Attacchi a Vespa e Del Noce
MILANO – Quarta puntata di RockPolitik. Sul primo canale Rai alle 21,07 di giovedì ha preso il via l’ultima performance di questa serie da parte del «molleggiato». E ancora una volta Celentano è riuscito a incollare davanti ai televisori tanta gente: una media di 10 milioni e mezzo di telespettatori (10.504.000, pari al 46.4% di share), che regala così a Rockpolitik la palma di trasmissione più vista tra gli show di Adriano Celentano. La media complessiva del programma si piazza sopra il 46%: un dato da record, probabilmente storico, degli show in 4 puntate. Delle quattro serate del programma, l’ultima è stata – in termini di ascolti – la terza classificata.
STORIA D’AMORE – Esordio emozionante. Nel buio della scenografia Adriano mette subito d’accordo tutti aprendo con «Storia d’amore», una delle sue canzoni più belle e celebri. Il cantante milanese tocca sapientemente le corde della sua chitarra e quelle dei sentimenti degli spettatori. E anche i primi passi del suo monologo sono sulla traccia: le emozioni sono sempre rock, l’indifferenza è lenta. Credere è rock, e anche non credere, ma non sperare è lento. Vivere e ridere e piangere assieme è rock, al contrario dei contratti prematrimoniali, che sono lenti.
PUBBLICITA’ – Anche Montanelli è rock (anche se non lo sapeva), e la cultura (leggere libri) è rock. Lenti i telefonini,invece, lenta la burocrazia eccessiva per le adozioni, e lento chi vuole privatizzare un bene comune come l’acqua. Beautiful è rock, ma cinque minuti di pubblicità su dodici sono molto lenti, lentissimi. Canale 5 deve aumentare il minutaggio. Ma la pubblicità può essere rock se è fatta meglio del programma in cui è inserita.
GIANNI MINA’- E qui fa il suo ingresso Gianni Minà, un altro degli «epurati» come dice Celentano, che definisce rock gli indigeni dell’America Latina, e lentissimi Banca Mondiale e Fondo Monetario Internazionale . Un intervento di Ada Merini e poi, sulle note di Samba Pa Ti, fa il suo ingresso Carlos Santana. «Un altro predicatore che più passa il tempo più riscopre l’impegno sociale» dice Celentano. «E’ tutta opera di Dio» risponde il musicista.
LA GUERRA– «La guerra é sempre sbagliata» riprende il conduttore. «Ci sono guerre di cui non si parla quasi mai. Come quella con la quale la Cina ha invaso il Tibet facendo un milione e mezzo di morti» Una strage dimenticata. Come dimenticate sono le stragi in Africa.
PROPORZIONALE – Crozza ,nelle vesti del leader del Gipsy King, sbertuccia il ritorno al proporzionale sulle note di «Nel blu dipinto di blu». «Perchè non tornare anche allo Stato Pontificio? Rivedo la DC e il PSI. La DC è sempre qui, non pensavo di morire così» terminando sulla note di My Way.
VESPA – Poi Celentano diventa predicatore a tutti gli effetti. E comincia il suo vero monologo. Attacca la televisione dei reality e ringrazia Angius e Bertinotti per averlo difeso. Ma anche a La Russa e Buttiglione, che «a denti stretti hanno dovuto tenere fede al loro ruolo di oppositori».
Poi un ironico ringraziamento anche Bruno Vespa «che con aria malinconica faceva vedere alcuni passaggi di Rockpolitick, grazie ai quali per la prima volta ha raggiunto il 48% di share». E su Feltri «Ho avuto la netta sensazione che mentre mi attaccava da Vespa dentro di sè piangeva. Lo avrei smascherato alla quinta trasmissione. Penso che dietro alla scorza dura e alla cattiveria politica si nasconda un animo buono». «Una trasmissione, quella di Vespa» ha continuato Celentano, «che la sinistra farebbe però male a cancellare qualora andasse al governo. Altrimenti si comporterebbe come la destra».
TV BUGIARDA – «Le polemiche e le bugie che ci sono state su questa trasmissione, anche da parte di qualche mio collega», ha proseguito il «molleggiato», «hanno provato a ridimensionare l’evento e sono state il frutto dello stupore per la grandinata che è caduta loro sulla testa». «Per la prima volta la gente nelle case ha respirato un’aria diversa, che la faceva riflettere . Un’aria di libertà che ha dato una scossa all’incrostazione che teneva ferme le cose, mentre la Tv con le sue menzogne e il suo consumismo, nascondeva la via per imboccare il sentiero, quello con la S maiuscola».
RAI – «Una libertà che non è certo quella della Rai, che di fronte al pericolo di una spazio libero si dissocia dal suo maggior successo . Ma voi che ci guardate in 15 milioni non siete cretini, e se la libertà fa paura è perchè qualcuno invece pensa che siete cretini. E questo è un pericolo, perchè ai cretini non bisogna dire la verità, bisogna dire che non c’è pericolo perchè se no si vende di meno e le azioni calano. E le azioni sono quelle che contano, chi ha più azioni vince, vince il partito delle azioni».
