costanza nell’impegno politico, verrebbe da parafrase la celebre citazione di Julien Benda: «La cosa piú stupefacente del chierico moderno, in questa volontà di inserire la passione politica nella propria opera, è di essere riuscito a farlo» non più con la filosofia e la metafisica, ma con la televisione. Perché a dire il vero il nuovo tradimento dei chierici si sta consumando in modo singolare nell’éra Prodi: per un Celentano e un Fazio che non esitano a metterci la faccia, nemmeno su Padoa-Schioppa, l’elenco degli assenti dalla grande scena mediatica s’allunga. Moretti che si ritira per sempre dai girotondi, Luttazzi e i Guzzanti che si dichiarano delusi, persino Alessandro Baricco che rivendica con orgoglio di aver fatto un saggio «televisivo» con I Barbari, ma di non averlo voluto fare in televisione. Per non parlare di chi invece sceglie di avere accesso alla tv, eccome, ma si rifugia nelle facili Milonghe sulle biblioteche dei classici. Prodi, Berlusconi e tutta l’attualità politica sono materie da lasciare rigorosamente a Celentano o a Fazio, che forse non hanno nemmeno mai letto quel pasoliniano «Io so i nomi…» di quasi trent’anni fa, ma sono più impegnati di qualunque intellettuale con la maiuscola sul bigliettino da visita.
Paolo Martini
29/11/2006 – La Stampa