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Data da ricordare: I veri sconfitti sono gli esterofili

Adriano Celentano: ''Dormi amore la situazione non è buona'' È insieme una buona e una meno buona notizia, questa hit parade natalizia che accoglie esclusivamente dischi italiani. Certo non si può dire che si tratti di una classifica in controtendenza, rispetto alla maggioranza delle top ten – si perdoni l’orrido anglicismo – compilate nell’ultimo quindicennio: accade spesso che, nelle graduatorie di vendita, le produzioni nostrane surclassino quelle straniere. Ma, dal ’92, non era mai capitato che tutti e dieci i cd più venduti della settimana fossero italiani.
Il che è confortante e anche clamoroso, se si pensa al prepotere, sul nostro mercato, delle multinazionali straniere, le cui strategie promozionali puntano a imporre soprattutto i «loro» prodotti – o progetti, come lo strambo gergo dei discografici suol definire quelli che in italiano corrente siamo soliti chiamare dischi.
È noto che le grandi etichette trovano, in Italia, un giornalismo molto «embedded», dunque asservito, cui s’affianca l’esterofilia delle radio, troppo inclini a snobbare gli autori nostrani per favorire «progetti» stranieri anche mediocri. È un assurdo gioco al massacro, condotto a danno della cultura musicale italiana. Ma ecco che arriva la top ten, a dimostrare che a questo gioco la maggioranza dei nostri compratori di dischi non ci sta. Ed è notizia assai lieta, non tanto nel senso di un ottuso nazionalismo, ma perché la nostra musica vanta – basti citare De André, Battisti, De Gregori, Zucchero, Guccini, la Nannini, Battiato, Fossati, Celentano, Patty Pravo, e l’elenco potrebbe essere infinito – molti artisti il cui talento non trova, a livello internazionale, molti termini di raffronto.
C’è però, accanto a quella fausta, una meno buona notizia. Dei dieci album più venduti, otto sono «best of», altro termine barbaro per definire raccolte di canzoni già note, e due soli sono composti da inediti: quello di Adriano Celentano e quello di Antonello Venditti. Tutti gli altri constano di vecchi brani ripubblicati o rieseguiti dal vivo, talvolta con l’aggiunta di qualche inedito così da assicurare una parvenza di novità ad operazioni di puro riciclaggio, un tantino fraudolente laddove l’acquirente si trova a pagare brani già noti al prezzo d’inediti, insomma l’usato come se fosse nuovo. Del resto siamo sotto Natale, ed in questo periodo è costume dei discografici farcire il mercato di ristampe e antologie. Ma ciò vale anche per gli stranieri: da Santana ai Led Zeppelin, non è che manchino «best of» di grandi star inglesi e americane. Se dunque la top ten s’ostina a premiare dieci artisti nostrani, è segno che il nostro pubblico non è poi così sordo alla sua cultura d’origine, e che il potere persuasivo dei media, questi media pesantemente esterofili, è assai relativo.

18/12/2007 – Il Giornale

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