Intervista a Bruno Gambarotta sul Fatto Quotidiano
Nell’edizione odierna del “Fatto Quotidiano“, c’è una lunga intervista a Bruno Gambarotta, a firma di Malcom Pagani. Si parla molto di Adriano e qui di seguito ne riportiamo la parte che lo riguarda:
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Altro cane sciolto, Celentano. Con Adriano avete collaborato a lungo. Anche in video.
Per puro caso, un’altra volta. In azienda mi dissero che avevano bisogno di una figura di raccordo, qualcuno che ne monitorasse le bizzarrie e gli spiegasse le esigenze della produzione.
Il primo Fantastico di Celentano nacque per un’urgenza interna. Berlusconi aveva depredato la Rai e portato a Cologno Monzese il meglio delle risorse di Viale Mazzini. Si doveva rispondere. Per condurlo si pensò sia ad Arbore che a Celentano, poi prevalse Adriano nella convinzione che avrebbe gestito meglio una messa cantata legata anche agli sponsor e alla Lotteria.
Lei e gli altri autori, ai tempi di Svalutation, passavate intere giornate nella Villa di Galbiate.
L’aveva disegnata e costruita lui in assoluto segreto. Una sorta di Trullo tagliato in orizzontale e disossato in cerchi. Ci viveva isolato con Claudia, leggendo giornali e osservando tg. Adriano sarebbe uno straordinario narratore, ma certe storie purtroppo non le racconta: ‘Devono rimanere tra noi, in famiglia’.
Lei fa parte della famiglia?
Adriano è un animale territoriale. Si lega al dito le cose. La sua biografia è piena di persone che hanno goduto della sua amicizia e a un dato punto si sono ritrovate negli scomodi panni del traditore. O sei con lui o sei contro di lui e se non se con lui, sei un cretino. Anche per questo tendeva a fare del casa-ufficio la sua filosofia. In una redazione neutra si sarebbe trovato a disagio.
A Galbiate invece, quando c’era una divergenza, Adriano si alzava e se ne andava. Spesso a dormire. Lo faceva anche nelle pause dei programmi: ‘Io e Bruno andiamo a ripassare il copione’. Si chiudeva con me in roulotte, faceva scattare la luce rossa e si sdraiava per un’ora. Fuori, gli autori, erano disperati. Ma Adriano improvvisava, non aveva l’ansia del perfezionista, di chi deve sapere ogni cosa a menadito dell’interlocutore come Fazio, Baudo o Costanzo.
Lei e Celentano avete mai litigato?
Con lui mi sono soprattutto divertito, ma Adriano aveva le sue esigenze e quelle degli altri spesso erano meno importanti. Una volta mi convocò per una sessione di prove alle 10 del mattino. Si presentò tardi. Fuori calava la nebbia. Tornai in piena notte a Torino, stravolto, con gli occhi sulla striscia dell’autostrada. Mi arrabbiai.
E le storie divertenti di cui parlava?
Ce n’è una risalente ai tempi in cui acquistò la villa. Diede incarico a un geometra di comprare gli ettari necessari a non esser disturbato e si raccomandò di non fare a nessuno il suo nome. ‘Altrimenti le cifre lievitano’. ‘Fino a quando non impiantiamo il cantiere però – concesse al geometra – dica pure ai contadini che possono continuare a coltivare’.
La domenica andava in perlustrazione e si godeva il panorama. Un giorno si affaccia e vede un orto splendido. Si avvicina. Investe il contadino di complimenti: ‘Fa proprio bene a fare quel che fa’. E quello: ‘E faccio bene sì, qui è tutto mio’. Il geometra aveva toppato e con ogni evidenza, si era dimenticato di quel centrale pezzo di terreno. Adriano sbiancò e con consumata pausa d’attore continuò a parlare come se niente fosse: ‘Me lo venderebbe?’.
E il contadino?
Annuì. Poi si chinò e iniziò a sollevare la terra con le mani. ‘Glielo vendo, ma a patto che lo copra tutto con biglietti da centomila’. Quella dimenticanza, Adriano la strapagò.
E perché mai Celentano non vorrebbe raccontare questa cosa?
Teme che una storiella così o il racconto epico delle sue partite a poker possano sminuirne la figura. Ha paura che la gente possa considerarlo tutt’a un tratto umano e non marziano. Ma si sbaglia. Trionferebbe e starebbe finalmente simpatico a tutti. Forse il punto è proprio quello. Non gli va. È fatto così.
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23/09/2014 – Il Fatto Quotidiano