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Claudia Mori: «Ho 65 anni e mi piaccio ancora»

«Non rifarò X Factor. Ho fiuto come talent scout. M’è andata bene con Adriano e quindi ci ho riprovato»

Non rifarò X Factor. È stata una parentesi. Ho un altro lavoro. Questo». Gli uffici del Clan, la storica factory di Adriano Celentano gestita – ormai da vent’anni – soprattutto da sua moglie Claudia Mori, rivelano subito quanto impegnativo sia, questo lavoro, e quanto la signora sia abituata ad andare al sodo, senza tante storie. L’appartamento è in centro, grande ma essenziale negli arredi e senza troppe pretese. Nel suo ufficio, un impianto hi-fi professionale, per ascoltare musica e cantanti che si propongono al clan, alle pareti, i manifesti di tutti i film di Adriano Celentano, da Yuppi Du a Serafino, ma anche quelli di Claudia, a cominciare dall’esordio, Cerasella: aveva 14 anni. C’è anche la sua stagione di produttrice, naturalmente, iniziata con il film tratto da Treno di panna, romanzo di uno scrittore allora sconosciuto, tale Andrea De Carlo.

Ha un certo fiuto da talent scout, signora Mori.
«In effetti – ride – m’è andata bene con Adriano e quindi ci ho riprovato». Sediamo sui divani del suo ufficio, lei scarta le brioches che mi aveva promesso e ci beviamo un caffè. È dimagrita undici chili, ma deve perderne ancora, apprenderò nel corso della nostra chiacchierata. Fa pilates, va in piscina, ma è una delle poche sessantenni del mondo dello spettacolo che si presenta a una giornalista cosi com’è: niente trucco, capelli raccolti in una larga fascia, comodo completo pantaloni di maglina nera e un viso bello ma dichiaratamente sottratto al bisturi. È una delle ragioni per cui sono qui: voglio capire come si impara a fregarsene delle rughe, dei chili in più, rafforzando la consapevolezza di quel che si vale. Il percorso inverso a quello proposto e accettato con entusiasmo dalle aspiranti veline. Nella reazione di Claudia Mori al giochetto propostole nella ormai nota puntata di X Factor, quando hanno messo a confronto una foto di oggi (in cui non appariva al meglio) e una irresistibile della Claudia Mori di trent’anni fa, la produttrice non ha avuto né dubbi né timidezze. Ha reagito. “Questa è televisione trash, volgare e maschilista” ha detto severa in diretta. Alla fine di quest’intervista scoprirò cosa c’è dietro la sua baldanza di sessantenne. Il marchio di fabbrica, l’inprinting nasce dall’aver avuto una madre insegnante. Ma di questo e altro saprete tutto tra poco.

Questo è il manifesto di Treno di panna, il film tratto da uno dei primi romanzi di Andrea De Carlo…
« È stato il mio primo film da produttrice. Ad Andrea De Carlo feci fare anche il regista. Vincemmo il premio a Venezia. È stato un azzardo, lui non era conosciuto».

Come si diceva, lei ha un certo fiuto per gli umani.
«Per gli umani sì. E anche per i disumani. Adriano meno, per l’incondizionata fiducia che ha nelle persone».

Come mai?
«Credo dipenda dalle sue origini, dalla sua famiglia, oltre che dal suo carattere. Lui è figlio di emigrati pugliesi, ma nonostante la povertà, la sua era una famiglia allegra. Anch’io ero figlia di un operaio, ma la mia casa era meno festosa anche se c’era tanto amore. Ho iniziato a lavorare anch’io molto presto, a 14 anni. Vinsi un concorso per fare la protagonista in un film, Cerasella. Mio padre mi accompagnava ovunque, e vista la mia giovane età era molto diffidente. Mi diceva sempre: “Non accettare sigarette, non fidarti di nessuno”. Considerato il mondo nel quale lavoravo, il cinema, era normale che fosse preoccupato: temeva che qualcuno mi facesse sessualmente del male».

È mai successo?
«No, anche se i tentativi erano frequenti. Sapevo come comportarmi. Può essere molto piacevole ricevere dei complimenti, ma dipende dai modi. Se non sei attraente, se non sei bella è difficile che capiti. Una discriminazione odiosa che tocca solo le donne».

