No di Del Noce all’imitazione di Papa Ratzinger, Celentano china la testa
La celentaneide è davvero un’odissea nello strazio. A far imbufalire Del Nox non è solo la presenza confermata dei tre epurati – Biagi-Santoro-Luttazzi – tre nomi che hanno avvelenato il sangue dello Gnomo di Arcore. Quando è venuto a sapere che il comico Maurizio Crozza aveva preparato per l’esordio di “RockPolitik” un’imitazione irridente del Papa-Ratzi, si sono completamente rotti i Pacs del direttore di Rai1. No, l’erede di San Pietro non si tocca. Il figliolo del filosofo cattolico Augusto Del Noce, una volta stabilizzati i neuroni, ha chiamato il nonno della via Gluck e l’ha convinto a fare un passo indietro: Crozza si sollazzerà con la parodia di George Bush.
Salvato il Pastore Tedesco, Del Nox – che non è mai stato d’accordo con le quattro puntate appaltate alle fantasie dell’Imperatore Adriano (il rapporto al’epoca fu ricucito da Kit Cat e da Alessio Gorla, capo delle risorse artistiche) – sta ora in stand-by. Ha dichiarato che si autosospende per la durata del programma, perché come direttore di rete ha la responsabilità civile e penale di ciò che va in onda e il Molle Agiato non intende metterlo al corrente di nulla e tantomeno sottoporgli i contenuti politici di uno show a rischio perché pre-elettorale.
Così le responsabilità delle celentanate finiranno martedì prossimo sulle spalle di Meocci e del CdA. E la grana delle grane è la presenza di Michele Santoro. E’ un eurodeputato? Oh yes, quindi senza la presenza di un politico di parte avversa l’ospitata di Santoro è una violazione della par condicio. E chi ha redatto il regolamento che regola le presenze dei politici in tv? L’allora capo della Vigilanza, alias Claudio Petruccioli. Ora presidente di viale Mazzini. Quindi martedì il Petruccio nostro sarà costretto a scendere in campo per cestinare la celentanata santorina.
(Come è successo a “Domenica In”, puntata scorsa: è saltata la presenza del ministro dell’Agricoltura Gianni Alè Manno per festeggiare il ritorno della “fiorentina” sulla tavola degli italiani; sarà per la prossima puntata perché, in collegamento da Firenze, verrà microfonato il presidente della Regione Toscana, il diessino Martini. Così va la par condicio. Amen).
E in CdA il “responsabile” di RockPolitik, cioè l’incompatibile direttore generale Alfredo Meocci, chiederà il parere di Petruccio per azzerare Michele Chi. Come la prenderà lo Svitato di Claudiona Mori? Chinerà la testa spelacchiata perché nel contratto sottoscritto vibra la seguente clausola: Celentano è sì libero di fare il cazzo che gli pare ma – aperte virgolette –”nel rispetto delle leggi e regolamenti dello Stato”.
Sull’odissea di “Rockpolitik” si fronteggiano in Rai due scuole di pensiero. I Berluscones puri e duri che vogliono sfanculare il Molle Agiato e i suoi ospiti e comici, da una parte. Dall’altra, i cosiddetti “polisti”, disponibili alle celentanate secondo la teoria che solo un’overdose di Santori-Biagi-Luttazzi-Guzzanti-Travaglio riesca a far spingere il pigro elettorato di centro-destra ad incazzarsi di brutto e recarsi al seggio elettorale per incoronare di nuovo Re Silvio.
14/10/2005 – Dagospia