Amarcord Fantastico 8: come nacque il monologo sulla caccia
Nel libro Il Profeta e i Farisei, Adriano Celentano ripercorre con Lino Jannuzzi l’epopea di Fantastico, che cambiò per sempre il modo di fare televisione. In questo post riportiamo un frammento del capitolo in cui si spiega come nacque il celeberrimo monologo sulla caccia, che scatenerà un mare di polemiche e che costerà ad Adriano un processo, perché disse inavvertitamente di scrivere una frase sulla scheda del referendum, senza sapere che così avrebbe invalidato il voto (ne uscirà assolto perché gli verrà riconosciuta la buona fede, in un processo che farà giurisprudenza). Adriano qui racconta della grande preoccupazione di Claudia Mori per le polemiche e le tensioni provocate dai monologhi, e del tentativo di indurlo, per il suo bene, a trattare argomenti meno scottanti e polemici, suggerendogli di occuparsi della caccia. Claudia però non sapeva che le intenzioni di Adriano erano molto diverse da quello che aveva in mente lei.
Quando tre puntate prima di questa, durante il monologo, me la presi contro i ricchi che con le loro barchette sporcano i mari scagacciando a destra e a sinistra e contro i poveri che non si lavano, ricordo che la mia dolce sposina, la quale era continuamente in tensione perché temeva che potesse succedermi qualcosa, mi disse disperata: “Tu non puoi andare avanti così, ti stai facendo nemici tutti quanti, possibile che non hai altri argomenti di cui parlare?”. In quella puntata fra l’altro parlai anche della bomba atomica in cucina.
“E di quali argomenti dovrei parlare” le chiesi annotando nel mio cuore la paura che leggevo nei suoi occhi. Il bene che le volevo in quel momento superava qualsiasi passione, e per farle un regalo avrei accettato qualsiasi suggerimento, anche se il più stupido. “La caccia” mi disse lei candidamente. “Perché non parli della caccia? E’ un argomento serio, ecologico, ma non così pericoloso come tutti gli altri che hai trattato fino adesso.” La guardai… e il bene sconfinò in una risata nervosa, e al tempo stesso di grande amore per lei che la vedevo come una bambina che attraversa un campo minato. Non riuscii a frenarmi, ridevo così tanto che mi uscirono le lacrime, lei naturalmente non capiva il perché di questa mia reazione, e più non capiva più io ridevo, ma non potevo certo spiegarle che proprio quello sarebbe stato l’argomento più scottante di tutto Fantastico e che in quella puntata sarebbe successo il finimondo.
Fin da quel caldo giorno di maggio quando vennero quei due della Rai, ero consapevole del terremoto che avrebbe scatenato la caccia; non soltanto fra i cacciatori e i costruttori d’armi, dove fra una cosa e l’altra gira un fatturato di 960 miliardi l’anno, o fra i politici e i pellicciai, ma proprio in seno alla televisione sarebbero successi i guai maggiori, perché in quel sabato storico gli italiani avrebbero decretato la morte del vecchio modo di fare televisione…
Antonio