E’ rimasto il ragazzo della via Gluck
INTERVISTE
Nicoletta Gemmi
Arriva al Lido la star Adriano Celentano per presentare a trentatrè anni di distanza la versione restaurata (ad opera di Sky, che lo trasmetterà sul satellite a partire dal 10 settembre) di uno dei suoi film cult, firmato come regista e attore: Yuppi Du.
Attesa per Adriano Celentano qui alla 65° Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia e, il Molleggiato, non delude. All’incontro con la stampa è ironico e auto-ironico (gioca tutto il tempo con le sue oramai mitiche ‘pause’ che, a volte ammette, faccio perché non mi ricordo più cosa stavo dicendo) e risponde con molta disponibilità a tutte le domande che gli vengono rivolte. L’incontro verte sulla copia restaurata, nel sonoro e nelle immagini, di Yuppi Du, film culto del 1975, che venne presentato in concorso al Festival di Cannes. Il film tra i tanti temi che mette in scena parla anche di morti sul lavoro e arriva così un messaggio del Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, che ringrazia Celentano per avere girato Yuppi Du che già 33 anni fa affrontava questa tragedia, purtroppo, mai attuale come di questi tempi. La Mostra dedica al tema anche altri due lavori, ovvero: La fabbrica dei tedeschi per la regia di Mimmo Calopresti e il docufilm ThyssenKrupp Blues, diretto da Pietro Balla e Monica Repetto. Yuppi Du narra la storia del barcaiolo Felice (Adriano Celentano) che vive in laguna insieme agli amici sottoproletari. Un giorno, la moglie (interpretata da Claudia Mori) tenta il suicidio e Felice, convinto di essere rimasto vedovo, si risposerà con Silvia (Charlotte Rampling). Secondo film diretto da Celentano, probabilmente il suo migliore in assoluto. Fiaba – per immagini e musiche – magica, surreale e ritmatissima. Di culto la danza del Molleggiato con la Rampling seminuda. Accompagnato dalla sua inseparabile compagna di sempre, Claudia Mori, Adriano Celentano inizia la conferenza stampa con una dichiarazione: “Voglio dirvi subito che il film è dedicato a Graziano Alonso perché oltre ad affrontare il tema delle morti sul lavoro nella sua storia, Graziano era uno dello staff del film che purtroppo ha perso la vita durante la lavorazione. Mentre giravamo una scena sulla zattera, c’eravamo io e Charlotte, più alcuni tecnici, tra i quali Graziano, e questa si è rovesciata. Siamo finiti tutti in acqua ma, per lui, non c’è stato nulla da fare”.
Non sente mai la nostalgia del cinema. E se dovesse girare un nuovo film che tipo di film vorrebbe fare? “Penso sempre al cinema – ammette Celentano -. In cuor mio ho sempre l’intenzione di fare un film perché mi diverte molto raccontare una storia e amo tanto lavorare con gli attori. Poi altri impegni prendono il sopravvento e fino ad ora non è ancora avvenuto. Se dovessi girare un nuovo film forse, farei un nuovo Yuppi Du, che io considero un grido di gioia – dato che è un grande atto d’amore verso una donna – ma è anche un grido di dolore perché c’è molta violenza che attraversa la vita dei personaggi. In Yuppi Du si tratta anche il tema delle morti sul lavoro e penso che a volte, per alcuni datori di lavoro, le vite di alcune persone non abbiano valore. La situazione è complessa. Accadono anche incidenti che sono il frutto della negligenza di alcuni operai che mettono a repentaglio anche la sicurezza di tutti gli altri. In ogni modo, quando leggo queste notizie, provo sempre una grande tristezza, scoraggiamento e incertezza. Diciamo che vorrei fare un film dove non accadono disgrazie. Mi piacerebbe trattare la resurrezione di Gesù perché non è ancora stato fatto e anche nei Vangeli non è trattata in maniera dettagliata. Ma è solo un’idea, un desiderio, e non so se lo farò mai”.
Sono passati 33 anni e il film è ancora estremamente attuale, come se lo spiega? “Perché è un film che non invecchia, perché è ingenuo e penso che anche tra vent’anni sarà ancora attuale. Detto questo si tratta solo di una questione di fortuna. Quando l’abbiamo realizzato non ci siamo assolutamente resi conto che aveva queste caratteristiche. Non c’è stato niente di calcolato”.
Ci può raccontare come mai ha scelto un’attrice come Charlotte Rampling che poi, con il tempo, è diventata una delle migliori e più ricercate interpreti del cinema? “Non è un mio merito – confessa Celentano -. E’ stata mia moglie Claudia a suggerirmela allora. Io l’avevo vista nel film Il portiere di notte, mi era piaciuta moltissimo ma non avevo pensato a lei per quel ruolo. Poi Claudia ha insistito, mi ha convinto, e inoltre Charlotte si era completamente innamorata del copione e il ruolo è andato a lei. Una scelta eccellente”.
Parlando del cemento che negli anni si è mangiato i prati, come cantava lei nella sua celebre canzone Il ragazzo della Via Gluck, i tempi sono migliorati o peggiorati? “Bè peggiorati, e credo che sia sotto gli occhi di tutti. Io vivo a Milano e devo dire che sono sorti parcheggi come funghi ma anche a Roma sono stati pensati e realizzati progetti abominevoli. Mi piacerebbe darvi una risposta più ottimista anche perché viviamo in un Paese bellissimo e vorrei tanto che l’Italia fosse più valorizzata ma, per me, non è così che vanno le cose. E non sono per niente ottimista nemmeno sul futuro”.
Lei è qui alla Mostra del Cinema di Venezia anche perché consegnerà il Leone d’Oro alla Carriera al Maestro Ermanno Olmi. Siete una strana coppia? “In molti pensano che siamo una strana coppia, viste le carriere e le esperienze diverse che ci contraddistinguono, in realtà siamo molto più simili di quello che uno può pensare. Io difendo i navigli, Ermanno difende gli orti. Lui fa film più penetranti e io sono decisamente più aggressivo. Ma la linea è la stessa. Vedo molte somiglianze tra di noi e mi onora potergli consegnare questo premio di straordinaria importanza”.
Quando recitava a chi si rifaceva, quali attori ha amato particolarmente? “Io sono uno bravissimo a copiare. Mi è sempre piaciuto tantissimo Clark Gable, mi incantava il suo modo di muovere le mani e la sua espressività. Poi mi hanno sempre letteralmente incantato attori/ballerini come Fred Astaire e Gene Kelly. L’importante quando copi, quando ti rifai a qualcuno è poi superarlo, realizzando qualcosa di personale”.
Yuppi Du è ambientato in parte a Venezia, il film viene presentato qui al Lido, che rapporto ha lei con questa città? “Splendido, la trovo la città più bella del mondo. E aggiungo che Venezia è il testimone che il brutto che avanza si può sconfiggere. Venezia è la mia amante, dato che una moglie ce l’ho già”.
La musica è stata il suo grande amore. Il cinema che posto occupa? “E’ vero che ho più cantato che recitato ma sono entrambi due grandi amori. Anche perché quando canto recito anche e quando recito canto”.
04/09/2008 – Primissima.it