La sua faccia immobile… a guardare bene la sua espressione, nonostante tutto, leggermente beffarda… il viso a comunicare la sua tranquillità… nessun segno ad indicare il momento di grande difficoltà. Così ricordo, a trent’anni di distanza, Adriano Celentano inchiodato di fronte alle dieci telecamere del Teatro delle Vittorie. Nella prima puntata del suo Fantastico che, per la cronaca televisiva, fu un evento che il pubblico visse con partecipazione intensa.
Adriano era partito alla grande, dal suo repertorio aveva sfoderato una delle sue canzoni storiche, che ancora oggi mettono in moto un’emozione. Aveva sbrigato le prime incombenze in scaletta, stava per entrare nel vivo dello show, quando a 15-20 minuti dall’inizio, uno spettatore in teatro, un ultrà spontaneo del Molleggiato, urlò: «Adrianooo, sei forte, sei fortissimo».
L’intervento sembrò frantumare il vetro della campana che proteggeva la commedia in palcoscenico e deconcentrò totalmente Celentano: sembrava non avere più coscienza di una scaletta che, pure, conosceva a menadito: era la sua.
Non so se chi legge si rende conto di cosa voglia dire, in uno show, un conduttore bloccato in diretta, con decine di tecnici (adibiti ciascuno ad una funzione) che aspettano, seguendo la stessa scaletta, che il conduttore passi dalla posizione g a quella h, per poter monitorare le luci, cambiare le scenografie… tutto bloccato. Io mi trovavo in piedi dietro il fronte delle telecamere e, in particolare, dietro a quella che teneva Celentano in un piano americano stretto. Si percepiva il respiro preoccupato di tutti, l’ansia che non era ancora panico… Cominciai visibilmente ad agitarmi, indicando con un cartello, e mostrando il labiale, cosa lui avrebbe dovuto fare. I secondi continuavano a passare… Lentamente Adriano riprese in mano il suo ruolo e con fatica arrivammo al break pubblicitario che fu anticipato di un minuto. Fu possibile, quindi, guardarci negli occhi: nessun accenno a quanto era successo.
La puntata andò avanti. Adriano sembrava in sottotono, ma in scena c’era sempre Celentano. Ebbi la percezione del flop. Quando ci salutammo glielo dissi. Lui non battè ciglio. Mi chiese una copia della registrazione e mi disse che ne avremmo parlato all’incontro del lunedì mattina. Ma per i giornali della domenica era stato un disastro. Alle dieci della mattina mi telefonò Biagio Agnes. Temetti la mazzata. Invece mi incoraggiò ad approfondire lo schema, i temi, le soluzioni di spettacolo che Celentano mi avrebbe proposto. Fantastico nell’87 non era solo la punta di diamante del palinsesto di Raiuno, era anche lo scontro decisivo nel durissimo confronto con Mediaset (il Cavaliere ci aveva soffiato Pippo Baudo, Raffaella Carrà ed Enrica Bonaccorti).
Alla riunione del lunedì, Adriano si presentò deciso e spensierato e capimmo lentamente che la pausa sarebbe diventata un logo del suo fare spettacolo. Incredibile allora, geniale con il senno di poi. Per non dare troppa importanza a quello che si dice, o per sottolineare alcuni contenuti. Uno spiazzamento totale rispetto al flusso invadente della tv. Fantastico 8 fu uno dei più grandi successi della Rai. I media, recuperando, affermarono che «dopo di lui, lo show sarebbe stato un’altra cosa». Azzardarono, perché dopo di lui non ci fu (e non c’è) un Celentano. Forse Fiorello, ma su altre corde.
Grazie Adriano, goditi i tuoi splendidi 80 anni.
Mario Maffucci*
*storico dirigente Rai decise nell’87, da capostruttura, di affidare la conduzione a Celentano
04/01/2018 – Il Messaggero