Moratti sindaco, quel 52% che vale molto di più
(Velino) – Letizia Moratti ha vinto, nonostante tutto e malgrado tutto. Il risultato finale e’ un 52 per cento alla “signora” contro l’ex prefetto Bruno Ferrante, che si ferma al 47 per cento. Ma vista la percentuale dei votanti, quasi crollata rispetto alle ultime politiche del 9 aprile e in regresso anche rispetto alle precedenti comunali, la percentuale di Letizia Moratti vale molto di piu’. Ed e’ questo che tocca con mano oggi tutta la “sparpagliata” truppa del centrosinistra, dove gia’ cominciano a venire a galla tutte le contraddizioni e i probabili “regolamenti di conto” che sono stati rinviati in questi mesi di continuo suicidio. La vittoria di Letizia Moratti ad alcuni sembra una riconferma quasi scontata, ma non e’ affatto vero. Il centrodestra negli ultimi dieci anni ha fatto di tutto per perdere le elezioni comunali di Palazzo Marino, soprattutto dopo l’ultimo anno di Gabriele Albertini. Occorre aggiungere la volatilita’ dell’elettorato del centrodestra, che si mobilita solo in grandi occasioni, ma che domenica e lunedi’, particolarmente nelle zone del centro di Milano, e’ andato in “vacanza”. È quello stesso elettorato che, spaventato dal “governo delle tasse” il 9 aprile, aveva risposto in modo massiccio all’appello di Silvio Berlusconi.
I piu’ attenti osservatori di centrosinistra, come l’ex segretario della Camera del Lavoro, Renato Panzeri, il post-comunista ex vicesindaco Luigi Corbani, il segretario de “I socialisti” Nuccio Abbondanza concordano nel dire che “la questione settentrionale e’ piu’ che mai aperta, probabilmente si sta aggravando”. Del resto, lo stesso Romano Prodi qualche frase in piu’ l’aveva spesa anche lui giovedi’ scorso a Milano, nella sua visita per lanciare la corsa di Ferrante: “Non si governa il Paese senza Milano”. È una vecchia frase, che ripetevano spesso politici ben piu’ lucidi e navigati come Albertino Marcora e Bettino Craxi. E il nocciolo della questione rimane aperto. La quasi post-industriale Torino puo’ seguire il bravo sindaco Sergio Chiamparino, Roma puo’ ribattezzare Walter Veltroni, Napoli puo’ consolare Rosa Russo Iervolino, ma a Milano (citta’ che con la provincia fa il 10 per cento del pil nazionale) il centrosinistra non passa, neppure con un nuovo presidente del Consiglio, neppure in periodo di pre-vacanze estive, nemmeno dopo dieci anni di basso profilo politico amministrativo, neppure nella litigiosita’ di un centrodestra dove avanza solamente Forza Italia: 32 per cento in citta’, primo partito anche rispetto alle aggregazioni ulivesche. Del resto, tutto il panorama elettorale del Nord, se si fa eccezione per Torino, e’ in controtendenza rispetto al governo nazionale.
È vero che a Milano il centrosinistra aveva, a un certo punto, quasi in pugno la partita in questi mesi. La “carica” su Milano era cominciata a settembre del 2005 con il Festival nazionale dell’Unita’ (fatto che non si verificava da mezzo secolo) e con il lancio di un riformista come Umberto Veronesi alla candidatura di sindaco. Poi il centrosinistra ha dimostrato tutte le sue contraddizioni, con diessini e margheritini che ponevano sbarramenti e paletti. Con il vecchio giustizialismo che si affacciava come all’inizio degli anni Novanta. Quindi la sorpresa di Dario Fo, con l’appoggio televisivo di Adriano Celentano. Infine i grandi banchieri che sfilavano in bella vista alle “primarie” dell’Unione e riuscivano a digerire anche i “centri sociali”, i no-global e i no-tav, cercando di mettersi nelle mani di un super mediatore, niente meno che l’ex prefetto.
Letizia Moratti e’ scesa in campo, con grande determinazione e umilta’, ai primi di dicembre. Ha lavorato duramente nelle periferie, ha rifatto il look a un centrodestra sbiadito, ha considerato le defezioni inevitabili di un elettorato che diffida da un secolo della politica e sapeva da sempre di doversi giocare tutto al primo turno. La “signora” ha pescato benissimo al centro e nella tradizione riformista di Milano. Ha misurato una corsa con grande abilita’, staccando il rivale di un bel pacco di voti. Oggi Letizia Moratti puo’ prendersi la rivincita per quello che le e’ stato riservato in quanto ex ministro dell’Istruzione. Puo’ prendersi la rivincita per le incivili contestazioni del 25 Aprile e del 1 Maggio. Puo’ anche dare una sveglia al centrodestra, al Polo, in nome di una citta’ che, se diffida della politica, rispetta tradizione, buona amministrazione, competenza e modernita’. La storia non si ripete mai. Pero’ e’ bene ricordare che nel 1976, quando il compromesso storico dilagava in tutto il Belpaese, Bettino Craxi, da Milano, rispose con una classica giunta di centrosinistra (quello di allora) e con una collaborazione con i “miglioristi” dell’allora Pci. Chissa’ che questa volta la storia non si ripeta e qualcuno la sappia bene interpretare. Dopo il 1976, il compromesso storico salto’ letteralmente per aria.
31/05/2006 – Il Legno Storto (Quotidiano)