A dieci anni dalla scomparsa, il più grande tributo mai realizzato nella storia della musica italiana
ROMA
Un compendio culturale senza precedenti nella storia della musica italiana: l’uscita, il 13 novembre in tutti i negozi di dischi e in digital download, del tributo a Giorgio Gaber “…io ci sono”.
L’ha realizzato la Fondazione Gaber, il titolo dell’album è il verso finale del brano «Io come persona», la sintesi migliore per dare il senso di questo progetto. Un triplo cd con il contributo di ben 50 artisti, a partire da Adriano Celentano. L’album si apre con «Ciao ti dirò», la prima canzone incisa da Gaber nel 1958 e, fatalmente, l’ultima cantata dal vivo con Celentano nel 2001.
Il viaggio nel mondo musicale di Gaber parte proprio da dove l’artista ci ha lasciati, con l’unica interpretazione insieme all’amico Celentano, che dà il via alla straordinaria sequenza: dagli inizi, caratterizzati da una dimensione più popolare, ai momenti più significativi del Teatro Canzone, fino all’ultima fase che lo ha consacrato come protagonista della cultura italiana.
Il triplo cd raccoglie le migliori interpretazioni che i più grandi nomi della musica italiana hanno dedicato a Giorgio Gaber nel corso di questi dieci anni. I cinquanta artisti interpretano ognuno un brano diverso, ripercorrendo in successione temporale la carriera gaberiana che racconta, divertendo ed emozionando, la storia del nostro Paese. Dal 1958 al 2003, cinquanta brani che fanno la storia di una carriera unica, restaurati, arrangiati, prodotti e risuonati dai più grandi artisti del panorama musicale.
La figlia di Gaber, Dalia Gaberscik, dichiara: «Siamo felicissimi e davvero soddisfatti del risultato. L’obiettivo della Fondazione è sempre stato quello di divulgare il suo lavoro. Questo triplo cd, grazie soprattutto ai nomi che vi hanno partecipato, rappresenta un’ottima occasione per far conoscere Gaber alle nuove generazioni».
I 50 artisti che si sentono eseguire brani nel disco sono Adriano Celentano, Renzo Arbore, Claudio Baglioni, Roberto Vecchioni, Enzo Jannacci, Massimo Ranieri, Dente, Lucio Dalla, Marco Morandi, J-AX, Paolo Jannacci, Daniele Silvestri, Cesare Cremonini, Baustelle, Sergio Cammariere, Gigi D’Alessio, Emma, Enrico Ruggeri, Gianni Morandi, Luca Barbarossa, Nada, Cristiano De André, Jovanotti, Ornella Vanoni, Max Pezzali, Eugenio Finardi, PFM, Davide Van De Sfroos, Ivano Fossati, Gianna Nannini, Morgan, Biagio Antonacci, Mietta, Luciano Ligabue, Patti Smith, Gian Piero Alloisio, Paola Turci, Marco Mengoni, Negramaro, Syria, Samuele Bersani, Noemi, Andrea Mirò, Rossana Casale, Articolo 31, Franco Battiato, Mario Biondi, Mango, Laura Pausini, Pacifico.
Oltre alla versione standard di “…io ci sono”, sarà disponibile una versione Deluxe, una preziosa confezione in tiratura limitata e numerata. Il triplo CD contenente i 50 brani (presenti anche nella versione Standard) si arricchisce di 3 tracce esclusive: Roberto Cacciapaglia con «Non arrossire», Ron con «Quando sarò capace d’amare» e Mina con «Lo shampoo». È presente anche un libro che propone un approfondimento del lavoro gaberiano attraverso le parole di Vincenzo Mollica, Salvatore Veca e Michele Serra, e che raccoglie i testi dei 50 brani contenuti nel disco, oltre ad un compendio della discografia di Gaber.
Sempre nella confezione Deluxe vi sono una poesia dedicata a Gaber scritta da Renato Zero e 3 rare fotografie, realizzate per l’occasione in formato speciale: il primo scatto è di Luigi Ciminaghi (1968); il secondo è di Andrea Scanzi (1991) e il terzo è di Guido Harari (1993). Completano la Deluxe 2 DVD realizzati con materiali inediti curati per la Fondazione Gaber da Andrea Pedrinelli: «Secondo me Giorgio Gaber», con frammenti di interviste inedite dei 50 artisti presenti nell’album; «Inediti e rarità» che contiene una selezione di filmati amatoriali per la prima volta, messi a disposizione dalla Fondazione e che costituiscono una vera e propria «chicca» per il pubblico gaberiano. Brani come «Mi fa male il mondo» e «E tu stato» vengono proposti infatti per la prima volta in versione video.
07/11/2012 – La Stampa