Un Festival povero che ha diviso l’Italia
Sanremo «cannibalizzato» dalle performance di Celentano
Quattrocentomila spettatori in meno. A conti fatti, questo è il bilancio della 62° edizione del Festival di Sanremo, a confronto col «Morandi 1». Nelle sue (infinite) cinque serate, fra prima e seconda parte, l’evento ha totalizzato 11.122.000 spettatori. Risultato sicuramente molto importante (con la finale boom). Ma a quale costo? Segnaliamo almeno tre aspetti. Il Festival è stato evidentemente «cannibalizzato» da Adriano Celentano. Le serate che hanno catalizzato più pubblico sono state la prima (14.378.000 spettatori) e l’ultima (14.456.000).
Qui s’evidenzia la distanza fra ascolto e gradimento: vedere «cosa accade a Sanremo», «cosa dirà Celentano» è diventato rapidamente un «dovere sociale» (testimoniato anche dall’attenzione degli «opinion leader» su Twitter). Il gioco funziona, attrae spettatori, ma resta un dubbio: era Sanremo o il Celentano show? Secondo aspetto: il «Morandi 1» aveva saputo essere molto inter-generazionale.
Certo, lo zoccolo duro era rappresentato dagli ultra65enni, ma anche i giovani si erano lasciati conquistare (47,4% di share fra i 15-24enni). Il «Morandi 2» – con le sue lungaggini, con la sua scrittura povera, con gli ospiti messi in scaletta a casaccio – ha perso soprattutto i giovani (-5% sul target 15-24enni). Terzo aspetto: si dice che il Festival di Sanremo «unisce l’Italia». Ma a guardare i dati non pare. L’Italia sembra anzi spaccata. La dimensione di evento da non perdere resta viva solamente nelle regioni del Sud, con le vette del 60% di share in Puglia e Basilicata (effetto Papaleo?). Ma risalendo verso Nord gli share si dimezzano. Così la Lombardia si ferma al 37% di share, e il Trentino Alto Adige addirittura al 28,7%. Non è forse, anche questa, un’occasione persa per il servizio pubblico?
In collaborazione con Massimo Scaglioni, elaborazione Geca Italia su dati Auditel.
Aldo Grasso
20/02/2012 – Corriere della sera