Difficile credere che lei non abbia usato la sua bellezza.
«Però è così. Non ho mai utilizzato la seduzione. Non saprei dirle esattamente perché, forse per l’educazione ricevuta dai miei genitori… Reagivo male quando tentavano l’approccio. Anche se ero ragazzina non volevo essere trattata da oggetto. Non ho mai accettato compromessi di nessun genere e nessuno mi ha mai detto: “Allora prendiamo un’altra al tuo posto”».

Come mai?
«Forse perché si capiva che non me ne sarebbe fregato niente. Sapevo cosa era giusto fare o non fare. A questo serve l’educazione dei genitori. Essere corteggiata può essere bello, ma, come ho già detto, se gradito. Avevo un carattere più forte della mia bellezza.».

Solo per educazione?
«Le difficoltà vissute da ragazzina mi hanno fortificato. Mio padre faceva due lavori per mandarci a scuola, ma amava la cultura. Sono cresciuta con quel modello, gli uomini di potere non mi interessano né mai mi hanno affascinato. Non li trovo attraenti. Io sono attratta dalle persone e soprattutto da quelle che non hanno potere. Pensa che spreco, rimugino quando incontro una persona semplice e speciale. Il potere inquina, la gente migliore non ce l’ha…».

Ma lei “è” una donna di potere.
«Non credo. Quel potere a cui lei si riferisce non mi piace, non l’ho mai avuto nè l’avrei mai esercitato se anche lo avessi avuto. Sono una donna che ha lavorato e lavora da sempre e quello che ho è frutto di questo. Ho raggiunto forse una certa credibilità che mi consente, tra l’altro, di combattere e portare avanti ciò in cui credo. Con coraggio e onestà. Difendersi da certe situazioni dove la donna ha un ruolo allegorico».

In quella puntata di X Factor, per esempio.
«Ho semplicemente reagito a un episodio volgare e maleducato, ideato nei miei confronti. In quel caso stavo anche difendendo il ruolo della donna che, per il solo fatto di essere in tv, dovrebbe ignorare le offese e riderci sopra per non subire l’accusa di essere una persona permalosa. Io notoriamente non lo sono, (non avrei potuto sposare Adriano…), ma quell’episodio era un’altra cosa: era il frutto di una consuetudine televisiva volgare, maschilista e irrispettosa verso tutte le donne».

Hanno scelto quella foto per suscitare la sua reazione e far parlare del reality?
«Non credo. È stata una cretinata trash. Questa televisione a me non interessa e chi ha escogitato quell’episodio non ha valutato bene la mia possibile reazione. Non ho mai rinunciato alla testa a vantaggio del corpo, che comunque è altrettanto importante. Da qui lo spiazzamento per una reazione che tutte dovrebbero avere di fronte a queste volgarità pubbliche e private».

Invece cercano di piacere al dirigente tv.
«Dovrebbero piacere a se stesse. Le donne dovrebbero riprendersi cura delle loro vite indipendentemente dai desideri degli uomini, se non coincidono con i loro».

Anche Adriano Celentano nei suoi show ha scelto sempre partner molto belle.
«Belle ma intelligenti. Asia Argento incinta, Francesca Neri, Luisa Ranieri. Non ha mai voluto donne allegoriche».

E lei con il suo, di corpo, che rapporto ha?
«Io ho 65 anni e undici chili di troppo (ne ho persi otto negli ultimi mesi, però). Mi prendo cura del mio corpo compatibilmente con la salute oltre che con l’estetica, altrettanto importante. Avere accettato oggi di tornare in tv è stata una sfida coraggiosa e dato che io lo sono sempre stata, l’ho fatto. Anche per curiosità, come ho già detto. Mi chiedo anche come mai in tv non ci siano donne “normali” come me, ma che potrebbero dare ancora molto. Penso ad Enza Sampò, intelligente, mai banale nelle domande, sapeva parlare un italiano sempre corretto. Quando è riapparsa in video, qualche anno fa, era bella comunque. Un piacere ascoltarla. Il modello della donna oggi in televisione è la bella ragazzina scosciata e poco parlante. La bruttezza è concessa solo agli uomini in tv. Qualcosa di sbagliato c’è, non crede?».

