Expo 2015/ L’attacco di Adriano Celentano: “Forte il rischio di disastro”
Attenzione al rischio cementificazione. Lo ha ribadito oggi Adriano Celentano ai microfoni del tg regionale della Rai a margine del processo per diffamazione in cui ha deposto come parte offesa. “E beh ho detto il timore che ho – ha detto – del disastro che potrebbe succedere. Specialmente con l’Expo. Io spero che si facciano le cose considerando le caratteristiche del luogo”.
Ha poi aggiunto: “Credo che questo rischio ci sia. È molto forte. Speriamo di sbagliarci perché non sembra, ma le costruzioni influiscono molto sulla coscienza della gente”. Anche il Palazzo di giustizia, ha detto scherzando, “non è che ci mette in condizione di avere un animo sereno”. Interpellato sul sindaco Letizia Moratti che aveva invitato Celentano a tornare solo a cantare, il Molleggiato ha risposto: “Beh per l’esattezza mi ha detto ‘Offelé fa tò mesté’ (pasticcere fa il tuo mestiere, in dialetto milanese, ndr).
Lei dimentica, però, che io oltre a un cantante sono un offelé”. E su Letizia Moratti ha aggiunto: “Io penso che possa essere un buon sindaco. Non ce l’ho con lei. Lei è anche simpatica, voglio dire quando fa le battute. Io non ce l’ho con lei, ma mi preoccupo di quello che può fare un sindaco, a prescindere che sia la Moratti o un altro”.
LA CAUSA PER DIFFAMAZIONE
È cominciata con il classico passo del Molleggiato. Ed è finita con gli autografi firmati a raffica sui fogli con il timbro del tribunale chiesti da avvocati, cancellieri e anche da qualche fan che ha fatto capolino nell’aula della seconda sezione penale.
Già, perché davanti al giudice monocratico si sono tenute oggi le deposizioni di Adriano Celentano e della moglie Claudia Moroni, in arte Claudia Mori costituitisi parte civile nel processo a carico di un giornalista di un noto periodico e del direttore responsabile all’epoca di un articolo ritenuto diffamatorio dalla coppia di artisti. Un articolo intitolato “Ritratto di famiglia in un inferno”, pubblicato il 18 febbraio 2005 e definito da Celentano al banco dei testimoni un'”aggressione alla mia famiglia, pieno di bugie, che più che aver fatto un danno a me lo ha fatto alla società che cerca punti di riferimento”. Mentre a Mori “è sembrato un voler colpire a tutti costi attraverso la famiglia Adriano, facendolo passare per uno assente per i figli”. E ancora, un articolo “costruito dando un’immagine della nostra famiglia falsa, cattiva, aggressiva e se lo posso dire anche volgare. Questo articolo mi ha colpito, mi ha ferito e mi ha fatto arrabbiare”.
Giornalista e direttore sono accusati di diffamazione aggravata dall’aver attribuito fatti determinati. Il legale dei due querelanti, l’avvocato Davide Steccanella, contesta l’artificio di un “collage fatto con precedenti interviste rilasciate da tutta la famiglia e decontestualizzate”. E nel capo di imputazione si legge che per l’accusa, sostenuta in udienza dal vpo Tiziana Curatolo, il giornalista offendeva la reputazione di Celentano e Mori affermando tra le altre cose che “le polemimiche per il programma previsto a primavera e forse slittato a ottobre sono l’ultimo episodio di una vita movimentata.
Che, tra figli inquieti, infedeltà e business ha sempre sollecitato le chiacchiere dei suoi detrattori”. Nell’articolo si afferma inoltre che i tre figli della coppia, Giacomo, Rosita e Rosalinda, sono “fuggiti poco più che maggiorenni” e ci si sofferma sul fatto che “la più piccola e irrequieta, Rosalinda, ha fatto per un anno la clochard”. L’articolo è uscito all’epoca del parto di Rockpolitik, un programma andato in onda sulla Rai nel settembre 2005 dopo una serie di polemiche “suscitate proprio da quel titolo che creò un inferno”, ha testimoniato il Molleggiato. Celentano ha detto che il programma “secondo il contratto doveva andare in onda in aprile. Alla Rai però non sapevano né i contenuti, né il nome. Forse non sapevo nemmeno io che programma sarebbe stato. Poi quando l’ho battezzato Rockpolitik hanno tentato di rimandarlo all’infinito”.
Per il difensore degli imputati, l’avvocato Gian Piero Biancolella, “viene data dai querelanti un’interpretazione di quanto scritto. Io ritengo che visto che si tratta di capire se sia stata data una rappresentazione dei fatti vera con la descrizione dei rapporti all’interno di una famiglia composta da soggetti noti che comunque possono essere oggetto di cronaca e di critica, dobbiamo sentire gli ulteriori 180 gradi che terminano il cerchio e che sono i figli dei genitori. Questo in modo da valutare se davvero sia stata violata l’onorabilità e se la descrizione non è conforme alla realtà”. Il giudice è ora in camera di consiglio per decidere sulla citazione dei figli della coppia al banco dei testimoni.
29/04/2008 – Affari Italiani (canale di Libero)