«Sono come un diavolo che vive in paradiso»
«Che cos’è il dolore? Un papà che canta Azzurro, ma non ti rimbocca le coperte»
MILANO—Inquieta, divisa tra musica, cinema e televisione, con un grande amore (dentro) e un forte risentimento (fuori) per quei genitori importanti che le hanno segnato la vita. Rosalinda Celentano, 37 anni, ha deciso di condividere con gli altri il suo mondo musicale: i capelli quasi rapati a zero, lo sguardo «demoniaco » che aveva nel film di MelGibson, eccola sulla copertina di «Movie Lounge», oltre un’ora di musica tra ritmo, melodia ed elettronica dove vengono pure rilette «Le foglie morte» di Prevért in un vortice che più trendy non si può fra Nu Jazz, Chill Out e Lounge.
«Nel mio mondo a 360 gradi — spiega la terzogenita di Adriano Celentano e Claudia Mori — ho voluto assemblare la musica che mi fa sentire più a mio agio di notte. Cercando di assecondare il mio gusto,ma anche quello del vicino di casa e del migliore amico. Quanto al look… sono stata rasata per 17 anni». Personaggio complesso, Rosalinda. Sostiene di non saper più parlare italiano senza offrire altre alternative linguistiche se non i silenzi, la passione, le sue sculture, i suoi quadri. «La musica — lounge o classica che sia— è qualcosa che sta dentro l’anima. Non riempie lo spazio, ma ne costituisce un elemento di cui non riesco a fare a meno sia per dipingere sia per… dormire».
«Per me sentire la musica è come ingrassare dentro… un cibo che ti entra dall’orecchio e finisce dappertutto. La musica è la maestra di tutte le arti: se scolpisci o dipingi con la musica il risultato ha uno spessore, se lo fai in silenzio ne ha un altro. La musica è vitale come l’acqua per il corpo umano». Attrice per registi importanti — basti pensare alla gibsoniana Passione di Cristo e prima ancora a Il dolce rumore della vita di Giuseppe Bertolucci—adesso ha due film in arrivo per la televisione. Poi è assemblatrice di musica, pittrice, un privato complesso. Quale Rosalinda prevale? «Nessuna. Sono tutti aspetti della ricerca dell’amore. Così vivo il paradiso nell’inferno e l’inferno nel paradiso. E’ tutto fuoco». E il fuoco della Celentano colpisce uomini d’ingegno: «Almodovar mi chiama Adriana e mi ha detto che ho una faccia piena. Mel Gibson è un piccolo genio, umile come tutti i grandi. Ti coccola con silenzi e poche parole e poi sul set ti bastona nel senso più costruttivo del termine. Biagio Antonacci è carino e mi può chiedere quello che vuole». Ma si considera eclettica? «Sì, anzi no, in realtà io non mi considero. Io mi percepisco». Percepisce anche tutte le musiche che propone nel disco? «La vita è un’università dove ci sono tante materie e io sono assetata di arte e di cultura perchè di base parto ignorante». Comprensibile per la figlia del «re degli ignoranti »… «Lui ne va orgoglioso, io no».
Più degli altri figli del Molleggiato, Rosalinda sembra aver trovato la propria strada. Eppure sostiene di sentirsi come sospesa su un abisso: «L’ho conosciuto e a tratti lo riconosco ancora. Ho voluto a un certo punto buttarmicisi dentro e non ci sono riuscita. Ho fallito. Salvo poi scoprire che amavo la vita. L’abisso prende molte forme, come il diavolo, non è una persona. Bevevo molta vodka per sentire un po’ meno il fuoco. E’ durato un paio d’anni». Quale fuoco? «La passione, senza la quale non riesco a vivere». Recuperato il rapporto con la famiglia? «Sì, ma senza mescolarsi. Rispetto papà e mamma perché ho imparato a rispettare me stessa. Li sento raramente, quanto basta. Si sa che i genitori amano il figli, ma io non lo darei per scontato». Torniamo alla musica: un disco del genere fa pensare ad un animale notturno, da discoteca. «Rosicchio la luna e il suo cuore. Ma discoteche ne frequento poche ormai. La notte per me è anzitutto “silenzio e Schubert”. Se conosco Schubert e lo amo posso poi passare a lounge, rock, Nirvana, Sinead ’O Connor…
Da “piccola” andavo in discoteca, adesso ci vado meno. Ma di notte la luna entra prepotentemente nella mia camera. La città che ha la notte più bella è Praga, seguita da Mosca e Riga». Film? «Tre anni di stop dopo La Passione. Adesso ho girato in Austria per la tv Il tunnel, una ricostruzione della tragedia del Gottardo dove faccio la parte di un vigile del fuoco. Poi con Stefano Reali sto per cominciare un film per la tv sulla vita di Garibaldi: sarò una rivoluzionaria combattente, Rosalia, la donna di Francesco Crispi. Sto studiando la scherma. Intanto, fra poco, uscirà nelle sale Sette chilometri da Gerusalemme per la regia di Claudio Malaponti, con Luca Ward. Curiosamente un altro film in cui c’è anche la figura di Cristo. Forse è destino che ci giri intorno perchè sono arrabbiata per non aver trovato in 37 anni… Forse è dentro di me (insieme alla donna, al bambino, all’uomo) e non lo so ancora». Inquieta, si graffia le mani, il braccio e il volto. Da cosa nasce il dolore? «E chi lo sa. Da un papà che canta “Azzurro”ma non ti rimbocca le coperte, da una mamma della quale hai dimenticato l’odore, da una casa da cui te ne sei andata troppo presto senza sentire più chiamare “E’ pronto in tavola!”, dall’incapacità di morire presto ». Cosa la spaventa della morte? «L’idea di reincarnarmi in un cd».
Mario Luzzatto Fegiz
28/03/2006 – Corriere della Sera