Col passare degli anni non ha mai pensato che Adriano potesse lasciarla per una molto più giovane?
«Adriano non è così meschino. Il nostro è stato ed è un grande amore. Più l’amore è grande e più lo devi custodire. In una coppia è importante anche l’aspetto spirituale, non tutto può essere soltanto materialismo. Fisico. L’esteriorità dell’amore è importante, ma è una delle componenti. Quando desideri e decidi di vivere tutta una vita con un uomo o con una donna, devi sapere che troverai di tutto. Il bello e il brutto. Perché la vita comprende ogni cosa, ma non per questo l’amore passa. Si trasforma in qualcosa di più forte, di più bello. Si trasforma nella perfezione di un amore completo: fisico e spirituale. Io amo così tanto Adriano che una volta dissi a un giornalista: “Prego Dio, quando arriverà il momento, di chiamare prima me”. (sorride). È un patto che spero Lui rispetti!».

Battendo i pugni sul tavolo?
«Anche con la dolcezza si possono ottenere le cose. Se non basta, si usano altri metodi. Io l’ho fatto. Forse rischio di apparire una persona dura, mentre invece sono il contrario. Ma ho le idee abbastanza chiare e pretendo gli stessi diritti e lo stesso rispetto degli uomini. Spero che si sia capito che siamo uguali! Con Adriano è così. L’amore dovrebbe aiutare».

Come si fa?
«Dopo 47 anni…siamo stati fortunati, ma abbiamo anche dedicato tanta attenzione a questo amore. Ci siamo simpatici! Poter ridere insieme è importante. Certo, siamo privilegiati, perché in giro non vedo tanti motivi per divertirsi».

Un vantaggio essersi conosciuti da ragazzini?
«Credo di sì, Adriano ed io siamo cresciuti insieme e con noi la nostra unione. Non esiste l’uomo o la donna ideale per sempre. Esiste la donna che ami e con cui vuoi condividere la vita. Si invecchierà insieme».

Quanto spazio c’è per i figli?
«Per me Adriano viene prima di tutto. Abbiamo avuto i figli da giovani e non credo di averli trascurati: quando non lavoravamo stavamo a casa con loro. Avere percepito che il nostro era un amore forte è stato fortificante anche per loro e l’hanno compreso meglio da adulti. Da piccoli il fatto che i genitori fossero uniti e si amassero ha dato loro sicurezza. Non so se questo involontario esempio li possa aiutare sentimentalmente. Anzi. Le mie figlie hanno quarant’anni e non sono sposate. Chissà, magari inconsapevolmente pensano che sia difficile riproporre una vita intera insieme al proprio uomo. Rosita, Giacomo e Rosalinda, però, non hanno le fragilità dei ragazzi cresciuti con genitori separati».

Nel film Mak p greco 100 lei e Rosita avete lavorato insieme.
«Era giovanissima alle prime armi cinematografiche e mi faceva piacere lavorare con lei. Stimo molto Rosita e Rosalinda e mi dispiace per tutte le difficoltà che incontrano nella professione perché figlie di Adriano. Noto uomo e artista libero. Ma prima o poi…si vendicheranno».

Com’era la sua famiglia d’origine?
«Ho due sorelle. Mia madre era la maggiore di cinque figlie femmine. Tutte bellissime. Figlie di un maresciallo della finanza che avrebbe voluto almeno un maschio, ma non accadde. Anche mia nonna era speciale. Ci raccontava le favole, ma non Biancaneve o Cenerentola. Lei ci raccontava praticamente dei… thriller!».

In una trattativa d’affari, è mai ricorsa all’arma della seduzione?
«Proprio no, ma mi è naturale prepararmi anche fisicamente molto bene. È una questione di educazione. Non rinuncio alla femminilità. È naturale per una donna esserlo sempre. Con modalità diverse nelle varie situazioni».

E quando tratta con una coetanea che ha il seno liftato ed esposto?
«Può capitare ma non mi disturba. Non mi scandalizzo, ci mancherebbe altro. Anch’io sono un po’ stravagante nel vestire. E mi presento con qualche scollatura, ogni tanto. Mi fa piacere vedere una donna vestita in modo carino. Provocante se ne ha voglia».

A parte Adriano, qual è l’uomo che stima di più’?
«Barack Obama, in questo momento. E Carlo Petrini perché sta dedicando la sua vita a un progetto importante, Terra madre. Poi Ermanno Olmi. Ce ne sarebbero altri, ma ora penso a loro».

Avrebbe votato alle primarie del Pd?
«Non ho mai votato alle primarie. Bersani e Franceschini mi piacciono. Forse avrei votato Franceschini, pur condividendo anche quanto sostiene Bersani, che lo dice in modo un po’ rigido, però».

