IN CASO DI CONDANNA IL MOLLEGGIATO DOVRA’ VERSARE 500MILA EURO DA DESTINARE A PROGETTI FORMATIVI
Pisa: «Espressioni ingiuriose nel suo programma tv»
PISA. 500mila euro di risarcimento “per danni”, che saranno devoluti a fini sociali e di sostegno a progetti formativi rivolti alla categoria professionale. È quanto chiede ad Adriano Celentano l’Ordine degli architetti della Provincia di Pisa, presieduto da Giuliano Colombini, che ha presentato alla Procura della Repubblica presso il tribunale di Roma una denuncia-querela nei confronti della Rai per lo spettacolo “La situazione di mia sorella non è buona”, andato in onda su Rai Uno per «le espressioni, le allusioni e gli accostamenti contenuti nelle affermazioni pronunciate da Celentano, ingiuriose, diffamatorie e lesive del decoro, della dignità, del lavoro e dell’immagine del sottoscritto e degli architetti quale categoria di professionisti».
Momentaccio per il Molleggiato. Dopo Massimiliano Fuksas, sull’ultimo numero dell’Espresso e Ettore Borzacchini sul Tirreno di ieri, sul piede di guerra scende ora l’Ordine degli architetti di Pisa.
«Celentano ha offeso una professione nobile e antica come il mondo, che ha prodotto grandi opere. E se oggi l’architettura in Italia non dà una risposta alla storia di questo Paese non è colpa né degli architetti né dei Comuni, ma di una politica miope che non pensa al valore dell’architettura come bene del Paese, al contrario di Spagna e Germania. La causa di tutto ciò è istituzionale e politica», sottolinea ancora Colombini. Invece Celentano, nella sua “requisitoria” televisiva è andato giù duro con gli architetti italiani. Ecco le frasi sotto accusa.
«… Quindi le città sarebbero più illuminate, ci sarebbero più grattacieli, perché qualche deficiente identifica il benessere dall’altezza dei grattacieli, a partire dai Comuni che sono i mandanti di architetti kamikaze che distruggono ogni cosa…». E ancora: «… ma la più gran sciagura son gli architetti…».
«Le affermazioni di Celentano rappresentano un grave attacco alla categoria perché dirette a screditare il titolo, il ruolo, il lavoro e l’immagine degli architetti che mi onoro di rappresentare quale presidente dell’Ordine – riprende Colombini – Definire gli architetti come “kamikaze” se di per sé costituisce già una grave affermazione, risulta ancor più offensiva a seguito delle quotidiane stragi in numerosi parti del mondo, non ultimi i tragici attentati alle Torri gemelle di New York. Anzi proprio quest’ultimo avvenimento accostato alla qualifica di architetto appare ancor più lesivo per la categoria considerato che a un trauma collettivo si affianca uno degli aspetti peculiari e creativi della professione: progettare lo spazio in cui vive la gente”.
14/12/2007 – Il Tirreno