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Adriano Celentano. Vecchio?

“Come farò a stare a galla non so� cantava il nostro idolo alla fine degli anni ’60. Egli giustamente temeva che il suo tempo fosse finito, dato che ormai cantava da dieci anni e dato che tutti gli altri artisti, pur avendo avuto tanto successo, non riuscivano sempre a stare sulla cresta dell’onda, pur essendo geniali e grandi (vedi Modugno o Carosone ecc.). Insomma ogni cantante aveva il “suo� periodo, un tempo in cui si era al top delle vendite e della fama; così è stato per tutti: Villa, Buscaglione, Paoli, De Andrè, De Gregori, Dalla, Vecchioni, Bennato ecc.
Fortunatamente Adriano si sbagliava quando incise “Torno sui miei passi� come si sbagliavano i critici degli anni ’60 quando scrivevano che Celentano non aveva più niente da dire, pur riconoscendogli di averci portato per primo il Rock’n Roll. Si diceva: E’ un mezzo prete che canta robe da preti, ormai è la fine. Niente di più errato, come ben sappiamo.
La furbizia di Adriano è stata soprattutto quella di sfruttare 3 mezzi di comunicazione (4 se consideriamo i libri, ma avendone scritti solo 2, possiamo dire che non siano di primaria importanza) ossia la musica, il cinema e la televisione. Anzi più che furbizia, è un dono dell’Alto, infatti molti altri artisti avrebbero voluto fare tutto quello che ha fatto Adriano, ma non ci sono riusciti, tranne in qualche caso. Adriano perciò è stato naturalmente superdotato, per questo non ha mai smesso di piacere al pubblico, sia pure con alti e bassi. E’ sempre riuscito in un modo o nell’altro ad essere popolare, anche nei flop; per esempio nel 1983 nonostante i suoi sforzi di promozione, il disco “Atmosfera� da lui interamente scritto non riuscì a scalare le classifiche, ma il gran successo di “Segni particolari bellissimo� compensò il fallimento dell’album.
Il pubblico si diceva. Io sono dell’idea che Adriano ha due tipi di pubblico: la massa che predilige le sue qualità di interprete, e i fans che ammirano l’uomo Celentano, le canzoni ed i film da lui creati, la sua filosofia di vita, pur non disprezzando le sue capacità interpretative, anzi cogliendone le sfumature che sfuggono alla grande massa, la quale, ascolta solamente i grandi successi del Molleggiato, trascurando il succo della sua produzione, ossia i dischi non commerciali ( come è appunto il prima citato “Atmosfera�, boicottato dalle radio, dalle case discografiche che scelgono le canzoni delle raccolte ed anche (almeno in pubblico) dallo stesso Adriano).
Ma sia i suoi fan che la massa, sono coscienti (almeno la maggioranza) di una cosa fondamentale: Adriano, anche se appartenente alla classe 1938, E’ GIOVANE! E lo sarà sempre, non saranno la calvizie e le rughe a renderlo vecchio e sorpassato. Lui è un mito e non morirà mai, anche a 80 anni sarà in grado di fare un disco Pop di platino. Questa è la differenza sostanziale tra Adriano e gli altri artisti, che avendo paura della vecchiaia e della morte, non si mettono più in gioco, e riducono la loro vita ad una pallida celebrazione di se stessi e della loro giovinezza. Di questo Adriano non ha bisogno, perché lui non invecchia, non si fa fregare dai segni esteriori del tempo. E’ giovane, e un giorno lo sarà davvero eternamente come tutti noi (come lui stesso disse davanti a Sua Santità Giovanni Paolo II a Bologna nel 1997). E giocherà con noi eternamente.
W l’ignoranza pura.

Andrea

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