UNIPOL – « E questo coinvolge destra e sinistra, tant’è vero che nell’assalto alle banche ha avuto la sua bella parte anche l’Unipol, che è legata solo storicamente alle sue origini “rosse”, mentre ora anche per lei la parola d’ordine è “gli affari sono affari”». «Esattamente come per gli immobiliaristi: bestie che non puzzano, ma dove passano loro, non cresce più l’erba». E allora io mi domando: chi bisogna votare?». Lungo silenzio e poi«Non so che cosa dire».
GUZZANTI – Dopo l’intermezzo con Cornacchione e un Berlusconi di cartone arriva il momento di Sabina Guzzanti, che esordisce con «Ho una decina di minuti di libertà (scanditi da un grande conto alla rovescia alle sue spalle)». Immediato l’attacco alla guerra in Iraq attraverso un’ironica imitazione di Clarissa Burt a Porta a Porta, con il buco dell’ozono al posto dell’Iraq. «Il buco dell’ozono ci odia e odia il nostro stile di vita. Noi faremo la guerra al buco e ci porteremo la democrazia». «Questa guerra è stata ordinata da Dio parlando direttamente con Bush perchè Dio ha molto da fare e preferisce l’inglese, lingua sintetica, al tedesco del Papa».
E poi via con D’Alema, suo vecchio cavallo di battaglia. «Se l’alternanza è cinque anni di democrazia e cinque di dittatura sempre alternanza è».
«Noi parliamo per influenzare il voto» ha proseguo Sabina Guzzanti «perchè siamo in democrazia. Altrimenti è democrazia anche quella che c’è già in Iraq, dove se arrivi alla cabina elettorale vivo puoi scegliere tra uno che vuole abolire completamente la musica e uno che vuole regalare tutto il petrolio agli americani». Non manca l’imitazione di una Barbara Palombelli ossequiosa con Vespa: «Le esagerazioni sono sempre sbagliate, come a Parigi , dove si sta permettendo ai ragazzi di incendiare tutto, e non si ricorda loro che Parigi non è famosa per gli incendi ma per lo champagne. Perchè non si dedicano a questo?». E poi via con Lucia Annunziata, che rivaluta il valore della schizofrenia «a favore de pluralismo all’interno della stessa persona». «Quello che ci raccontano sulla giustizia non è giusto» conclude la Guzzanti con la propria voce, «ma noi comici non possiamo parlare: è meglio lasciare che di queste cose parli Valeria Marini da Vespa»
COCCIANTE – Si torna alla musica con Cocciante, chiamato dal conduttore a esibirsi in «Bella senz’anima». Poi un contrappunto semi-comico di Luisa Ranieri e ancora canzoni con Gianna Nannini, anche lei con un suo classico: «I maschi».
MONOLOGO DI CROZZA – Anche questa settimana Crozza viene riproposto in versione «se stesso»: Ingresso con parabola-zaino sulle note di Also Sprach Zarathustra di Richard Strauss, tema di «2001 Odissea nello Spazio», e via di citazioni e riferimenti al film di Kubrick «Dall’osso alla parabola, dalla clava al telecomando, ne abbiamo fatta di strada». E operazioni di nostalgia varia in chiave comica, questa volta con la Vespa (Piaggio non Bruno) come soggetto preferito e con punzecchiature qui e là (soprattutto a Zichichi iin versione incomprensibile divulgatore scientifico).
EURYTHMICS – Ancora emozioni musicali di lusso con il grande rock degli Eurythmics, che irrompono dopo il comico con la celeberrima «Sweet dreams» scandita dalla voce di Annie Lennox, che, interpellata da Luisa Ranieri, declina poi il suo «dolce sogno»: «che i G-8 taglino il debito dei Paesi poveri, creino le condizioni per un commercio libero e risolvano il problema dell’Aids in Africa e in tutto il mondo». E poi i gruppo dei Negramaro, reduci dagli MTV music awards di Lisbona, le note «gramlot» di «Prisenco Linensinanciosol» e uno ieratico Franco Battiato, con cui Celentano interloquisce di metempsicosi, vita e morte. Un momento «alto» della trasmissione.
TEOCOLI – Arriva infine il momento di Teo Teocoli che prosegue il gioco dello scambio di indentità con il conduttore «Sono anni che mi imiti» dice Teocoli-Celentano al Celentano vero. Quindi il duetto del doppio-Celentano con «Ciao ragazzi ciao». Sigla di chisura «documentaristica» su note e immagini del «Ragazzo della via Gluck».
Luigi Ripamonti
11/11/2005 – Corriere della Sera