Nel ritorno al musicbusiness Celentano si dà al Negramaro
Esce il 29 novembre l’album con Jovanotti e Battiato: per ora una beguine rock e un po’ kitsch
“Non ti accorgevi di me”. Eccolo lì, Adriano Celentano, alle prese con la sua ultima, clamorosa impresa. La canzone che da oggi si ascolta nei luoghi deputati dell’etere e del web anticipa l’album di inediti previsto il 29 novembre prossimo: nel quale si contemplerà il Molleggiato alle prese con alcuni autori italiani contemporanei molto cool, come Jovanotti, Sangiorgi dei Negramaro e Franco Battiato, che acutamente l’Uomo avrà scelto come il più vivace e contemporaneo esponente della cosiddetta vecchia guardia cantautorale. Per intanto, “Non ti accorgevi di me” è firmata Sangiorgi: una sorta di beguine innervata di chitarre rock, con quella tipica aura un po’ kitsch che circonda la produzione dell’effervescente autore dei Negramaro. Canzone d’amore, interpretata con la consumata maestria dall’immarcescibile e ultrasettantenne (ma solo per l’anagrafe) ragazzo della via Gluck, prodotta benissimo e nelle corde di un Celentano che evoca la verve degli anni ‘60. Inaudito. Si torna da dove si era partiti: niente è più nuovo del déjà-vu, attualizzato e arricchito per servire il gusto contemporaneo.
Naturalmente, la curiosità generale è ora tutta proiettata sulle altre canzoni nuove; di sicuro ci saranno ulteriori autori inattesi, sui quali è inutile ora strologare. Ma sarà più che uno sfizio sentire ciò che Jovanotti è riuscito a inventarsi per il rappresentante del “vento della storia” (come lo stesso artista toscano ha scritto commentando entusiasta l’incontro con il Molleggiato nello studio di Michele Canova, dove è avvenuta la registrazione), e altrettanto interessante sarà ascoltare come Adriano interpreta Battiato, autore non facile per tutti gli interpreti.
Quel che è certo, è che Celentano è uscito disinvoltamente dall’impasse seguita all’abbandono del team con Mogol. Si è buttato sul ramo più fresco e di successo della musica italiana d’autore più appetita. Ricordiamo che “Dormi amore, la situazione non è buona” conteneva, oltre che l’ultima eredità mogoliana, pezzi di Tricarico, Consoli, Neffa nonchè dello stesso Jovanotti, evidentemente a questo punto l’autore preferito. L’ultimo disco era del 2007. Quattro anni sono un tempo buono per vivere, meditare e ringiovanire suggendo nuova linfa al vento della storia (oltre che andare indietro, la storia va anche avanti).
Marinella Venegoni
20/10/2011 – La Stampa