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Claudia Mori: «La Rai mi umilia. Bocciata la fiction sull’azzardo»

Claudia Mori

Il progetto fermo dal 2010. «Altri produttori lavorano il doppio rispetto a me»

di Gian Antonio Stella

Cosa c’è dietro il tormentone che da sette anni (sette!) vede bloccata una fiction della Rai sul gioco d’azzardo? Sappiamo chi, con testardaggine, la propone: Claudia Mori. Sappiamo chi, con pari ostinazione, si è messa di traverso: Eleonora «Tinny» Andreatta, la direttrice di Rai Fiction. Ma dietro? Cosa c’è dietro? Solo lo scontro fra due donne di carattere che sembrano stimarsi poco? Non ci sarà anche qualche reticenza dell’azienda pubblica ad occuparsi di un tema incandescente che, messo in prima serata, potrebbe infastidire lo Stato biscazziere e quanti contano sulle abbondanti pubblicità legate al gioco compulsivo, alle slot, alle scommesse?

Sono i primi di luglio del 2010
Partiamo dall’inizio. Sono i primi di luglio del 2010 e Claudia Mori, attrice, cantante, moglie di Adriano Celentano (hanno già fatto le nozze d’oro) e da anni produttrice di fiction televisive con la compagnia «Ciao Ragazzi!», riceve il Premio Speciale Roma Fiction Fest. In particolare per gli ultimi successi: De Gasperi, l’uomo della speranza ed Einstein diretti da Liliana Cavani e su tutti C’era una volta la città dei matti, diretto da Marco Turco. Entusiasta soprattutto per l’accoglienza a quest’ultimo lavoro su un tema ostico come l’avventura dello psichiatra Franco Basaglia («mi incoraggia ad andare avanti, anche se a volte la lotta per i progetti è dura, umiliante, quando accanto a dirigenti che capiscono ne trovi altri a cui non frega nulla di ciò che proponi») la Mori annuncia che sta lavorando a sei puntate sul gioco d’azzardo.

Una lettera al Corriere
Un progetto evidentemente discusso con la Rai già prima del 2010. Tanto che un mese dopo la Mori manda una lettera al Corriere. Si sfoga: «Non posso più tacere la mia esperienza umiliante e discriminante che sto vivendo in Rai». Si dice vittima di pregiudizi: «La mia società, nei suoi nove anni di vita, ha prodotto soltanto 4 fiction ovvero 4 miniserie, una ogni due anni. Altri produttori (…) ne producono quasi altrettante, ma all’anno».
Racconta tra i progetti accantonati una «prima lunga serie di sei puntate sull’azzardo, Una vita in gioco, tra l’altro propostami da Del Noce e da me accolta con grande interesse per i risvolti socialmente interessanti e sulla quale avevo fatto già scrivere un soggetto dallo sceneggiatore Andrea Purgatori, presentato e accettato anche da Del Noce».

Eleonora «Tinny» Andreatta
Da allora, non è praticamente passato anno senza che la Mori tornasse a rilanciare l’idea della serie sull’azzardo e accusare la Rai di ostracismo. Concentrando via via le polemiche su un preciso bersaglio: Eleonora «Tinny» Andreatta, figlia di Nino, considerata per il ruolo di direttrice della fiction dove è subentrata a Del Noce «la donna più potente e temuta dell’azienda pubblica».
Come sia cambiato il mondo dell’azzardo, nel frattempo, è presto detto: nel 2010, quando fu concordata la fiction inizialmente di sei puntate poi ridotte a quattro, gli italiani spendevano nel gioco 61,4 miliardi (sette volte di più che dieci anni prima) e da allora, cresci cresci, sono arrivati a 95. Con un parallelo aumento di «tossici» della ludopatia e dell’angoscia di chi è chiamato ad occuparsene: famiglie, psichiatri, sindaci, ministero della salute.

I problemi
Macché: man mano che il problema diventava più drammatico e dunque più attuale, la prospettiva di vederne parlare in televisione si allontanava. A dispetto, accusa oggi Claudia Mori a chi le chiede cosa diavolo stia succedendo, «dei soldi pubblici già spesi in questi anni». Degli autori pagati per fare e rifare le sceneggiature, incapaci sempre di soddisfare, diciamo così, il «palato fine» dei giudici della tv pubblica. Del livello dei registi proposti per dirigere la fiction, primo fra tutti Marco Risi, che si era detto soddisfatto del lavoro preparatorio e pronto, mettendoci un po’ le mani lui, a piazzarsi dietro la macchina da presa. Inutile. Peggio: il progetto appeso da anni al soffitto come un caciocavallo avrebbe finito per essere utilizzato per scoraggiare altre iniziative: «Una fiction sull’azzardo? Spiacenti, ci sta già lavorando la società della Mori».
La quale, confida oggi, un’idea se l’è fatta: i problemi sono tre e cioè le ruggini rimaste tra la Rai e Adriano dopo una serie di «screzi» («praticamente dopo Rockpolitik non gli hanno fatto fare più niente di importante»), l’«ostracismo alla “Ciao Ragazzi” e soprattutto il fatto che l’azzardo dà fastidio. Me l’han detto in faccia: “Non interessa”. Ma come, non interessa un tema così? Possibile?».

La «cara Claudia» e la «Cara Tinny»
Lo scambio di colpi tra la «cara Claudia» e la «Cara Tinny», è stato qua e là pesantissimo. Dura l’Andreatta nella critica: nonostante il tema rilevante, la serie non la convince. Troppi flashback, troppi tempi morti, troppi rallentamenti… Una delle puntate viene addirittura liquidata come «scontata e noiosissima»… A farla corta: meglio lasciar perdere. Dura la Mori nei suoi contrattacchi: come poteva sperare di ricevere un giorno o l’altro una risposta positiva «dopo aver ricevuto la dodicesima risposta negativa» su progetti di fiction «tutti diversissimi tra di loro con sceneggiatori attori e registi tutti di chiara fama»?
Come andrà a finire non si sa. Certo è che dopo sette anni il tema dell’azzardo sulla tivù pubblica pare evaporato nel nulla. E al di là delle reciproche stilettate tra la «Cara Tinny» e la «cara Claudia» resta la domanda: la vedremo mai una fiction su questo tema?

14/05/2017 – Corriere della Sera

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