Gli 80 anni rock del predicatore
Il grande artista Sabato spegnerà le candeline. Da ragazzo della Via Gluck ai grandi successi iniziati con 24000 baci nel 61. La carriera folgorante del Molleggiato, con brani straordinari come Azzurro, poi il cinema e la tv. Ma sempre a modo suo.
Sabato, giorno della Befana, il Molleggiato compirà 80 anni e tutto si può dire tranne che lui sia stato un’epifania, un successo passeggero. Un’apparizione sì, con quel suo portamento smontabile, il sorriso a mille denti, una serie di canzoni che all’epoca sapevano di rivoluzione. Importata dall’estero, certo, imitazione del rock‘n’roll americano, ma subito resa originale, personalissima. Il suo luogo di nascita è infatti uno degli indirizzi più famosi della musica italiana: via Gluck, 14 per la precisione, dove c’era l’erba, prima della città. Figlio di immigrati pugliesi trasferiti prima in Piemonte, poi in Lombardia, lasciò la scuola prestissimo e fece svariati lavori, fra cui l’orologiaio e lì, chissà avrà stabilito il suo particolare rapporto con il tempo e con le pause di riflessione.
Si divertiva a fare Jerry Lewis e rimase folgorato dal 45 giri regalatogli dalla madre, un provvidenziale Rock Around The Clock di Bill Haley, lancette ritmiche da cui non tornò indietro. Si decise a partecipare al primo festival del rock’n’roll al Palazzo del Ghiaccio di Milano, con i Rock Boys e vinse concorso e contratto con Ciao ti dirò. Il decollo nel 1959 con Il tuo bacio è come un rock, hit clamorosa che lo consacrò affascinante ribelle, snodato, appunto Molleggiato.
IL TEMPO
Nel 1961 fu il tempo di 24 mila baci al festival di Sanremo e ci volle la dispensa firmata dal ministro della Difesa Giulio Andreotti perché lui era militare. Arrivò secondo ma primo in classifica. Da allora ha infilato una canzone dietro l’altra, Pregherò (versione italiana di Stand By Me), Chi non lavora non fa l’amore (che vinse Sanremo nel 1970), La coppia più bella del mondo, Una carezza in un pugno, Azzurro (musica di Paolo Conte), Storia d’amore, Stai lontana da me (prima al Cantagiro). Popolare ma sempre facendo a modo suo. E’ per sottrarsi alla casa discografica Jolly ed avere la sua libertà che formò il Clan Celentano, e ha continuato a mantenersi indipendente nelle scelte, vendendo comunque oltre 200 milioni di dischi.
CATEGORIA
Cantante, showman, attore, regista, sceneggiatore, “omelista”, è davvero difficile chiuderlo in una categoria. Dal 1964 ha accanto la moglie-manager Claudia Mori e ha attraversato la storia della canzone, dai 45 giri al
digitale. C’era e c’è, anche quando non lo vediamo. Attualmente Tutte le migliori, il cofanetto con Mina, è al terzo posto della classifica, inoltre è impegnato nella realizzazione di Adrian, la serie tv ideata con Milo Manara che forse andrà in onda su Mediaset.
Non si è risparmiato il cinema, dove ha espresso la sua vena più comica, campione d’incassi con film come Yuppi Du, Il bisbetico Domato, Asso, Segni particolari bellissimo. Non si è sottratto alla televisione con la partecipazione a quel Fantastico 8, programma di intrattenimento Rai che trasformò in luogo di predica e silenzi. In un’altra puntata invitò gli spettatori a spegnere il televisore per 5 minuti e lo seguirono in 8 milioni. I suoi spettacoli hanno riscosso ascolti record, da Francamente me ne infischio a Rockpolitick.
A fine anni 90 altri riconoscimenti discografici, l’album registrato con Mina, la sua metà artistica, trainato dal brano Acqua e sale. Nel 2012, a 18 anni dal suo ultimo concerto, è tornato a cantare dal vivo all’Arena di Verona in due serate intitolate Rock Economy, trasmesse da Canale 5, e da quel momento lo si aspetta, in qualche imprevedibile forma.
SINTESI
Lui, sintesi degli opposti, rompischema e conservatore allo stesso tempo, ci ha abituati a molte trasformazioni da Er Più al Re degli Ignoranti. Di sicuro è stato anticipatore se pensiamo a Prisencolinensinainciusol del 72, antesignano del rap, finito nell’ultima stagione della serie Fargo, sembrando cucito apposta per i piedi battenti e gli sguardi sguinci del tavolo da gioco dei fratelli Coen. O se pensiamo a Svalutation del ‘76 che potrebbe essere stata scritta oggi: «Cambiano i governi niente cambia lassù, c’è un buco nello Stato dove i soldi van giù». Insomma passano gli anni, 80 son lunghi, però quel ragazzo ne ha fatta di strada.
04/01/2018 – Il Messaggero