Ermanno Olmi “Assieme ai miei ortolani nel nuovo Rinascimento”
IL REGISTA HA PRESENTATO IERI CON CARLO PETRINI IL DOCUMENTARIO “TERRA MADRE”, EVENTO INAUGURALE DI “SLOW FOOD ON FILM”. UN MESSAGGIO DI CELENTANO
Ermanno Olmi, che avevamo lasciato due anni fa, in questa stessa sala, circondato dagli attori non professionisti di «Centochiodi», è tornato ieri al cinema Arlecchino e di nuovo accanto a lui c´erano attori fuori dal comune: sono attori, poiché hanno agito davanti alla macchina da presa nel film che è «Terra Madre», e dunque recitato. Ma che strani attori: un pescatore «che ora si sente meno solo», un «ortolano» silenzioso, una famiglia del Nord Est italiano che ha acquistato, perché restassero incolumi dalla modernità così come lo sono stati per 50 anni, i terreni del contadino che aveva deciso di chiudersi al mondo, e vivere dei frutti della sua terra «come un Robinson Crusoe sulla sua isola». Ma anche Carlo Petrini, fondatore di Slow Food e ideatore di «Terra Madre», il movimento transnazionale che si batte per il ritorno a un´economia agricola di piccola scala, deindustrializzata e rispettosa dell´ambiente e delle comunità. «Terra Madre» è il documentario che Ermanno Olmi ha realizzato per testimoniarne i volti, le idee, le vite, a partire proprio dal Forum che a Torino nel 2006 e nel 2008 ha accolto gli esponenti di tutto il mondo, e poi da lì seguendo le tracce di alcuni nei rispettivi paesi – come l´indiana Vandana Shiva, che ha creato la banca dei semi della sua terra, banca libera e per lo scambio gratuito, e che spiega: «Vivere con meno sarà il nuovo Rinascimento». Sulla scorta dei versi di Virgilio, Olmi ne dà testimonianza con la veggenza della poesia. «Il film è nella prima parte tutto centrato sulle informazioni – ha spiegato lui stesso al pubblico -: il passaggio tra la prima e la seconda parte è segnato dalla storia di Ernesto, il contadino che 50 anni fa ha capito che il mondo intorno al suo campo metteva in pericolo il suo mondo. Da quel momento il film cambia registro. Vedete, si può fare una conferenza sull´amore e raccogliere le opinioni di molti, ma se non ci sono gli innamorati, a cosa serve? Solo se conosciamo gli innamorati, possiamo giudicare le opinioni sull´amore». L´innamorato di «Terra Madre» è l´«ortolano» Primo Gaburri, che la macchina da presa affidata a Franco Piavoli segue con incanto e senza parole nello scorrere delle stagioni nell´orto di un´antica casa dell´alta valle dell´Adige. Non è un film di denuncia: «Pur apprezzandoli – dice Olmi – più che la denuncia io amo la segnalazione, è una modalità morale utile al dialogo». È un film che informa, commuove, racconta una bellezza e una speranza.
Avrebbe dovuto esserci Adriano Celentano, ieri all´Arlecchino ma, non potendo, ha inviato un messaggio: è sua, infatti, la canzone su cui sfilano i titoli di coda, Un albero di trenta piani, e «non poteva avere dignità e riconoscimento più grande», scrive. Erano presenti Giuseppe Bertolucci e Gian Luca Farinelli, presidente e direttore della Cineteca, e tra il pubblico Beppe Caschetto della Itc Movie: perché senza di loro, che da Bologna l´hanno prodotto, questo film non ci sarebbe stato. La Bim l´ha stampato in venti copie, e da domani sarà nelle sale, a Bologna al cinema Roma. E per iniziativa del Ministero, ne verrà realizzato un dvd in diecimila copie da distribuire, meritoriamente, nelle scuole.
Brunella Torresin
07/05/2009 – L’espresso