Forse alcuni non se ne sono accorti, ma il 2005 è l’anno delle relazioni culturali Italia – Russia.
Oltre a una serie di convegni specialistici, alle mostre come quella conclusasi il febbraio scorso presso le Scuderie del Quirinale di Roma (dedicata a un confronto tra arte nostrana e russa e intitolata Da Giotto a Malevich) poi trasferita in territorio russo, vale la pena sottolineare alcuni fenomeni forse un pò collaterali delle relazioni tra i due paesi.
Se Adriano Celentano è una star da noi, lo è ancor di più nel vasto paese che unisce l’Europa all’Asia, dove tutti conoscono le sue canzoni e dove in molti in seconda serata si rallegrano nella visione dei suoi film con Renato Pozzetto ed Eleonora Giorgi o Ornella Muti, che all’italiano medio invece riecheggiano il fasto sconsiderato degli anni Ottanta (potete immaginare la sensazione contraddittoria che si prova sentendo il tutto doppiato in russo e recitato da un’unica voce, mentre resta in sottofondo l’audio italiano con le battute in accento lombardo…).
Meno divertente e più interessante è invece il caso del film russo presentato a concorrere agli Oscar di quest’anno, intitolato Italian. Questo lungometraggio di cui è autore il giovane regista Sergej Kravchjuk racconta infatti la storia di un bimbo di sei anni che vive in un orfanotrofio e sta per essere adottato da una famiglia italiana.
04/07/2007 – Samovar: sorsi di cultura russa (http://samovar.blogosfere.it)