Musica, lite sui premi a chi vende più dischi
Protesta di Caterina Caselli, Claudia Mori e Dori Ghezzi
ROMA – Per Antonello Venditti è stata «la prima volta in cui la musica ha una dignità». Tiziano Ferro, che in tv si vede poco, non è voluto mancare. Sembrava che la prima edizione dei Wind Music Award non scontentasse nessuno: premi agli artisti che hanno venduto più di 150 mila copie di album o 30 mila dvd negli ultimi 18 mesi. In effetti la platea del romano Auditorium Pio – dove lunedì si è registrata la serata, in onda giovedì 14 su Italia 1 – ha raccolto i big della canzone italiana: Ligabue, Elisa, Claudio Baglioni, Gianna Nannini, Biagio Antonacci, Gigi D’ Alessio, Nek e anche Laura Pausini in collegamento video. In platea c’ era il vicepremier e ministro dei Beni Culturali Francesco Rutelli che ha ritirato il premio alla carriera destinato a Ennio Morricone. Invece, ieri è arrivato l’ attacco con una lettera firmata da tre signore della musica: Dori Ghezzi, vedova di Fabrizio De André e presidente della fondazione a lui dedicata, Caterina Caselli (amministratore unico della SugarMusic, etichetta di Elisa) e Claudia Mori, moglie-manager di Adriano Celentano. L’ agguerrito trio bolla la serata come «una promozione commerciale televisiva dei telefonini» che non bada alla qualità della musica. Ferdinando Salzano di Friends&Partners e produttore esecutivo dell’ evento replica: «Il meccanismo scelto è inattaccabile, si basa sui dati di vendita forniti dalle discografiche. Non avrei voluto essere io stesso accusato di favoritismi, visto che rappresento alcuni cantanti italiani. È un riconoscimento per gli artisti ma anche per il pubblico che ha “votato”, comprando i dischi: una festa in tempi di crisi discografica fin troppo sbandierata. E ci tengo a sottolinearlo: sui dati di vendita nessuno ha barato. In platea l’ altra sera c’ erano persone che hanno venduto 500 mila copie, altro che 150 mila». Le canzoni sono state usate per promuovere telefonini? «Wind ha sostenuto questo progetto fino in fondo e dall’ inizio. Ha messo a disposizione un budget che non ci avrebbe dato nessuno, tantomeno Italia 1. Soltanto così siamo stati in grado di organizzare una serata incredibile che può soltanto aiutare il nostro settore. Solo per artisti, accompagnatori e musicisti ho prenotato 250 stanze d’ albergo. Ormai sono finiti i tempi delle vacche grasse: se le compagnie telefoniche vogliono investire nella musica utilizziamole e utilizziamole bene. E comunque, ci tengo a sottolineare che il nostro partner commerciale non ha preteso nessun diritto di sfruttamento multimediale». Salzano nega di aver emarginato le etichette indipendenti: «È vero, non ho parlato subito con le loro associazioni di categoria, però ho contattato la Sugar: fra tutte le discografiche più piccole, è l’ unica che vanta un’ artista, Elisa, con vendite che rispettano il meccanismo del premio. Ma poi ho proposto a queste stesse associazioni di salire sul palco dei Music Award, per dar loro la giusta visibilità. E ho pure suggerito di istituire un riconoscimento destinato alla qualità. Hanno rifiutato. Ne hanno fatto un problema di forma più che di sostanza». Ora Salzano già pensa ai Wind Music Award dell’ anno prossimo, con più di una novità: «Vorrei un’ Academy composta da giornalisti, radiofonici e cantanti. A loro sarà affidato il compito di dare riconoscimenti a chi non raggiunge vendite stratosferiche. Ho pure chiesto al direttore di Italia 1, Luca Tiraboschi, uno spazio per gli emergenti. Non è mai stata nostra intenzione dimenticare i piccoli laboratori e gli artigiani della musica».
Cesarale Sandra
10/06/2007 – Corriere della Sera