I Carnevali manfredoniani degli anni ’70
Divertimento genuino e ospiti a cinque stelle!
A guardarla oggi non si direbbe ma, ancora fino agli anni ’70, Manfredonia pullulava di musica e arte. In occasione del Carnevale, poi, la nostra città diventava un bollente crocevia di cantanti e gruppi musicali di fama internazionale: tutti passavano per Manfredonia.
Era il periodo in cui il grande flusso migratorio verso il nord europeo, e soprattutto verso la Germania, stava scemando e i primi segnali di ripresa economica spingevano molti nostri compaesani a ritornare a casa. Ma un po’ di nord Europa se lo portarono appresso, e lo innestarono là dove le tradizioni lo permettevano.
Fu così che le vecchie socjie con l’annesso ballo per casa, espressione carnevalesca dei ceti medio-alti, dovettero subire l’ondata popolare dei veglioni, enormi locali attrezzati di impianti per l’amplificazione della musica, piste da ballo e palchi per ospitare anche i gruppi musicali e i cantanti più esigenti.
Il signor Antonio De Vita, in quegli anni, gestì alcuni fra i locali di grido a Manfredonia.
Erano gli inizi degli anni Settanta, io ero appena tornato dalla Germania, e con me altri quattro amici. Ci siamo detti: -Perché non apriamo un locale di quelli dove si balla, e ci divertiamo pure?-. Abbiamo affittato l’interrato sopra cui, ora, sta il Monte dei Paschi di Siena, l’abbiamo attrezzato di tutto punto e, poiché noi eravamo in cinque, e uno più brutto dell’altro, l’abbiamo chiamato ‘Le Cinque Stelle’! Per i tre giorni di Carnevale organizzavamo serate danzanti con ospiti famosi“.
Come facevate a contattarli?
“Si andava a Foggia, in un’agenzia dove si stendeva un contratto: sceglievamo il cantante, questo costava una certa cifra, si dava un acconto subito e il resto a fine serata. Se un cantante veniva a mancare c’era il rimborso“.
‘Le Cinque Stelle’ hanno visto e ascoltato Little Tony, Marcella Bella, Claudio Villa…
“A proposito di Claudio Villa: quella sera che è venuto a cantare da noi, proprio mentre stava facendo un brano si è spezzato il nastro della base musicale. Lui, come se niente fosse: ha continuato a cantare senza base fino a che non hanno riparato il nastro“.
Ma questi cantanti famosi, avevate poi modo di conoscerli, di parlarci?
“Come no! Marcella Bella l’ho tenuta seduta sulle mie gambe! A ogni canzone si cambiava d’abito. In tutta la serata si sarà cambiata sette volte, in un camerino allestito dietro al palco, e io stavo di guardia. Quella volta è stata memorabile: belle canzoni e un pienone mai visto, siamo arrivati a 2500 persone!“.
E Little Tony com’era?
“Pure lui era simpatico anche se, all’apice del successo, un tantinello fanatico era… Quella volta, da noi, fece piangere una signorina che stava ballando vicino al palco. Lui cantava e col braccio l’ha spostata un po’ bruscamente. Poi sono andato io a dirgli due parole, nel camerino: mica si può trattare così una ragazza! Ma tutto con molta tranquillità, dopo ci siamo fatti le foto insieme“.
‘Le Cinque Stelle’ brillano per un paio d’anni poi il signor Antonio si inventa il ‘Moulin Rouge’, sotto l’Hotel Azzurro.
Per il ‘Moulin Rouge’ sono passati i Kim Cadillac, El Pasador, i Cugini di Campagna, Mal, i Dik Dik, i Camaleonti…
“E molti altri che nemmeno me li ricordo. I Kim Cadillac erano un gruppo molto in voga all’epoca, nessuno credeva che sarebbero venuti a Manfredonia. E invece vennero eccome, con un camion a quattro assi solo per la strumentazione che, per farla funzionare, dovemmo aumentare la potenza degli alimentatori. Il cantante beveva di brutto, le bottiglie di Stock se le scolava come niente. Arrivò a sera che era ubriaco perso e non poteva nemmeno cantare: così gli altri componenti del gruppo si sono arrangiati!“.
Ancora un paio d’anni e ancora un nuovo locale, il ‘Papillon’, in via Orto Sdanga: i segni dell’antica gloria di quell’interrato sono ancora visibili sulle pareti dell’attuale garage. Al ‘Papillon’ si alternavano addirittura due cantanti al giorno: Mia Martini, Loredana Bertè, Pappalardo, Califano, Riccardo Fogli, Claudio Baglioni… Il divertimento era garantito, ed era un divertimento genuino: si beveva qualche birra in più, e si stava più in allegria, ma sempre senza problemi.
“Dopo una certa ora facevamo arrivare pure le farrate, e lì c’era un grande acciaff acciaff –arraffa arraffa-, perché dopo aver ballato tutta la notte la fame si faceva sentire!“.
E poi cosa è successo? Come mai è finito tutto?
“Il fatto è che le cose sono diventate più complicate: sono uscite le leggi per l’idoneità dei locali e l’obbligo di relativa messa a norma… Però ai tempi nostri andavamo proprio forte. Avevamo contattato pure Adriano Celentano. Ci aveva chiesto una pista di una cinquantina di metri quadri per mettere tutta la sua strumentazione. Pensammo di trovargli una sistemazione al campo sportivo e gli dicemmo che potevano starci circa ventimila persone, anche se in realtà ce ne entravano sì e no cinquemila: ma la bugia fu inutile, erano comunque troppo poche per lui… E non ne abbiamo più fatto niente“.
C’è qualcuno di questi grossi personaggi che le è rimasto nel cuore?
“Sicuramente Lucio Dalla. Eravamo diventati proprio amici. Una volta di Carnevale si trovava qui, a Manfredonia, e andammo insieme in un ristorante a mangiare pane e pomodoro! Me lo ricordo bene: aveva dei guanti strazzéte –strappati- ,una coperta rossa a quadrettini sulle spalle perché aveva freddo, e la sua solita scazzètt –cappello di maglia-. Era bravo, proprio bravo. Aveva detto che sarebbe venuto a cantare da noi, e sarebbe venuto gratis. Ma poi ricevette una chiamata per un concerto in Sicilia e fu costretto a partire quella sera stessa“.
di Teresa La Scala
18/02/2006 – Manfredonia.net Magazine