Cosa pensa delle immagini trasmesse da Canale 5, quelle del giudice Mesiano?
«Mandare una telecamera per seguire un magistrato che ha appena firmato una sentenza contro il proprietario di quell’emittente è gravissimo. È come se fosse un avvertimento, un agguato. I calzini turchese sono un particolare di poca importanza, fa parte di quel folklore mediatico che non mi piace. Rischia di banalizzare il fatto in sè. Chi ci governa ha una visione della politica distorta e ritengo grave sentirci spinti gli uni contro gli altri. La politica non dovrebbe mai dividere, ma unire. Io ho prodotto per la Rai lo sceneggiato su Alcide De Gasperi e ho letto molto di lui. Era un politico illuminato. Molti dei leader di quell’epoca, sia di centro che di sinistra, pensavano al bene comune. De Gasperi non è morto ricco».

E sul caso del quotidiano Avvenire?
«Al di là delle accuse (che non so se siano vere o no), penso che rientri in questa società violenta. È lo stesso meccanismo che porta a seguire il magistrato con la telecamera nella sua vita privata».

Sulla parete vicina alla sua scrivania c’è un crocefisso di gesso bianco…
«Mi è stato regalato, tanti anni fa. La fede è importante per me, anche se non pratico molto da un po’ di tempo».

Di chi sono tutte quelle foto di bambini?
«Sono i miei figli e quelli di mia sorella. Mi danno gioia. Samuele, mio nipotino, somiglia ad Adriano. Scatenato. Molto intelligente. Quando sono insieme, Adriano è più giocoso di lui. Forse per questo Samuele è attratto da Adriano».

A Samuele legge le favole come faceva sua nonna con lei?
«Purtroppo no, devo confessarle che non sono il tipo da favole… Siamo un’altra generazione rispetto a mia nonna. Abbiamo trovato un accordo con Samuele: mi chiama nonna Claudia, non solo nonna. Samuele vorrebbe sentirmi cantare, io cerco di evitare, però gioco molto con lui. È veramente molto simpatico e bello, il che non guasta».

E lei gli canta “Non succederà più “ o “Buonanotte dottore”?
«Ma no. Gli canto le canzoni delle favole, perché le ascoltavo con i miei figli piccoli. Oppure canto quelle dello Zecchino d’oro. Mi chiede spesso di mettere gli occhiali da “diva”, li chiama così, chissà dove l’ha imparato».

Quando è sola in casa cosa fa per rilassarsi?
«Ozio. Faccio un bagno caldo con le candele accese (quelle ecologiche) oppure passeggio in giardino. Con Adriano andiamo al cinema insieme agli amici, Good morning and good luck, quello di George Clooney è stato uno dei miei film preferiti».

Il ricordo più felice?
«Ho la fortuna di averne tanti. E la maggior parte legati ad Adriano. Di sicuro il giorno in cui eravamo clandestini a Parigi. E poi quando, sempre da clandestini, ci incontravamo a Firenze. A metà strada. Io venivo da Roma e lui da Milano».

Vorrebbe scrivere?
«Si, mi piacerebbe. Un paio di cose le ho scritte, due libri che non pubblicherò mai. Scrivo in vacanza scrivo, appunti che alla fine diventano storie. C’è qualcosa di autobiografico, ma soprattutto c’è quello che ho recepito dalle vite degli altri. Mia nonna, le mie zie…Per questo non usciranno mai». I

l più grande dolore della vita?
«La perdita improvvisa della mia adorata madre, due mesi fa. Il giorno del mio anniversario del matrimonio. Un dolore così grande che penso non mi passerà più. Non voglio che passi».

Un ricordo professionale?
«L’esordio con Cerasella e Rocco e i suoi fratelli, quando Visconti creò una scena, che nel film non era prevista, per me e Adriana Asti, debuttanti entrambe. Ero giovanissima, recitavo e baciavo Alain Delon. Privilegio di recitare per Visconti in un film meraviglioso e moderno. Un altro bel ricordo, sempre professionale, è di vent’ anni fa circa, quando Adriano mi ha chiesto di occuparmi del Clan».

C’è qualcuno che stima nell’attuale tv italiana?
«Di quella di oggi no, non mi viene in mente nessuno. Di quella passata, Antonello Falqui. Posso chiederle una cosa?».

Certo.
«Che idea si è fatta di me?».

Lei è la figlia di sua madre, l’insegnante che diventò casalinga senza perdere la sua autonomia.
«Forse è vero»

Maria Latella

27/10/2009 – Corriere della Sera

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