Il ritorno di Adriano con un programma alla Rai è nel limbo dei no… comunque non si farà. Lui non smania di fare televisione. Con una dirigenza diversa? Magari sarà lui che non avrà più voglia di farlo «Addio a X Factor, senza Morgan non ci torno» Ho vari progetti: faremo le fiction su Caruso, Buscaglione e una lunga serie sul gioco d’ azzardo
«Cult» al femminile MILANO – La storia di Franco Basaglia meglio dei soldati di Spielberg, la miniserie dal minibudget (4 milioni di euro per due puntate) che batte il kolossal americano dal mega-costo (200 milioni di dollari per 10 episodi). Tra «C’ era una volta la città dei matti» e «The Pacific», il Festival della Televisione di Montecarlo ha scelto di premiare come miglior miniserie quella che racconta la storia di Franco Basaglia, l’ uomo che rivoluzionò la psichiatria italiana, piuttosto che quella (prodotta da Tom Hanks e Steven Spielberg) che narra i combattimenti durante la Seconda Guerra Mondiale sul fronte dell’ Oceano Pacifico. E «La città dei matti» è stata da Claudia Mori con la sua Ciao Ragazzi! (insieme con Rai Fiction) Come se lo spiega? «È la storia di Davide e Golia: a volte succede che Davide vinca. Ma poi rimane tutto uguale. Sono orgogliosa di questa miniserie, che è stata appena premiata pure a Shanghai. Devo ringraziare il direttore di Rai Fiction Del Noce per il sostegn: se non fosse intervenuto, non so se l’ avremmo fatta. Diceva che era un tema da servizio pubblico». Come le venne l’ idea? «Avevo in mente da tempo il pensiero di affrontare il tema della malattia mentale. Non perché, per mia fortuna, sia stata toccata da un problema che è sulle spalle di molte famiglie. Mio padre fu il primo a parlarmi di Basaglia, un uomo che ammirava moltissimo: la cosa mi è rimasta impressa». C’ è qualche fiction italiana che l’ ha colpita nell’ ultimo anno? «Proprio colpita, no. Non nascondo che guardo pochissima tv. In generale trovo che la qualità di molte nostre produzioni sia meglio di quelle all’ estero, spesso sono i temi che trattano che non mi colpiscono». Produce tv ma ne guarda poca? «Credo si capisca anche dalle scelte di certe fiction che ho prodotto: come De Gasperi o Rino Gaetano. Faremo Caruso, Buscaglione, una lunga serie sul gioco d’ azzardo. E propio in questi giorni stanno partendo le riprese di “Un corpo in vendita”, miniserie sulla violenza sulle donne, quattro film diretti da Margarethe von Trotta, Liliana Cavani e Marco Pontecorvo» E la fiction americana? «Gli americani fanno cose fantastiche, ma poi fanno anche cose terribili. Mi piacciono House e Casalinghe disperate». Ma nella prossima stagione tornerà a «X Factor»? «No. E il motivo principale per cui non rifaccio “X Factor” è il fatto che non ci sia Morgan che aveva un ruolo importante per il successo e la credibilità della trasmissione (la Mori disse anche che era ingiusto escluderlo da Sanremo, ndr). Penso che senza di lui il programma sarà una cosa diversa e la sua mancanza si sentirà molto». Nessun altro motivo? «No. Mi sono divertita, il programma è ben fatto, perché non propone musica nostalgica, ma fa vero scouting: però ora ho tanti impegni, è un’ esperienza chiusa». Cosa le è piaciuto di più e cosa meno? «La cosa che mi è piaciuta di più è stata la mia reazione quando hanno fatto vedere il mio fermo immagine». Misero a confronto una sua foto di 30 anni fa, affiancata ad un fermo immagine della puntata precedente e lei si imbufalì. Manca una risposta, però… «Sto selezionando quello che fa meno danno». Così non vale. «Non voglio essere sgradevole». Coraggio… «Il fatto che non c’ è stata la totale libertà di scegliere le canzoni: non era imposto, però era meglio se sceglievamo canzoni italiane e popolari». Con Mara Maionchi come si è trovata? «Benissimo. Tanto che spero di fare un programma con lei, titolo provvisorio “Come Thelma & Louise”. Vediamo se qualcuno lo prende. Anche a Mediaset, perché no». E il programma di suo marito Adriano Celentano in Rai? «È nel limbo dei no… comunque non si farà. Ma Adriano non smania di fare televisione». Ma in futuro? Magari con una dirigenza diversa a Viale Mazzini? «Magari sarà lui che non avrà più voglia di farlo».
Franco Renato
14/06/2010 – Corriere della Sera