In aula la coppia Celentano-Mori
“Basta bugie, io Claudia la amo”
Il Molleggiato aveva querelato “Panorama” per un articolo sulla sua famiglia
Il settimanale, ai tempi di “Realpolitik”, aveva descritto i rapporti “un inferno”
di EMILIO RANDACIO
MILANO – Gesticola, a volte ride, poi si rabbuia d’improvviso. Tutto per difendere il buon nome del “clan”, della famiglia. Mattatore come non mai, Adriano Celentano conquista il massimo dell’audience anche all’interno del tribunale di Milano. In un’udienza che si conclude con chi era chiamato a sostenere l’accusa, che gli si avvicina e gli chiede come nulla fosse un autografo.
È poco importante sapere che “è per mia sorella”, come si giustifica immediatamente il magistrato onorario Tiziana Curatolo. Cancellieri, perfino un giudice, quando si accorgono che al terzo piano del palazzaccio c’è Celentano, si precipitano in fondo all’aula per ascoltarlo, in silenzio, con attenzione.
È durata quasi un’ora, ieri mattina, la passerella del “molleggiato” al Tribunale di Milano. C’era da difendere l’onta di un articolo scritto da Panorama nel febbraio del 2005. Era il periodo di tensione in Rai per il suo programma “Realpolitik”.
Le frizioni con l’allora direttore generale di viale Mazzini, Flavio Cattaneo, che intendeva imbrigliare l’ex ragazzo della via Gluck, volendo sapere in anticipo gli interventi del suo programma. Ed ecco l’articolo sul clan, o meglio, sulla famiglia Celentano. “Ritratto di famiglia in un inferno”, già solo dal titolo si poteva intuire il taglio. Si elencavano i presunti dissapori tra l’Adriano nazionale e la moglie, anche lei presente ieri, Claudia Mori. I presunti rapporti burrascosi con i suoi tre figli.
Per convincere il giudice della bontà della sua querela, Celentano è costretto a ripercorrere la sua vita più intima, perfino scendere nei dettagli sulla sua religiosità. “Fra me e Claudia c’è sempre stato amore, abbiamo attraversato una crisi, 20 o forse 30 anni fa”. Tutta “colpa di una storia con Ornella Muti, quando i fotografi ci seguivano dappertutto”.
Nonostante “una vita lunga – gli ha fatto eco la Mori – questa famiglia sta ancora insieme”. Solido il loro amore, come quello per i tre figli Rosita, Giacomo e Rosalinda: “Ci sono stati contrasti, singole frasi in un colloquio d’amore continuo tra me, Claudia e loro”, ha aggiunto Adriano. Dei figli è “orgoglioso. Credo di essere riuscito fin da quando erano piccoli – ha spiegato – a infondere in loro un senso di religiosità, i valori cristiani”.
A un certo punto della testimonianza, Celentano viene interrotto dall’avvocato Gian Piero Biancolella, difensore del settimanale. Il legale legge “sette righe”, dell’articolo incriminato, chiedendo se sul punto ci sia qualcosa di non vero. Nell’articolo si citano le aspirazioni del figlio Giacomo, “ex commesso, ex un po’ di tutto”, con l’aspirazione di diventare prete. Il molleggiato, sul punto, non nega, anzi, rivela di aver appreso le intenzioni del figlio di buon occhio, “sarebbe stata una cosa bella”.
Celentano ha anche ricostruito in aula la gestazione di Rockpolitik, il programma andato in onda nel settembre del 2005 dopo una serie di polemiche. “Doveva andare in onda in aprile. Alla Rai però non sapevano nè i contenuti nè il nome. Forse non sapevo neppure io che programma sarebbe stato – ha scherzato – . Poi quando l’ho battezzato Rockpolitik hanno tentato di rimandarlo all’infinito”. Nessun margine nemmeno sul Festival di Sanremo. Nel 2004 ci andò a sorpresa “solo per un favore personale a Tony Renis”, dopo “15 chiamate in 24 ore della dirigenza Rai. Ora ci andrei solo per organizzarlo e distruggerlo definitivamente”, ha affermato.
“Ma lei ha ricevuto un danno morale da questo articolo?”, gli ha chiesto a più riprese il giudice monocratico Gaetana Rispoli. “Eh, beh, direi di si”, anche se nelle sue parole successive, quella querela Celentano dice di averla fatta per la “gente”, la “gente”, una parola che ha usato a ripetizione. Perché la “gente”, non deve ricevere messaggi non veri.
All’uscita, anche una battuta sul primo cittadino di Milano, Letizia Moratti, dopo le polemiche sui grattacieli dell’Expo. “Mi è pure simpatica quando fa delle battute. Io mi preoccupo di quello che può fare un sindaco, a prescindere che sia la Moratti o un altro”.
30/04/2008 – La Repubblica