Dischi, la top-ten parla solo italiano
LA FELICITA’ DI RAMAZZOTTI: «NEL NOSTRO PAESE RINUNCIAMO A TUTTO MA NON ALLA BUONA MUSICA»
Battuti gli artisti stranieri: mai successo dal ’92. Ligabue è il re
MILANO — Non era mai accaduto. Dieci dischi italiani nei primi dieci posti della classifica di vendita. Ai nostri cantanti, almeno dal 1992, da quando esiste la classifica Fimi-Nielsen, non era mai capitato un filotto così. Un fatto positivo per il settore soprattutto perché il Natale è il periodo più ricco dell’anno (vale il 25% del mercato). Ma c’è anche un risvolto della medaglia: 8 dei 10 campioni hanno pubblicato sono «best of» o live, con tanti saluti alla creatività. Al primo posto c’è Luciano Ligabue. Per la quarta settimana consecutiva «Primo tempo », raccolta che celebra la carriera del rocker dagli esordi al 1995, si conquista il primo posto e raggiunge il triplo disco di platino con 240 mila copie vendute complessivamente. Momento d’oro per Liga con i suoi 14 show «sold out» a Roma e Milano e con «Niente Paura » che è il brano più trasmesso dalle radio. Dietro Ligabue si piazzano Gianna Nannini («GiannaBest») e Zucchero («All the Best»). Primo dei dischi di inediti è «Dormi amore la situazione non è buona» di Adriano Celentano. Quindi la raccolta, ma con canzoni rivisitate, di Eros Ramazzotti e la registrazione del concerto di Laura Pausini. Ottavo posto per Antonello Venditti con l’altro cd di inediti, e ancora raccolte con Fiorella Mannoia, Andrea Bocelli e Gianni Morandi.
Commenta Eros Ramazzotti: «Sono felice. Nonostante ci sia crisi generale nel Paese, la musica italiana resiste. Vuol dire che la gente rinuncia a tutto, ma non alla buona musica». Rilancia Andrea Bocelli: «Troverei logico che fosse sempre così». Ma come, proprio lui che rompe le uova nel paniere ai colleghi stranieri con un album che è al secondo posto in Europa… «Siamo amati nel mondo, è giusto che lo siamo anche in Italia — aggiunge —. La trasformazione delle case discografiche americane in multinazionali ha fermato lo strapotere degli anglosassoni e dato maggiori spazi ad artisti di diverse nazionalità». Conclude Enzo Mazza, presidente di Fimi (associazione che riunisce le maggiori case discografiche): «È un segno di forza della musica italiana ancora più importante se si guarda agli incassi del cinema dove c’è una forte presenza di pellicole internazionali. Però bisogna riflettere sul futuro: nella classifica non ci sono giovani: per garantire il ricambio è necessario che le istituzioni favoriscano la promozione della nostra musica».
Andrea Laffranchi
18/12/2007 – Corriere della Sera