La showgirl racconta i suoi malumori con la produzione del Molleggiato
di Maria Volpe
Dicono che Michelle rida sempre. In realtà sorride sempre perché ha chiare le priorità della vita, adesso. E perché ha coltivato una profondità dell’anima, forse non del tutto prevedibile 20 anni fa. Oggi è risolta. Serena, irrequieta il giusto. Alla ricerca di nuovi stimoli.
Ha lasciato lo show di «Adrian» su Canale 5. Perché?
«Sono una grande fan di Adriano e continuerò a stimarlo come artista. Io ci avevo creduto tanto in quel progetto. Quando mi hanno cercato per i live sono corsa per Celentano. Ma è stata un’occasione persa. Mi dispiace anche tanto per Mediaset, per l’investimento di soldi. Lo dico da imprenditrice. Ma è stato impossibile lavorare in quelle condizioni in cui nessuno sapeva cosa fare».
Cosa è davvero accaduto?
«Aspettavamo ore e ore, girovagando per lo studio, attendendo che arrivasse Celentano. Nel frattempo nessuno poteva prendere alcuna decisione. Un giorno finalmente l’ho visto, gli ho detto “Adriano il pubblico vuole te, non la tua assenza. I fan amano te”. Non c’è stato nulla da fare. Così ho deciso di andarmene. Con il senno di poi ho fatto assolutamente la scelta giusta. Visto anche il cartone.».
Che intende: non aveva visto il cartone prima di prendere parte al progetto? E cosa c’era di sconveniente?
«Assolutamente no, non ci è stato mostrato il cartone. L’ho visto da casa. C’è un momento in cui il protagonista (Celentano), in versione supereroe, salva due ragazze, molto sexy, che sono state aggredite da un gruppo di malviventi che hanno cercato di stuprarle. Si rivolge loro e dice: “Se aveste bevuto qualche bicchierino in meno forse avreste evitato l’increscioso approccio con quei tipi loschi”. Sinceramente quella scena mi ha raggelato. Io sono Presidente di un’Associazione, Doppia Difesa, che difende le donne e il primo messaggio che diamo è che le vittime di violenza non devono mai sentirsi in colpa per nulla, per nessun motivo. Il mio ruolo e i miei valori sono incompatibili con messaggi di questo tipo. E mi riferisco esclusivamente al cartone non al live».
[…]
20/02/2019 – Corriere della Sera (www.corriere.it)