“Yuddi Du” di Adriano Celentano
Da Venezia con colore
Fuori Concorso
Il barcaiolo Felice Della Pietà vive gioioso la sua esistenza di sottoproletario in un mondo che va piano piano in malora, insieme alla seconda moglie e alla figlia di primo letto. Purtroppo la sua idilliaca esistenza familiare è sconvolta dal ritorno della prima moglie che credeva affogata sei anni prima. La scelta è dura: quale delle due è il grande amore. E poi: l’amore è davvero più grande dei soldi?
Che dire? Venezia si riappropria di un film ambientato quasi interamente fra i suoi ponti e i suoi canali (se si esclude la scappata nella fredda e cadaverica Milano non tanto da bere); il cinema si riavvicina ad un suo figliol prodigo o comunque scavezzacollo, il molleggiato rock che un po’ come Benigni, un po’ come Bene (non se ne abbiano a male i puristi) ha un piede dentro ed uno fuori e si può dunque permettere visioni stravaganti; l’alto si riallaccia al basso? (basti pensare ad Adriano che qui alla Mostra consegna il Leone alla carriera ad Ermanno); e soprattutto i generi vanno a braccetto in un pot-pourri caleidoscopico di musical e commedia stracciona che non è un insulto definire un pastiche, o una macedonia lisergica di approcci ed ispirazioni garbatamente deliranti.
Ma sì, sbilanciamoci pure, diciamolo: il film, come direbbe qualcuno ben più altolocato di noi, è “bellissimo”. I colori sono sgargianti, la pazzia di Adriano (il vero imperatore del coraggio kitsch e della scontatezza geniale) è spiazzante ma sconvolge i nostri sensi (senza coinvolgere più di tanto i nostri intelletti). Le perle? Tante, dobbiamo ammetterlo e tirarci giù il cappello davanti a quanti ci parlavano di una Rampling conturbante (ah, quegli occhi tagliati col ghiaccio), di una Porto Marghera allucinata (forse se virata in seppia quella sequenza avrebbe toccato vette perfino lynchiane), di una bella canzone di Santercole (Such A Cold Night To-Night è quasi da crooner USA) e di una sorta di inno catatonico e ripetitivo (la canzone eponima).
Se sarà distribuito fatevi stupire da una sequenza videoclip assolutamente strampalata: “split-screen” ante litteram e sovrapposizioni su colori fluo, con tanto di anticipazioni narrative di scene che avvengono solo in momenti successivi; innamoratevi delle cosce di Claudia Mori; dondolatevi con il capobanda; incazzatevi per i morti sul lavoro. Ecco, la recensione rock-buonista e celentaniana che vi meritate, perché il cinema è bello, e il lavoro no (anche se poi senza quello non si fa l’amore).
di Massimo Tria
Nazione: Italia
Anno: 1975
Genere: Commedia, Drammatico
Durata: 125′
Regia: Adriano Celentano
Sito ufficiale:
Cast: Adriano Celentano, Claudia Mori, Charlotte Rampling, Gino Santercole, Lino Toffolo, Rosita Celentano, Pippo Starnazza, Carla Brait, Carla Mancini, Sonia Viviani, John Lee, Memo Dittongo
Produzione: Clan Celentano
Distribuzione:
Data di uscita: 1975 (cinema) Venezia 2008
04/09/2008 – NonSoloCinema.com