Marco De Vincenzo veste Le Migliori
Vestire Mina – la più inafferrabile delle cantanti italiane – non è da tutti. Vestirla sulla copertina di un album realizzato in coppia con Adriano Celentano, poi, è davvero un evento. Un’impresa riuscita al talentuoso stilista. Anche se solo virtualmente.
A 18 anni di distanza dal clamoroso successo di Mina Celentano, i due mostri sacri della musica italiana tornano a deliziare i loro fan. Anticipato dal singolo Amami Amami, uscirà nei negozi l’11 novembre l’atteso Le Migliori, nuovo album di brani inediti della leggendaria e inscalfibile coppia d’oro.
Se un buon libro si può riconoscere già dalla copertina, allora da questo album possiamo aspettarci grandissime cose. Perché la cover pensata dal fotografo e artista Mauro Balletti – da tanti anni «curatore» della geniale immagine di Mina – lascia presagire davvero il meglio. In una strada qualsiasi di città, 4 esili figure femminili posano in outfit coloratissimi ed eccentrici, guardando quasi con aria di sfida nell’obiettivo.
Subito riconosciamo il volto di Mina in due delle colorate ragazze. Ma, immediatamente dopo, con sorpresa scopriamo nelle altre due i tratti del viso di Adriano Celentano. Ispirato «dall’eleganza ironica di Anna Piaggi», come lui stesso ci ha raccontato – Balletti mette in scena un divertito quadretto dove a dialogare con i volti dei leggendari cantanti sono abiti e accessori più che bizzarri.
E così, tra i vintage Ferré, Kenzo e Ungaro, spiccano – indossate dalla Mina virtuale – le recenti creazioni di uno dei migliori (e non è solo per parafrasare il titolo dell’album) stilisti italiani di oggi: Marco De Vincenzo.
Come è nata questa collaborazione?
«Sapevo che erano stati richiesti dei miei capi per l’album, ma il risultato è stato davvero una sorpresa anche per me. Non c’è stata una vera e propria collaborazione sull’aspetto creativo, il mio contributo si è limitato nel fornire gli abiti della sfilata».
E lei quali aspettative aveva?
«Beh, con una coppia del genere era lecito aspettarsi davvero di tutto. L’ultima volta che hanno lavorato assieme si sono trasformati in Paperino e Paperina… Io mi sono lasciato andare, ho dato quello che mi è stato chiesto e ho aspettato di godermi la sorpresa».
E quando ha visto la copertina?
«Il risultato è al di sopra di qualsiasi mia aspettativa: mi è piaciuto moltissimo. È forte, divertente. E poi credo che questo tipo di massimalismo un po’ folle sia molto reale e molto giusto, in questo preciso momento. La moda riconosce nel loro travestimento un trend molto attuale e molto contemporaneo. Forse meno il pubblico che comprerà il cd».
In che senso attuale?
«Alla moda in genere, e anche a me in particolare, in questo momento interessa questo stile così caricato, eccessivo… più che vestirsi ci si traveste, appunto. Quest’estetica esprime una confusione che è moto attuale. Per la moda, ma non solo. Questa copertina è come se fosse un’istantanea della moda contemporanea: un grande calderone con tanti punti di domanda. Io non so dove stia andando la moda, ma so che questo fermento, questo cambiare le regole sono molto stimolanti».
Vestire una star deve essere una bella emozione, ma non nuova. Vestirne una virtualmente, invece… beh, credo sia una sensazione del tutto inedita per lei.
«In questo caso mi sono trovato a fare parte di un processo totalmente virtuale, senza conoscere lei, senza parlarci, senza averci davvero a che fare. Mina è un personaggio unico, forse a livello mondiale, per quello che ha fatto e per come l’ha fatto anche negli anni della sua “assenza” pubblica. Eppure mi sono sentito legato a questo progetto in modo così concreto, che anche l’emozione che ho provato è stata del tutto nuova per me. Per me è stata come una piccola medaglietta da appuntarmi sul petto».
Mauro Balletti, autore del progetto, è un grande artista. Anche nel contributo che ha dato nel creare l’immagine più recente di Mina.
«Assolutamente. Ha sempre fatto un lavoro splendido, ma questa volta ancora di più. Non riesco a smettere di guardare quest’immagine!».
Era un fan di Mina già da prima?
«Certo, seguo la sua ricerca musicale anche più recente, e devo dire che mi piace molto».
Parafrasando il titolo dell’album, quale è, secondo lei, “la migliore” canzone di Mina?
«Andando sul classico Se telefonando. Ma amo molto anche le sue cover. E, tra i brani più recenti, amo Adesso è facile, cantata in duetto con Manuel Agnelli».
Facciamo un gioco, sognamo. Se Mina decidesse di tornare a esibirsi live, o in tv, e chiedesse a lei di vestirla, lei che cosa escogiterebbe?
«Una domanda complicata. Per anni Mina è stata identificata con il suo volto, lo sguardo, ii capelli pettinati in una lunga treccia. Io l’ho idealizzata, così, in questi tratti. Per cui, forse, mi divertirei a collaborare con un parrucchiere per giocare e creare qualcosa coi suoi capelli. La lascerei vestita come veste sempre, aggiungendo forse qualche accessorio d’impatto e focalizzandomi sul suo incredibile viso».
Lei ha una caratteristica unica: è amato dalla parte più “colta” della stampa, in grado di capire un concetto anche dietro a un vestito, ma veste anche personaggi della cultura popolare. Nel suo cv una presentatrice di Sanremo, Virginia Raffaele, e ultimamente Giorgia, allo scorso live di X Factor. Come riesce a stare in equilibrio tra questi due estremi?
«C’è un aspetto molto pop in me, che le persone non conoscono perché sono molto timido. Effettivamente ho due anime: mi piace ricercare in continuazione qualcosa che sia nuovo, ma amo anche la cultura popolare, che è l’espressione più reale di ciò che ci circonda. Sono elitario, come tutti, riguardo a quelli che sono i miei gusti, ma mi piace molto avere a che fare con personaggi dalla popolarità enorme, come Virginia al Festival. La mia ricerca, in quel caso, si è dovuta e voluta ricordare di essere in prima serata su Rai Uno davanti a più di 10 milioni di persone. Non voglio essere lo stilista che si chiude nella sua bolla. Penso che la moda dovrebbe aprirsi un po’ di più, e tornare a educare il gusto in un modo leggero, divertente, non dittatoriale. Sarebbe bellissimo tornare a portare la moda più vicina alla gente, senza snaturarla in quanto forma d’arte».
07/11/2016 – VanityFair.it