Quando Celentano sostenne Marco Pannella
Marco Pannella ci ha lasciato. Le sue condizioni di salute si sono recentemente aggravate e uno dei politici più combattenti della storia della Repubblica lascia il palcoscenico della politica italiana.
Nel 1994, come si può leggere anche nell’archivio Agi.it ci fu uno storico incontro tra il leader dei Radicali e Adriano Celentano che ne testimonia la stima reciproca. Stima ribadita anche l’anno dopo, con un collegamento video in una puntata del Tg3 dove Adriano ribadisce con forza il sostegno ai Referendum proposti di Pannella.
Nel 2001 Pannella dopo la prima puntata di “125 milioni di caz..te” affermava che «Ho potuto solo per brevi tratti seguire “l’evento”. L’impressione è che si sia trattato di un grande e serio spettacolo e che Adriano e Gaber abbiano confermato in pieno il loro valore. Ciò detto, l’avere progettato, confermato, vigilato e lanciato l’andata in onda ieri 26 Aprile, e non ad esempio il 14 Maggio, questo programma fortissimamente, direi violentemente politico ed elettorale, dimostra che il Partito Rai costituisce ben più dei terrorismi (di parastato o di Stato) un pericolo mortale per il diritto, i diritti, la democrazia e la libertà di questo paese. Si tratta della più pericolosa associazione per delinquere che, in connessione di volta in volta con questa o quest’altra mafia partitocratica, sempre più vanifica la Costituzione repubblicana e piega le massime istituzioni di garanzia ai suoi disegni ed al suo potere.». (fonte: Radicali.it)
E nel dicembre 2012 Adriano interviene su Twitter in merito alla battaglia portata avanti da Pannella sulle carceri, scrivendo: “Possibile che si debba rischiare la vita fino a questo punto per avere giustizia!“. (fonte: Il Fatto Quotidiano)
Di seguito, invece, riportiamo la “cronaca” dell’incontro datato 25 marzo 1994, tratto dall’archivio AGI.it citato precedentemente:
Elezioni: spunta Celentano dal “cilindro” di Pannella
“Colpo di teatro” del “prestigiatore” Marco Pannella che in chiusura di campagna elettorale tira fuori dal “cilindro” Adriano Celentano, fino a ieri impensabile “supporter”. Dalle pagine di un quotidiano romano, il “molleggiato” ha già invitato le famiglie italiane – che votino a destra o a sinistra – a far sì che almeno un componente, dia il suo voto a Pannella: “È l’unico – dice – che da trent’anni combatte la partitocrazia e denuncia le malefatte che oggi stanno venendo allo scoperto. Sarebbe grave se la sua lista non raggiungesse il 4%, perché Pannella è l’unica “spia del popolò in Parlamento”. Scende da una limousine Mercedes color argento targata Milano, sulla piazza di Montecitorio, giubbotto a quadri, l’immancabile maglietta alla “Serafino”, i pantaloni color prugna e un feltro grigio bordato di nero. Ed è subito il caos. Tra fotografi e operatori, non si accorge nemmeno di Pannella che è venuto a riceverlo. Entra all’Hotel Nazionale dalla parte sbagliata e si imbatte in Giuliano Ferrara, la moglie Claudia Mori è nascosta da un gran paio di occhiali neri sotto il completo blu. “Ciao, come va? – dice ad uno che gli si para davanti per caso – Come mai da queste parti?”.
Il resto, nella confusione della sala, è un “classico” Celentano, insolitamente senza troppe pause. “Apro il giornale e leggo che/ di giusti al mondo non ce n’è/ come mai il mondo è così brutto/ sì siamo stati noi a rovinare/ questo capolavoro sospeso nel cielo…”. L’intervento, è perfettamente in linea con quel “Mondo in ‘mi’ settima” in cui già tanti anni fa l’ex ‘ragazzo della via Gluck’ denunciava che “sulla terra c’è sempre una guerra” e che tutti i problemi dell’umanità derivavano dai “capricci di un capoccia”. “Non deve essere estromesso – dice ancora parlando di Pannella – questo giocatore importante per la democrazia. Non ho condiviso tutto quello che ha fatto, ma deve comunque esserci. Pannella è un sognatore, come me. Farò di tutto perché la scena politica del futuro abbia ancora un sognatore come lui”. Poi racconta di aver sempre votato Dc “perché era un partito di ispirazione cristiana, ma l’ispirazione è venuta a mancare, io non ho più votato e ora, sono preoccupato per Pannella”.
Pannella, lo ringrazia. “Mi fa piacere – dice – che Celentano abbia pensato a me, e alla mia lista, come al Colosseo, Pannella vecchio rudere, insieme ai suoi compagni. E allora gli ho telefonato ed è nata questa cosa, che non so quali sviluppi potrà avere”. Naturalmente, è tutto ‘top secret’, ma le voci di “corridoio” lasciano supporre – e Celentano ridacchia senza confermare – che il numero a sorpresa, possa riguardare gli appelli finali dei partiti in tv. Celentano dovrebbe essere il ‘testimonial’, non si sa se con un monologo, oppure con una canzone, non si sa nemmeno se davvero qualcosa farà, ma chiede: “si può usufruire di quei tre minuti di tempo, come si vuole?”. E ancora: “ma in ‘camerino’, ci si incontra anche con tutti gli altri?”. Subito dopo, uno sketch esilarante. Il primo Festival del Rock – lui imitava Elvis Presley con l’inglese inventato – è lontano, e può permetter si ‘numeri’ sofisticati. “Mi spieghi come si vota, che ancora non ho capito?” chiede a Pannella. E insieme scoprono che la storia del proporzionale non è chiara non solo a lui, ma a tutti gli italiani. “Se dovesse dedicare una canzone alle elezioni?”, gli chiedono. E lui: “ce n’è una nel mio prossimo disco, che si chiama ‘La casa dell’amore’. Dice così: ‘… Non fare l’idiota, tirati giù le mutande e rimani su di me: è l’unica cosa che ci rimane, l’ unica cosa che il fisco non ci può togliere…'”. “Nella sua famiglia, chi voterà Pannella?”. Celentano risponde: “a casa mia c’è confusione come in tutto il Paese… toccherebbe a Claudia, se non è convinta, lo farò io”.
Fabrizio