“Per appassionare la gente a un progetto si potrebbe buttare giù Milano, almeno quella brutta”: è il primo punto del programma dell'”aspirante sindaco” milanese Adriano Celentano. La candidatura del Molleggiato a primo cittadino della sua città è stata lanciata, tra il serio e il faceto, da Mario Capanna, durante la presentazione del suo ultimo libro Per ragionare.
L’ex ragazzo della via Gluck, a sorpresa, non si è tirato del tutto indietro: “E’ un po’ presto per dirlo, è un po’ difficile da realizzare, per tanti motivi, ma come si fa a dirlo? Se viene fuori una cosa importante – ha spiegato dopo una delle sue consuete pause – potrei essere responsabilizzato, potrei dire ‘non voglio fare il sindaco, perché so come va a finire, ma subentrerebbe la coscienza per una voce elevata e a questo punto mi dovrei piegare a questa richiesta e sarebbe molto divertente”.
Osservando la sua città Celentano ha notato che “manca la musica delle persone e questo ci impedisce di riunirci insieme in un progetto”. Il guaio di Milano è che “non ha un volto”. Ecco quindi il problema e la cura insieme: “Certo, non si può radere al suolo la città ma la gente – ha scherzato Celentano – si divertirebbe a distruggerla”. Magari anche con uno strumento democratico come “un referendum per buttare giù i nuovi grattacieli”, che di per se magari non sono nemmeno un problema, ma non riescono a disegnare un nuovo volto della città, come “il nuovo Pirellone, che non è brutto, ma lo è piazzato lì, vicino alle case”. Ecco perchè secondo Celentano “dobbiamo essere tutti uniti nel distruggere e rifare la città”.
Ragionando quasi da politico, Celentano ha poi individuato “lo scatto forte che dovrà fare un partito che forse ancora non c’è”, ossia, “rifare le cose da capo, come una lettera che arrivato in fondo rileggi per farla scorrere bene”. Da Milano all’Italia, al mondo: “Dobbiamo riscrivere la lettera della storia perché il mondo è una lettera e – ha rimarcato fra gli applausi – ci sono segni che ci mettono paura come il vulcano che offusca il cielo, il petrolio che rovina il mare e allora – si è domandato – come si va avanti così?”. Si potrebbe iniziare dalla propria casa, che per Celentano è la città dove si vive: “Ci vuole uno scatto forte – ha ribadito – tipo rifare le città a uso dell’uomo e non viceversa, come accade in questa”.
Nel caso poi Celentano decidesse davvero di candidarsi, avrebbe una squadra quasi pronta, a partire dal vicesindaco, ruolo per cui si è prenotato Mario Capanna: “Tanto tu non potresti essere peggio della Moratti e io – ha concluso l’ex leader del sessantotto – non potrei fare peggio di quell’ex fascista di De Corato”.
13/05/2010 – La Repubblica