Scatterà a fine novembre l’allestimento del Camploy, scelto da Adriano Celentano come quartier generale del suo nuovo show. Lo anticipa il manager Gianmarco Mazzi, annunciando che sarà il Molleggiato a farsi carico delle spese di ricollocamento delle compagnie amatoriali «sfrattate» dal teatro. Il responsabile dell’extra lirica areniana ieri si trovava a Veronetta. Non per un sopralluogo alla location, ma per incontrare gli universitari nell’ambito del festival Univerò dedicato all’orientamento e al mondo delle professioni, ospitato al polo di Santa Marta. Siamo a pochi passi dal Camploy, dove per due mesi, gennaio e febbraio 2019, andrà in scena lo spettacolo teatrale e televisivo di Celentano. Nove puntate a cadenza settimanale, in diretta, collegate alla messa in onda su Canale 5 della serie di animazione «Adrian». Sarà il grande ritorno dell’artista in città, dopo «Rock Economy» in Arena nel 2012. «Al momento sono al lavoro le figure tecniche e lo scenografo Marco Calzavara» che ha curato, fra gli altri programmi, Miss Italia e Sanremo. «Sarà Celentano a raccontare il programma, quando sarà il momento. Noi seguiamo il progetto artistico», precisa Mazzi, non volendosi sbilanciare. Camploy a parte, tutto il rione farà da ambientazione. «Veronetta sarà un elemento importante del progetto» conferma il manager. «Verranno costruiti dei momenti live che coinvolgeranno il quartiere». Si sta valutando una partnership anche con l’università. «A noi piacerebbe», dice. «Ora dobbiamo capire con chi interfacciarci. L’ateneo è un bell’elemento di interferenza in questa zona storica, coi giovani e tante attività nate sulla sorta della loro presenza… È probabile che la parte live scaturisca anche da questi elementi.» E poi, sorride: «c’è una via che separa il Camploy dalla Santa Marta (via Santa Marta, ndr), che è una specie di via Gluck, con alberi e palazzi che ricordano la Milano degli anni Quaranta.» In lizza c’erano un teatro di Milano e altri due in Brianza e in Liguria. Alla fine la scelta è ricaduta sul Camploy per la sua storia e architettura: innalzato come chiesa, poi divenuto collegio degli Artigianelli e asilo notturno per gli indigenti fino alla trasformazione odierna. «Una ristrutturazione che potresti aspettarti in una grande città internazionale. Celentano s’è innamorato di questo luogo, che riflette anche la sua passione per l’artigianato, e del quartiere multiculturale dove convivono parti popolari e parti più globalizzate che si sono adattate ai tempi». Sulla bagarre fra il comune e le compagnie cittadine che d’inverno si esibiscono al Camploy, scoppiata quando Palazzo Barbieri aveva annunciato di aver affittato il teatro, Mazzi c’entra poco ma «chiedo agli artisti di guardare a questo progetto con affetto», dice. «Facciamo parte dello stesso mondo e so che si rendono conto che non capita tutti i giorni che un’artista di questa importanza sbarchi in città per un periodo così lungo. Celentano pagherà il canone d’affitto per intero (600 euro al giorno) e pagherà il ricollocamento delle compagnie» fra i teatri Stimate e Santissima Trinità, costi che per il momento sosterrà il Comune. «Gli si può dire tutto, tranne che non sia un signore».
Laura Perina
25/10/2018 – L’Arena