ROMA – E’ morto oggi all’eta’ di 83 anni a Vigevano Vito Pallavicini, paroliere di ‘Azzurro’, uno dei successi piu’ noti di Adriano Celentano, che firmo’ con Paolo Conte. Tra le canzoni piu’ celebri che ha scritto, anche ‘Mille bolle blu’ di Mina e ‘Io che non vivo’ di Pino Donaggio. I funerali di Vito Pallavicini probabilmente si terranno sabato mattina nel Duomo di Vigevano.
”Avete saputo? Vito ha scritto la sua ultima canzone…”. E’ stato il genero dell’ artista, Roberto Nulli, a dare in serata l’annuncio della scomparsa di Pallavicini. Il compositore, nato il 21 aprile 1924 a Vigevano (Pavia), si e’ spento intorno alle 16,15 nel reparto di Rianimazione dell’ ospedale civile della citta’, dove era ricoverato da circa un mese per problemi polmonari. Nell’abitazione di piazza Sant’Ambrogio dove viveva Pallavicini con la moglie Fernanda, di 77 anni, le persiane restano chiuse. Davanti, in piazza Sant’Ambrogio nel pieno centro di Vigevano, c’e’ gia’ qualcuno che si avvicina per lasciare scritti e biglietti. Di scritti, il ‘paroliere della canzone’ (come era noto in citta’) ne ha lasciati cinquemila: parole a cui avevano dato la voce i piu’ grandi cantanti italiani da Lucio Battisti ad Adriano Celentano, da Mina a Caterina Caselli, e ancora Pino Donaggio, Albano e Fausto Leali. Centosedici canzoni: ”Dopo di me c’e’ il secondo autore italiano, che si ferma a 41”, ricordava con orgoglio. Per anni il paroliere vigevanese e’ stato il ‘re’ del Festival di Sanremo. Poi, quando la musica e la televisione ”hanno cominciato a non essere piu’ quelli di una volta”, l’autore si e’ dedicato soprattutto ad insegnare la sua poesia ai ragazzi delle scuole medie e superiori. Nel 2004, quando la televisione compi’ 50 anni, Vito Pallavicini accetto’ di ritrarre un album dei suoi ricordi di personaggi ed eventi sulle pagine del settimanale locale ‘L’informatore’, dove scrisse: ”Una volta esisteva il ‘Cielo in una stanza’. Adesso i primi in classifica dicono ‘Spalman, Spalman…’. Ma non si canta piu’. Si scarica da Internet e poi via. ‘Ascolta e getta’. Quando mi chiedono: ‘Ma tu non partecipi a Sanremo? rispondo’ No, perche’ una vecchia puttana non ritorna mai nei casini dove e’ stata…”.
CELENTANO, QUANDO SCRISSE ‘AZZURRO’
“Di quante cose abbiamo parlato io e Vito Pallavicini, non solo di ciò che riguardava il campo musicale in cui entrambi eravamo coinvolti, ma di qualunque cosa gli venisse in mente”. Così Adriano Celentano ricorda il paroliere di ‘Azzurro’, scomparso oggi. “Mi telefonava – racconta Celentano – e diceva: ‘Adriano – con la sua ‘r’ che gli mancava, però in modo diverso di come manca agli altri, per cui gli rendeva la parlata e l’aspetto originale e di una simpatia irresistibile – mi è venuta un’idea pazzesca, però dobbiamo vederci, perché te la devo spiegare di persona. Ho scritto il testo di una canzone su una musica di Paolo Conte che non puoi non incidere perché sarà l’inno degli italiani: Azzurro”. “Ricordo che era talmente eccitato che per convincermi avrebbe voluto chiedere, almeno solo per quella volta – dice ancora il Molleggiato – tre o quattro ‘r’ in prestito a qualcuno. Lui era così, quando si entusiasmava per una cosa in cui credeva diventava un bambino ed era in quel momento che capivi che l’idea era giusta. Era bello lavorare con lui, non solo per la sua invidiabile vena poetica – conclude Celentano – ma perché ogni volta era il ritrovarsi di due amici al bar”.
AL BANO, UN PILASTRO DELLA MUSICA LEGGERA
”Vito Pallavicini e’ stato un pilastro della musica leggera italiana: ha scritto tanti brani di grandissimo successo. Era un geniaccio: con Mogol ha dominato gli anni ’60 e ’70”. E’ il ricordo di Al Bano, per il quale Pallavicini ha firmato brani come Nel sole, Ragazzo che sorride, La siepe. ”La prima volta che lo incontrai, nel ’67, quarant’anni fa – dice Al Bano – mi colpi’ il fatto che un uomo gia’ di grande fama fosse di una semplicita’ disarmante e di una determinazione altrettanto disarmante. Non lo dimentichero”’.
