Il caso della fiction su don Pietro Pappagallo rimandata di mese in mese, da mesi, sollecitata dal consigliere Sandro Curzi e dal produttore Matteo Levi, ambasciatori presso il Quirinale pronto a presenziare alla proiezione, è tale da allarmare persino un tipo estatico come Alfredo Meocci: “Eppure la fiction è pronta dall’autunno scorso e il Colle ha dato la sua disponibilità”, ha detto il direttore generale della Rai nel consiglio d’amministrazione dell’8 marzo a viale Mazzini, chiedendo lumi sulla programmazione ancora ballerina della ‘Buona battaglia’, storia del prete martire ucciso alle Fosse Ardeatine. Che forse il direttore di Raiuno Fabrizio Del Noce avrebbe previsto intorno al 23, al 24 aprile. Data che non può non suscitare una maliziosa osservazione: per esempio che in quei giorni, i giochi sono fatti, le elezioni sono andate e mandare in onda fiction come quella su don Pappagallo o su Giuseppe Di Vittorio il sindacalista della Cgil, prodotto dalla Palomar, anch’essa vittima di un iter in Rai piuttosto rallentato, non possono più né giovare agli uni, né far infuriare gli altri. “Siamo in par condicio e le Fosse Ardeatine sono di sinistra”, ha commentato un uomo della destra al settimo piano del palazzo Rai. Gli è stato risposto: “Se la mettiamo così, allora siamo a posto, visto che è andato in onda ‘Il cuore nel pozzo’ sulle Foibe”.
Ultime storie conosciute su Rai Fiction. Un potentato governato da un Gran Mogol, Agostino Saccà, benedetto da un potere di influenza culturale e politico immenso, seduto su un forziere straripante di denaro. Per il 2006, la produzione raggiunge i 286 milioni e 969.850 euro. Quasi 600 miliardi di lire che Saccà può distribuire a produttori e case di produzione lanciando aziende, rappresentando interi fatturati di nuove società, guadagnandosi meriti politici a destra e a sinistra, gestendo i piani di previsione dei contratti con l’abilità di un Gianni Letta. Quasi 300 milioni di euro, si diceva. Di cui ‘L’espresso’ è in grado di rivelare il piano, la spartizione, produzione per produzione, fiction per fiction.
Nella classifica delle dieci società con i contratti più alti entrano quest’anno tre nuovi soggetti. C’è la Casanova che si porta a casa ben 15 milioni e 900 mila euro per ‘Nebbie e delitti 2’ (7 milioni e 800 mila euro), ‘Zodiac'(5 milioni 500 mila) e ‘Percorsi’ (2 milioni e 600 mila). Presente nel piano 2005 con una sola produzione (‘Giorni da leone’ 5 milioni circa), Casanova ha un socio unico ed è Luca Barbareschi, icona-rubacuori tv vicino ad Alleanza nazionale. Ha scalzato la LDM nelle grazie del secondo partito della Casa delle Libertà con cui Agostino Saccà ha sempre flirtato, pur essendo elettore lui e i suoi cari di Forza Italia (così almeno nel 2001, quando era in predicato per la direzione generale), amico di Piersilvio Berlusconi e di casa a Mediaset. Alla LDM, società di Piero Di Lorenzo, lobbista di successo passato al business della fiction, Saccà voleva firmare, tempo fa, un contratto quadro di parecchi milioni, ma fu bloccato dal cda. Di Lorenzo si può consolare. Nel 2005 ha avuto per ‘Butta la luna’ 9 milioni e 780 mila euro e nel 2006 con ‘ Il capitano 2’ incasserà altri 9 milioni e 200 mila euro. Così per gli amici del centro-destra. Ma un occhio di riguardo anche per gli altri, come l’ex spin doctor dalemiano e ora lobbista-editore – anche lui buon amico del salomonico Agostino – con un contratto firmato nel 2005, in predicato di andare in onda nell’autunno 2006. Sulle scene del fiction-biz con ‘Raccontami’, fa il suo debutto Claudio Velardi e la società ‘Paypermoon’: 13 puntate, 11 milioni e 500 mila euro.
