E’ l’attrice italiana più apprezzata e conosciuta al mondo. Sophia Loren per la prima volta apre i suoi archivi in occasione della mostra Scicolone, Lazzaro, Loren (tre cognomi che scandiscono il viaggio nel suo essere artista) allestita al Complesso del Vittoriano di Roma fino al 7 maggio.
Si parte da molto lontano, dalla cittadina di Pozzuoli quando portava il nome di Sofia Scicolone. A testimoniarlo sono il suo estratto di nascita, il registro scolastico dell’anno ‘48-‘49, le foto da piccola insieme alla madre e le prime soddisfazioni ai concorsi di bellezza: nel 1949 riceve il titolo Principessa di Pozzuoli. Le scale, parte della sezione iniziale, introducono nello spazio più importante della mostra: in alto si stagliano le gigantografie delle locandine di alcuni dei suoi numerosissimi film. Sempre dall’ingresso un ritratto proiettato introduce all’area della diva Sophia. Ma prima si scopre come Scicolone si tramuta in Lazzaro: la leggenda vuole che a darle il nuovo cognome fosse un regista di fotoromanzi il quale sosteneva che la sua bellezza resuscitasse i morti. E proprio i fotoromanzi, alcuni in bella vista, furono i primi a offrirle popolarità. Poi arriva l’invenzione di Goffredo Lombardo con il tocco internazionale del ph nel nome e Loren nel cognome, quasi a voler ricordare Martha Toren nel suono.
Da qui ci si immerge nel mondo dell’attrice di Tototarzan (1950) e della star de La ciociara (1960). Il pavimento blu funge da sfondo su cui poggiano numerosi oggetti appartenenti alla stessa Loren e a collezioni private. Si danza tra i vestiti indossati in I girasoli (1969) e in Ieri oggi e domani (1963) di Vittorio De Sica, semplici e popolari. Mentre dirimpetto si notano i lussuosissimi abiti da sera degli anni ’50 fra cui quello indossato alla consegna dell’Oscar alla carriera nel 1990. E proprio due di quelle statuette, rappresentative di un mondo cinematografico a cui pochi appartengono, sono lì, esposti in una bacheca enorme insieme ad altri moltissimi premi, dall’Orso al Leone d’oro, dai sette David ai sei Golden Globe, alle numerose medaglie e targhe provenienti da tutto il mondo.
L’occhio si perde anche tra le immagini di scene storiche proiettate su vari schermi, provenienti dalle Teche Rai e dall’Istituto Luce. Le proiezioni comunque cedono il passo ai numerosi oggetti cartacei. Incuriosiscono le lettere inviate a Sophia da parte di amici del tutto particolari: le firme sono di Audrey Hepburn, Oriana Fallaci, Adriano Celentano, Michael Jackson. Charlie Chaplin spedisce un biglietto natalizio insieme a una foto di famiglia e Cary Grant dona anche dei quadretti e una piccola anfora d’argento. E poi non mancano foto di scena, foto rubate alla vita mondana insieme ad altri colleghi come Omar Sharif, Mastroianni, Silvester Stallone e Kirk Douglas. Applicate su una parete in tutta la sua lunghezza scandiscono il tempo e la carriera dell’artista centinaia di riviste che la ritraggono in copertina. Oltre ai ritratti fotografici ci sono vere e proprie opere d’arte realizzate col pennello che rappresentano una delle parti più coinvolgenti della mostra. Infine prima di giungere nell’ultima zona in cui si celebra il divismo con uno splendido vestito di Giorgio Armani color rosso fuoco circondato da un ambiente completamente nero, ci si imbatte nel merchandising che ha prodotto l’immagine della Loren e nella targa Hollywood Walk of Fame ricevuta nel 1994 proprio in occasione della stella piazzata nella strada più famosa del mondo.
di Emanuele Bigi
13/04/2006 – SuperEva Cinema