FIRMO’ AZZURRO E IO CHE NON VIVO
Ecco il testo di Azzurro, scritto da Vito Pallavicini, messo in musica da Paolo Conte e interpretato dallo stesso Conte e da Adriano Celentano: Cerco l’estate tutto l’anno e all’improvviso eccola qua. Lei e’ partita per le spiagge e sono solo quassu’ in citta’, sento fischiare sopra i tetti un aeroplano che se ne va. Azzurro, il pomeriggio e’ troppo azzurro e lungo per me. Mi accorgo di non avere piu’ risorse, senza di te, e allora io quasi quasi prendo il treno e vengo, vengo da te, ma il treno dei desideri nei miei pensieri all’incontrario va. Sembra quand’ero all’oratorio, con tanto sole, tanti anni fa. Quelle domeniche da solo in un cortile, a passeggiar… ora mi annoio piu’ di allora, neanche un prete per chiacchierar… Cerco un po’ d’Africa in giardino, tra l’oleandro e il baobab, come facevo da bambino, ma qui c’e’ gente, non si puo’ piu’, stanno innaffiando le tue rose, non c’e’ il leone, chissa’ dov’e’…
Io che non vivo, scritta per Pino Donaggio, e’ stata tradotta in una cinquantina di lingue e ripresa anche da Elvis Presley, con il titolo You don’t have to say you love me; di Azzurro, tra i brani piu’ celebri di Adriano Celentano esiste una nutrita serie di cover: sono le dimensioni del successo di Vito Pallavicini, tra i piu’ grandi parolieri della musica italiana, morto oggi a Vigevano dove era nato il 22 aprile del 1924. Tra gli artisti con i quali Pallavicini ha collaborato, spiccano anche i nomi di Paolo Conte, Mina, Al Bano, Toto Cotugno, Caterina Caselli, Fausto Leali, Patty Pravo; Nicola Di Bari, Fred Bongusto, Betty Curtis, Milva, Edoardo Vianello, Tony Dallara. Numerosi i brani firmati da Pallavicini e approdati sul palco del Festival di Sanremo: nel 1961 Le mille bolle blu, interpretata da Mina e Jenny Luna; nel 1965 Io che non vivo, per Pino Donaggio e Jody Miller, ma anche Amici miei, cantata da Nicola Di Bari e Gene Pitney, Aspetta domani per Fred Bongusto e Kiki Dee, Invece no per Betty Curtis e Petula Clark. Nel 1966 firma con Pino Donaggio Una casa in cima al mondo, interpretata dallo stesso Donaggio e da Claudio Villa, Nessuno di voi (Milva-Richard Anthony), Parlami di te(Edoardo Vianello-Francoise Hardy), Lei mi aspetta (Nicola Di Bari-Gene Pitney). L’anno dopo e’ la volta di Sopra i tetti azzurri del mio pazzo amore (cantata da Domenico Modugno-Gidiuli). Nel 1968 firmera’ Deborah (Fausto Leali-Wilson Pickett); nel 1971 L’ultimo romantico (Pino Donaggio-Peppino Di Capri); nel 1973 La bandiera di sole (Fausto Leali); nel 1976 Volo AZ 504, interpretata dagli Albatros, che l’anno dopo canteranno Gran Premio, sempre di Pallavicini. Tra i testi del paroliere approdati all’Ariston anche Serenata, con cui Cotugno si e’ classificato al secondo posto nel 1984; Nostalgia canaglia, che tre anni dopo e’ valsa il terzo posto ad Al Bano e Romina; Cara terra mia, con cui nel 1989 i coniugi Carrisi si classificano ancora terzi. Tra gli altri brani celebri di Pallavicini, Tripoli 69 scritta per Patty Pravo; Nel sole per Al Bano; Insieme a te non ci sto piu’ per Caterina Caselli e soprattutto Azzurro del 1968. Del brano esiste addirittura una versione americana contemporanea alla prima uscita del singolo (Azzurro quick step cantata da Ken Dodd), oltre alle quelle di Gianni Nazzaro (1977), impreziosita da una prevedibile imitazione della voce di Celentano (idea ripresa poi da Fiorello), e ancora di Mino Reitano, dei Ricchi e Poveri, di Gianni Morandi e dei Milk and Coffee. Lo stesso Conte ha inciso quel suo antico capolavoro che persino Mina ha voluto rivisitare nel ’94 all’interno del suo album Si’ buana.
17/08/2007 – Ansa