Cinquanta milioni di euro alla Grundy, del gruppo tedesco Bertelsmann, che produce da anni ‘Un posto al sole’ l’apripista delle soap voluto da Giovanni Minoli (oltre 600 puntate nel 2006) e ‘La squadra 8’ (26 puntate, costo 14 milioni e 158 mila euro). Ventiquattro milioni alla soap-melò ‘Incantesimo’ da 60 episodi. Dodici milioni e 900 mila euro per ‘Orgoglio 4’ della Titanus e 14 milioni e 300 mila alla Publispei di Carlo Bixio di cui 13 per il ‘Medico in famiglia’. E poi 24 milioni e 400 mila euro alla Lux di Ettore Bernabei, ex direttore generale Rai, amato in Vaticano, esponente del Grande Centro ombra, e dei figli Matilde e Luca, per ‘Don Matteo 6’ (13 milioni e 900 mila euro), ‘Chiara e Francesco’ (5 milioni e 170 mila) e ‘Imperium’ (5 milioni e 170 mila).
Il fantastico mondo di Agostino. Quasi un parlamentino, che Saccà adatta come vuole la tradizione Rai alle maggioranze politiche e partitiche, e poi adegua con la sensibilità di un violinista (e la grande conoscenza e sapienza del settore televisivo) via via che il vento comincia a soffiare altrove. In questo paese delle meraviglie, sono approdati anche i signori dei format televisivi, i detentori di quiz show e di reality. Il colosso Endemol di Marco e Paolo Bassetti (‘Affari tuoi’, ‘Grande Fratello’) ha in cantiere ‘Provaci ancora Prof 2’ (8 milioni e 400 mila euro). E soprattutto le 13 puntate di ‘Sit Prime Time’ (6 milioni e 500 mila) destinate a un pubblico giovane. Come la sit dell’altra new entry, la Magnolia, quella dell”Isola dei famosi’, di Giorgio Gori, ex glorioso direttore di Italia Uno e poi di Canale 5, che un futuro partito democratico metterebbe di certo nella rosa dei suoi testimonial, e che esordisce nel day time di Raiuno con ‘Nudi e crudi’ (dieci puntate, 3 milioni e 500 mila euro). Altro esordio, stesso obiettivo di pubblico: la Einstein con la soap ‘Agrodolce’, 50 puntate, 5 milioni di euro.
Secondo i dati del dossier Rai, presentato da Saccà al cda, il settore deve garantire ogni anno cento pezzi di fiction inedita per Raiuno, 50 per Rai Due, e 30 per la terza rete. E deve lavorare per espandersi non solo nel prime time cioè la prima serata, ma anche durante il giorno. Perché, come scritto nel dossier, “il mercato delle soap pomeridiane è di grande importanza, anche dal punto di vista pubblicitario ed è attualmente appannaggio esclusivo della concorrenza con il blocco composto da ‘Vivere’, ‘Beautiful’ e ‘Centovetrine'”.
In Europa, secondo la ricerca Eurdata Tv, già nel 2004 il genere è leader con il 46 per cento delle posizioni, prima dell’intrattenimento (36 per cento) e delle news (18 per cento). Cifre che corrispondono alle medie delle tre reti Rai, dove il vecchio entertainment è passato al secondo posto. Il dossier mette in evidenza la performance della fiction di Raiuno, media del 28 per cento, contro quella di Canale 5 al 22,8. E annuncia che la Rai “è alla vigilia di significativi cambiamenti della strategia”. Modifiche per svecchiare il pubblico delle fiction della tv di Stato, vecchio e poco appettibile per pubblicitari, al contrario di quello Mediaset, sempre più tagliato a misura degli under 50.
Per esempio, crolla la produzione mistica di santi e Vecchio e Nuovo Testamento. Trionfano crimini, gialli, commissari. Figure eroiche o circondate da aloni di leggenda moderna. Ecco allora ‘ Jack Frusciante’, o ‘Pantani, un eroe tragico’ della 11 marzo di Roberto e Matteo Levi (produttori anche di ‘Codice Aurora’ e ‘Figlio della luna’, totale: 6 milioni e 800 mila). Per i milioni di estimatori di Andrea Camilleri la Palomar di Carlo Degli Esposti sta lavorando al ‘Birraio di Preston’ e a ‘La concessione del telefono’ (produttore anche della fiction su Di Vittorio: in tutto 8 milioni e 600 mila euro).
Investire in fiction, paga e tira. Dopo Edvige Fenech, antesignana produttrice di gran successo, ora si fa avanti anche Maria Grazia Cuccinotta: ha annunciato festosa che si lancerà anche lei nella mischia. L’ha preceduta da un pezzo Claudia Mori, moglie di Adriano Celentano, che compare con quattro milioni e 600 mila euro nel piano 2006 con la fiction su Albert Einstein, uno molto rock. Benvenuti nel meraviglioso mondo della fiction. E di Agostino Saccà.
17/03/2006 – L’Espresso