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Santoro ritorna con «Comizi d’amore». E chiede aiuto a Celentano e Luttazzi

Il nuovo programma-progetto di Michele Santoro (tra online, digitale e canali Sky) si chiamerà «Comizi d’amore», come il film-documentario che Pier Paolo Pasolini girò nel 1965 per analizzare l’Italia di quegli anni. Lo ha annunciato l’ex conduttore di «Annozero» a Marina di Pietrasanta ieri pomeriggio alle 17 alla festa de Il Fatto Quotidiano diretto da Antonio Padellaro. Partenza a fine ottobre, 25 puntate previste, manca ancora il giorno di programmazione, con dieci euro di finanziamento si entrerà a far parte dell’associazione non profit «Servizio pubblico»
Santoro ha chiesto l’aiuto «di imprenditori come Sandro Parenzo, di Etabeta, del Fatto Quotidiano». La sua impresa «sarà una grande manifestazione televisiva, basterà mettersi davanti allo schermo. Se riusciremo a far vivere questo progetto sul digitale e sui canali Sky e se milioni di persone saranno lì, allora noi ci saremo avvicinati alla possibilità di trasformare la tv italiana». In sostanza Santoro ha riproposto il modello dei suoi precedenti esperimenti, «Rai per una notte» e «Tuttinpiedi»: «Andrò in ginocchio da Sabina Guzzanti, da Celentano, da Luttazzi per chiedere che ci aiutino, devono farlo per una tv libera da ogni censura».
Il discorso è servito a Santoro per offrire la sua versione del mancato approdo a La7: «Non so se sia vero che Berlusconi abbia davvero telefonato a Bernabè per impedirci di lavorare lì. Ma io lo dicevo ai miei, durante la trattativa. Guardate che Telecom è ipersensibile alle politiche del governo…». Secondo Santoro, tutto sarebbe saltato dopo la richiesta dell’amministratore delegato Giovanni Stella che gli aveva chiesto di sottoscrivere un obbligo «che nessun giornalista serio può condividere», cioè avere la scaletta della trasmissione prima della messa in onda. Domanda di Santoro: «In Borsa il titolo de La7 schizza in alto del 20% quando si sa della trattativa, e tu cosa fai? Mi chiedi la scaletta? Ma allora, ridateci Mauro Masi…».
Santoro ha attaccato duramente Berlusconi («C’è uno che ha detto che questo è un Paese di merda, che telefona con una Sim colombiana, che si inventa appuntamenti inesistenti per non recarsi dal magistrato. Quando diremo basta, è finita, fuori dalle balle?»), ma non ha risparmiato critiche al Pd («Il problema non è se Penati o altri siano colpevoli, il problema è che mentre stava maturando il più grande crack mondiale dell’economia, l’erede del partito dei lavoratori di questo Paese si occupava dell’assetto delle banche italiane e che la lista dei finanziamenti elettorali di Penati coincideva con i rapporti di affari intrecciati con quelle amministrazioni»).

12/09/2011 – Quotidianamente.net

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