Berlusconi confessa di aver «studiato» i suoi comizi, D’Alema gli affibbia il «voto populista» che fino a poco tempo fa premiava Pdl e Lega. Fatto sta che Beppe Grillo traina il MoVimento 5 Stelle fino al 16 per cento, almeno secondo gli ultimi sondaggi. E ora prepara il colpaccio: salire sul palco di piazza San Giovanni a Roma il 22 febbraio con Adriano Celentano. Ma non è tutto. Ci sarebbe anche l’idea di organizzare un’incursione al Festival di Sanremo.
Il cammino è stato breve. Alle elezioni amministrative della primavera 2012 c’è stato il boom: il «non partito» ha eletto 4 sindaci, tra cui Federico Pizzarotti a Parma. Poi, alla fine di ottobre, le Regionali in Sicilia hanno confermato il successo. I 5 Stelle sono diventati il primo partito dell’isola con un consenso del 14,7%. Un risultato eccezionale per un movimento nato poco più di tre anni fa, senza soldi e senza televisione. I dissidi interni hanno tuttavia tolto simpatie ai 5 Stelle che, fino a una ventina di giorni fa, calavano nei sondaggi. «Colpa» anche di Rivoluzione Civile di De Magistris e Ingroia, che ha aperto la porta agli attivisti delusi, e dell’efficace ritorno mediatico di Berlusconi, che è riuscito a recuperare una parte dei suoi elettori.
Poi Grillo ha cominciato lo «Tsunami tour». Comizi su comizi nelle piazze italiane. Fino a perdere la voce. Ma non s’è mai fermato. E nei sondaggi la tendenza s’è di nuovo invertita. Ora il trend di crescita del comico genovese è continuo e i partiti, a due settimane dalle Politiche, cominciano a vacillare. Anche perché Beppe Grillo sta preparando una sorpresa che, temono in tanti, farà sfigurare le «proposte choc» di Berlusconi e Bersani.
Il 22 febbraio, a piazza San Giovanni a Roma, il comico chiuderà il suo giro elettorale per l’Italia. Potrebbe esserci anche Adriano Celentano. Il «molleggiato» ha più volte espresso stima per la battaglia politica (e culturale) del comico. Ha inviato lettere di sostegno al blog. Non ha mai nascosto di condividere la sfida ai politici «tradizionali» e l’idea che le istituzioni debbano essere guidate da persone «normali». Adesso potrebbe regalare a Beppe una fine di campagna elettorale imprevedibile, premiando il coraggio del comico, l’unico leader politico che ha scelto di parlare nelle piazze d’Italia e non nei cinema o nei teatri.
Ma il comico potrebbe fare anche un’incursione in tv. È stato lui stesso a ipotizzarlo un po’ di tempo fa. Ha detto che «negli ultimi giorni di campagna elettorale» sarebbe andato in televisione. Forse. Ma dove? Questa è la domanda che si fanno gli addetti ai lavori. La risposta, ovviamente, non c’è. Tuttavia ci sono degli indizi. Dicono che ci sarebbero stati dei contatti con Enrico Mentana ma sembra improbabile che Grillo decida di apparire su La7, visto che pochi giorni fa ha polemizzato sulla «faziosità» della rete. Non solo. L’alter ego di Beppe, il cofondatore del MoVimento, Gianroberto Casaleggio, ha minacciato addirittura di denunciare il direttore di La7 dopo un servizio che raccoglieva le accuse di un attivista «trombato» dalle liste elettorali. La lite scoppiò sui fondi destinati ai gruppi parlamentari 5 Stelle che verranno gestiti, secondo il codice elaborato da Grillo e dallo staff del blog, da due comitati nominati dal comico. L’attivista tirò in ballo Casaleggio. Troppe tensioni, insomma, per pensare che Grillo si farà intervistare da un giornalista di La7, la stessa rete, tra l’altro, che ha trasmesso mesi fa il celebre fuorionda del consigliere regionale dell’Emilia Romagna Giovanni Favia, poi espulso dal MoVimento. Allora Favia lamentava l’assenza di democrazia nel «non partito» e il potere di Casaleggio, accusato di voler portare avanti, con i 5 Stelle, soltanto un esperimento politico-mediatico.
È escluso che Grillo possa sedersi nel salone di Bruno Vespa (anche se da un punto di vista televisivo sarebbe un colpo senza pari) o in quello di Giovanni Floris. Dunque resta l’ipotesi che il comico genovese, più che partecipare a uno degli odiati (da lui e Casaleggio) talk show politici, decida di fare un’«incursione» in un grande evento. In questo caso ci sarebbero comunque le telecamere ma non l’imbarazzo di dover tornare, dopo anni, in tv, imprigionato nelle regole delle trasmissioni. Qual è l’evento più grande che si terrà proprio nei prossimi giorni? Il Festival di Sanremo. Se Grillo «irrompesse» all’Ariston armato di megafono e «improvvisasse» un comizio? Dopo la traversata dello Stretto di Messina (che ha spinto il MoVimento 5 Stelle a conquistare un ruolo decisivo nella Regione siciliana) sarebbe un altro passo importante, soprattutto sul terreno mediatico.
Si vedrà. Per ora la paura dei partiti cresce. Ieri Berlusconi ha tentato di depotenziare il comico, lo ha anche imitato, nello studio di Coffee Break su La7: «Chiamiamolo novità…Grillo continua a fare il comico. È molto bravo, lo conoscevo. Ho voluto conoscere i comizi che ha fatto in giro per l’Italia e ne ho visto uno al Nord, uno al Centro e uno a Palermo: in tutti e tre ha seguito, con precisione assoluta, un copione e anche le battute che sembravano estemporanee erano sempre le stesse». Poi il siparietto. L’ex premier ha citato una battuta che il comico fa nei suoi comizi: «Siamo messi malissimo, guarda che scarpe ha quello, non si può permettere neanche le stringhe». L’ha recitata con accento genovese. Poi è passato all’analisi: «Grillo nell’interlocuzione con l’intervistatore mostra più originalità e attenzione ai fatti immediati. Intelligente, certamente», ma non adatto a sbarcare di nuovo nel piccolo schermo: «Andare in tv non lo aiuterà: non ha la fisicità adatta a essere un convincitore televisivo. Con le telecamere molto ravvicinate e con l’espressione del viso non credo che possa giungere al convincimento del suo essere antipolitico». Invece «nelle piazze ha il suo teatro migliore» ha riconosciuto Berlusconi. E se l’ex ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, accusa il premier Monti di avere «regalato» Grillo al Paese «perché l’effetto del governo Monti è l’esplosione di Grillo», per il segretario del Pd Bersani il sistema dei partiti retti dal binomio un uomo-un simbolo (Grillo, ma anche Monti e Ingroia) «ci ha portato al disastro».
Ma gli italiani sembrano avere un’idea diversa. Secondo l’ultimo sondaggio della Swg, realizzato per Agorà, benché quasi tutti i leader promettano di abbassare le tasse in caso di vittoria elettorale, è Grillo quello ritenuto più credibile. Almeno la pensa così il 41 per cento dei cittadini. Ci sarà pericolo? Sintetizza proprio il direttore del Tg La7, Enrico Mentana: «Tutti danno il M5S in forte risalita: Diamanti 16%, Mannheimer 14,3%, D’Alimonte 15,8%, Weber 18%, Vento 18,1, Masia 16%. Prevedo andrà sopra il 20%».
Alberto Di Majo
(da Il Tempo, 9 febbraio 2013)
09/02/2013 – RomaItaliaLab.it