In arrivo la raccolta dei brani pubblicati insieme dai due artisti, un milione e mezzo di copie vendute in coppia. In più una canzone non utilizzata all’epoca e incisa ora dai rispettivi luoghi di ritiro: Galbiate per lui, il Canton Ticino per lei
di Luigi Bolognini
Quando metti assieme due gioiose macchine da guerra canore come Mina e Celentano potrebbe succedere di tutto. Ed è già successo: circa un milione e mezzo di copie vendute dei due album in cui hanno ufficialmente collaborato, MinaCelentano del 1998 e Le migliori del 2016. Che ora (il 26 novembre, poi il 10 dicembre in box deluxe) escono in un unico cofanetto che fuori non brilla per originalità né nel titolo (MinaCelentano – The complete recordings) né nella grafica (tutto bianco).
Dentro però ci sono la chicca di diverse magnifiche fotografie dell’epoca, in sala incisione, dove i due appaiono felici e sorridenti, bellissimi, e un – bel – singolo inedito, Niente è andato perso, di Fabio Ilacqua, scartato cinque anni fa e inciso per l’occasione dai due. Stavolta, però ognuno ha agito a distanza, nella propria tana artistica e biografica, Galbiate per lui, e Lugano per lei: non ci sono stati gli incontri di persona del passato nella sala incisione di Mina in Canton Ticino.
Motivi contingenti e virali, null’altro, i due si amano e si stimano da sempre, “erano ragazzini quando giravano le discoteche a fine anni Cinquanta cantando Gene Vincent ed Elvis Presley – sorride Massimiliano Pani, di Mina braccio destro e soprattutto figlio – poi hanno fatto pochi ma memorabili duetti in Rai, che spesso vengono riproposti nelle trasmissioni d’archivio, e in generale hanno avuto carriere diversissime. Quando è nata l’idea di un disco assieme non hanno avuto dubbi: niente grandi successi, niente classici, solo per Mina quelle indispensabili sarebbero state 48. Tutte e solo canzoni nuove”. Il risultato fu artisticamente altalenante: accanto a un immediato classico come Acqua e sale degli Audio 2 c’era materiale di ben minore qualità (una per tutte Dolly, di Celentano, che guarda caso in questo doppio non c’è). Ma il pubblico letteralmente impazzì per il disco del 1998, oltre un milione di copie vendute anche perché si percepiva benissimo lo spirito di divertimento dei due, disegnati da paperi disneyani, “erano dei giocherelloni dallo spirito forte”, racconta Claudia Mori, moglie di Celentano.
Già, perché a rendere unica la presentazione del disco c’è anche il fatto che, su due interpreti, non ce n’è presente uno solo. Impossibile aspettarsi diversamente, data la ritrosia di Celentano, e non parliamo di quella di Mina, sparita dalla vita pubblica dal 1978. Ma insomma un po’ di effetto lo fa sempre. Specie considerato che i due poi sono tutt’altro che orsi, se vogliono: “Quando incisero a Lugano – ricorda Pani – l’atmosfera era professionale, ma ridanciana. Iniziavano sempre con le canzoni che avevano fatto in balera, tutte a memoria. Ma non le abbiamo registrate. Solo Adriano voleva fare delle riprese con una sua piccola telecamera. Mina si oppose, e lui allora chiese di poterle fare tenendo spente le luci, al buio totale. Non si smentisce mai”. Non si smentisce mai, Celentano, neppure per il futuro: “Ha in mente tante cose – rivela Claudia Mori – Per la musica, è lì che smanetta in sala incisione e mette ordine sul suo computer, mi dice. Per la tv ha delle idee, dipende se gliela faranno fare. Ma teme un po’ la censura che ha subìto dai tempi di Rockpolitik. E poi per fare una trasmissione tv bisogna essere in due, ci vuole anche un editore. Che comunque è la Rai”. Si vedrà. Va anche detto che il buco nell’acqua di Adrian, cartone animato e trasmissione su Mediaset, è ancora un gorgo. Quanto a Mina, la raccolta sostituisce, per quest’anno, il suo classico disco di Natale. E c’è sempre, che aleggia come un’ipotesi di quarto grado, la direzione artistica di Sanremo: “Il nome era uscito ai tempi, non da noi – dice Pani – A qualunque giornalista mi telefonasse ho detto che lei lo avrebbe fatto, ovviamente, avendo pieni poteri decisionali sulle canzoni, senza subire pressioni esterne. Ma la Rai non ha mai chiamato”.
24/11/2021 – La Repubblica