Fo: auguri, folle Celentano. Sei il «Candide» di Voltaire
«Tante discussioni, mai un litigio: pazzo come me»
MILANO — Sembra difficile immaginarlo Adriano Celentano a 70 anni. Eppure è così. Da oggi, il Molleggiato, voce e corpo del rock italiano, ha un’età importante. Questo non gli impedisce di continuare a cantare, produrre cd, pensare show televisivi. In tanti gli hanno fatto gli auguri in questi giorni: amici, artisti. Non ancora un premio Nobel. «Gli voglio regalare il Candide di Voltaire — esordisce Dario Fo — Adriano potrebbe benissimo metterlo in scena. Magari è un libro che ha già letto, chissà. Altrimenti vorrei lo leggesse. Lui è così candido…». Dario Fo forse non si può definire amico intimo di Celentano, ma certo i loro destini professionali si sono incrociati spesso. Complice Milano, «perché è facile incontrarsi a Milano. È piccola» confida Fo. Che racconta: «Tanti, tanti anni fa, me lo sono trovato davanti in una balera dove mi avevano invitato alcuni amici. “Ma quanto è bravo!” ho pensato. Stavano provando alcune canzoni. Lui era il “capo branco” di un gruppo. Era spiritoso, scatenato. Si muoveva con agilità rifacendosi a certi personaggi americani, ma con notevole personalità, senza mai copiarli tout court. Ci metteva dentro del suo».
Era la fine degli anni Cinquanta, inizio anni Sessanta: giovani entrambi (Celentano ventenne, Fo trentenne), già famosi precocemente. L’attore poi lo vede in tv. Lo apprezza, lo stima. Si ri-incontrano a Milano, «dove è facile incontrarsi». E questa volta chiacchierano a lungo. Fo è reduce dal grande successo di «Mistero buffo» e Celentano è un po’ prevenuto. «Ne abbiamo parlato a lungo — confessa Dario — lui pensava che la mia opera fosse ironica e grottesca. Gli spiegai che si trattava di tradizione popolare, che non era un gioco anti- cattolico, ma che anzi conteneva in sé l’altra parte del discorso religioso. E questo lo ammettono anche i comunisti…». Lui? «Mi ascoltava. E poi faceva discorsi sul misticismo surreale… Lì cominciò il periodo durante il quale girava film dove mancava poco avesse l’aureola». Atteggiamenti «celentaneschi» assai distanti dal punto di vista del premio Nobel. Che però sottolinea: «Ho sempre accettato questi suoi eccessi perché lui è umile, ingenuo, candido».
Insomma le distanze siderali, specialmente in ambito religioso, non sembrano colpire eccessivamente Dario Fo. «Abbiamo discusso, mai litigato. Perché lui è pazzo. Come me. Il folle davanti a un altro folle, cede. E poi lui è un credente con tutte le sue varianti. Penso di non sbagliare se dico che è un anticlericale». Dunque un ateo e un cristiano, a braccetto, che si mettono insieme «per lo sketch cantato sul jazz primordiale»: era il 2001, andava in onda «125 milioni di caz…ate». Celentano invitò Fo: «improvvisammo un balletto. Mi ricordo il brutto inciampo di Adriano che cadde e si ruppe un piede». Nei suoi show, Celentano ha spesso ospitato la coppia Fo-Rame. «È molto generoso — continua l’attore —. Mi “regalò” venti minuti per il mio pezzo sul miracolo di Gesù Bambino. Ma soprattutto ricordo che in un suo programma invitò Franca a recitare il suo monologo sullo stupro. La tv non la voleva. Lui si impuntò. Disse: “O viene Franca o me ne vado”. Fu molto coraggioso. Non ci sono molti personaggi capaci di comportarsi così. In un mondo dove tutti mediano, dove regna l’inciucio, lui non ha mai ceduto alla mediazione. Mi piace». E cos’altro le piace di questo artista? «La sua costanza e la sua follia. La follia è importante: senza di lei non c’è satira, non c’è nulla». Fo conclude il suo racconto con una piccola preoccupazione: «Celentano compie 70 anni in un momento di grande difficoltà del Paese». E con una divertente sottolineatura: «Lui mi telefona, io lo richiamo, ma non lo trovo mai. È impossibile parlargli al telefono, non risponde. Allora quando incontro Claudia — perché a Milano è facile incontrarsi — dico a lei quel che dovrei dire a lui».
Maria Volpe
06/01/2008 – Corriere della Sera