ROMA – «La libertà di espressione non è un microfono aperto. Non è dire tutto come e quando mi pare». Lucia Annunziata, ex presidente «di garanzia» della Rai in quota centrosinistra, sul caso Celentano affronta contromano la corrente generale dell’Unione che difende a spada tratta la «totale autonomia» del Molleggiato. Per Annunziata ha ragione Fabrizio Del Noce, direttore di Raiuno di area berlusconiana, a suo tempo avversario della Annunziata-presidente, soprattutto nelle settimane del festival di Sanremo affidato a Tony Renis. Sostiene l’ex presidente Rai: «Mi riconosco nelle parole di Carlo Rognoni. Essere informati non significa censurare ma essere consapevoli e pronti a prendersi le proprie responsabilità. Perché la responsabilità editoriale esiste. Un direttore ha l’onere di scegliere la linea del prodotto che dirige e di decidere, a suo ultimo e definitivo giudizio, ciò che va bene e non va bene. Qui parliamo di un pilastro della libertà di stampa che non può essere usato solo quando fa comodo».
In che senso, Annunziata? «Facciamo un esempio. Per Furio Colombo sì e per Fabrizio Del Noce no? Colombo ha giustamente difeso la sua libertà editoriale a L’Unità e si è assunto le proprie responsabilità andandosene. Del Noce rivendica il suo diritto-dovere di controllo sul prodotto destinato alla trasmissione, magari per poi affrontare le conseguenze. Dov’è la differenza?»
Per avvalorare la sua tesi propone un’ipotesi per il dopo-elezioni: «Mettiamo una Raiuno affidata domani a un direttore del centrosinistra. E se la destra chiedesse, invocando il precedente Celentano, di non mettere bocca in un programma, magari condotto da un Giovanni Masotti? Io chiedo alla sinistra. Esistono o no regole uguali per tutti? Berlusconi è stato attaccato, per me giustamente, proprio per aver violato le regole di mercato e della libertà editoriale altrui. Se la sinistra oggi vuole rivendicarla, quella libertà editoriale, deve essere il garante dei diritti-doveri di tutti. Incluso, in questo caso, Fabrizio Del Noce».
Significa che il contratto firmato dall’ex direttore Flavio Cattaneo con Adriano Celentano è sbagliato nella sostanza, ovvero nella parte in cui si assicura piena libertà al cantante? «No. Cattaneo ha fatto benissimo a firmarlo. Ma nella “totale libertà” di Celentano dovrebbe essere inclusa l’interazione con il direttore di rete, che era e resta l’ultimo responsabile di una linea editoriale. Se cancelliamo questo passaggio essenziale, allora mandiamo a casa tutti i direttori».
Ma la sinistra, ora, con la presidenza Petruccioli, fa sentire la sua voce in Rai… «Bene. Allora produciamo buon giornalismo, buon intrattenimento. E buona satira… so che qualcuno riderà. Ma per “buona satira” intendo quella che non viene usata per diffondere sospetti sulle persone». Il caso Raiot della Guzzanti no, non è ancora svanito…
Paolo Conti
13/10/2005 – Corriere della Sera